Do not disturb my happiness with doubts
Aphra Behn
Del tasso in quanto animale o del Tasso poeta?
Il tasso è un animale che russa. Il Tasso, un poeta rinchiuso in manicomio.
Io ricordo la
quercia del tasso dentro i giardini comunali di Induno Olona (VA). E mi
torna in mente un amico, senza nome, senza volto, che mi dice che i suoi
frutti sono buoni, rossi, smaglianti.
Sputare il nocciolo. Ma il resto della pianta ha un che di polveroso.
E’ il 1977: il tasso di inflazione è al 18,11, i miei quattro miniassegni perdono ogni giorno di valore, così, invece del "Kilt", finisco per assaggiare quelle bacche… Mi piacciono, ne mangio una dietro l’altra: succose, zuccherine.
Poi è il turno di altre presenze, anche queste polverose, che mi dicono: “Quell’albero è veleno - ma sei scemo? - fanno male!”.
Troppo tardi: mi sono abbuffato.
Ma non morirò:
ne ho sperimentato la dolcezza e - restando in vita, sano come un tasso,
anelando come il Tasso - provo su di me la completa bontà di quelle
bacche. Me lo confermerà il medico della mutua.
E così da anni continuo a mangiare l’1 per 1000 di quella pianta velenosissima: i suoi frutti.
Perché la radice è proibita, il fusto è proibito, la foglia è proibita. Il frutto, no.
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