DEFINIZIONI
DI COSMO: ALLUNAGGIO
(Riemergendo
da un Taglio di Fontana)
In principio fu lo spazio profondo
nel Sessantanove: astronauti sopra
casa mia, Fermo: ”Dove?”. Nero e stelle.
Poi la squadra di calcio di New York,
dove giocavano Pelé e Chinaglia.
E ancora: il gioco di squadra dei quattro
elementi contro quello del mito
dai mille volti, che diventano uno:
principio filosofico. E poi un unico
dio, pace apparente, vero problema
quando ordina o crea o si rispecchia o è tutto.
Quando spazio e tempo sono assoluti
come lui, anche quando perde la “d”
e conquista la maiuscola. Io penso
che la sua assenza, la mia, il dove, il quando
siano relativi e forse la luce
che corre in quest’immane massa oscura:
universo. Uno. Forse uno dei tanti.
Lucio Fontana in una foto di Ugo Mulas
Lucio Fontana in una foto di Ugo Mulas
Brevissima autobiografia
insieme a “cosmos” (“ordine”, dall’indoeuropeo “kens”=”annuncio con autorità”).
Quand’ero bambino, il cielo nero degli astronauti, allora detti anche
“cosmonauti” (e non avevo letto ancora Virgilio, che nei suoi carmi definisce
gli abissi dello Spazio “cielo profondo”). A questa precisa definizione venne
ad aggiungersi, nella prima adolescenza, quella squadra di calcio ( i Cosmos)
che, pur farcita di ex-campioni, non riuscì a far decollare il “soccer” negli
Stati Uniti. Quindi Aria, Acqua, Terra e Fuoco dei primi filosofi greci, dopo
le metamorfosi degli dei nei loro miti. La ricerca di un principio unitario
nella nuova forma di conoscenza da essi strutturata. Poi il monoteismo
cristiano, con tutti i drammatici problemi del rapporto perfezione/imperfezione
trasferiti dalla filosofia alla teologia. A seguire: Newton, Cartesio, Kant,
l’Idealismo tedesco, Einstein. Infine, il problema della materia oscura e il
dilemma di un eventuale gioco smisurato di specchi.
Riemergendo da un Taglio di Lucio Fontana.
Riemergendo da un Taglio di Lucio Fontana.
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