Raggiungere una simile audience è un’occasione
importante anche per rivisitare il mio curriculum vitae e riscoprire momenti
che stavo per dimenticare, perché, ufficialmente, è dal lontano 1986 che ho
fatto dell’arte, in tutte le sue declinazioni, la ragione della mia vita. Originario
di una regione, cresciuto in un’altra e poi vissuto in un’altra ancora non ho
mai sentito di appartenere a un posto più di un altro. Tanto legato alla mia
Italia quanto poco italiano nelle scelte che mi hanno ispirato. Europeo e
contento di esserlo come dell’eredità classica greco-latina approfondita con
rigore e passione ma cosciente delle terribili ombre che ancora gravano
sull’essere “occidentale”, che, proprio per amore e studio, cerco di
evidenziare in ragione del futuro. Poesia ,prosa, teatro (ho recuperato il mio
dramma su Watteau, parte del romanzo teatrale su Villon e sto ancora ripescando
i frammenti dei miei Teatri di guerra
come reazione ai recenti orrori) e curatela d’arte sono sempre stati rivolti in
primo luogo ai giovani.
Non si spiegherebbe altrimenti perché passare dalle
mostre dedicate al fotografo personale di Picasso André Villers
all’arte dei videogame portata alla Biennale di Venezia con NEOLUDICA.
Ma i presupposti erano già nel mio romanzo d’arte Il Dittico di Aosta, dove rievocavo i videogiochi poetici del IV secolo di Optaziano Porfirio.
La questione sta tutta nel prendere coscienza a
360° di passato e presente senza timori reverenziali perché la lezione della
storia dell’arte che prediligo è quella del continuo stimolo a pensare, immaginare
e realizzare liberamente, con la propria testa, cosa ancor più difficile oggi, travolti da una temperie confusa di sollecitazioni e dati.
Il contemporaneo non ha bisogno di parole d’ordine,
sempre superficiali, ma di suggerimenti per un ordine creativo possibile da mettere
ogni volta in discussione.
È una scommessa formidabile quella di mettere in connessione
senza remore passato e presente in vista di un futuro migliore: io ci credo
- e continuo a crederci - da quando divenni vicepresidente di un importante
spazio culturale ad appena 20 anni.
La morte dell’arte, pianto di coccodrillo dei
mediocri ,non avrà mai il sigillo di nessuna anagrafe o censimento (parola di
chi ci ha lavorato prima d’insegnare storia e filosofia).
Un grazie di cuore ai miei lettori.
L’aggiornamento continua
Luca Traini
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