venerdì 11 dicembre 2020

TEATRI DI GUERRA 7 Georg Büchner: teatro di scienza della rivoluzione

Io e Georg siamo fratelli dal 1986, quando incontrai il suo Teatro dopo il dramma di Hölderlin ricomposto da Peter Weiss. Ho sempre amato questa Germania che sfugge ai soliti schemi, materia sempre viva che sente lo strazio e si ribella contro la condanna a uno “spirito” che la vuole schiacciare, anche quando riveste le forme impeccabili della filosofia di Hegel. Poi, vicina e inquieta, dentro e altra, la Francia. I drammi dello scrittore e medico, “La morte di Danton”, “Leonce e Lena”, “Woyzeck” sempre al mio fianco da quando lui, morto a ventitré anni, era di due più grande di me.

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BÜCHNER

Le scoperte della scienza hanno questo che le rende simili all’arte: l’inevitabilità. E lo scienziato, come l’artista, è sopraffatto da questa rivelazione. La sensazione è quella di un pezzo di legno alla deriva che sulla schiuma del mare in tempesta viene ritrascinato a terra. Tutto è solido sotto i piedi, ma che fine ha fatto Ulisse? È tornato ad Itaca. Il Barbo europeo invece, il pesce di cui ho studiato il sistema nervoso, lo studio che ha permesso a un rivoluzionario in esilio di trovare una cattedra a Zurigo, è capace, anzi, adora nuotare controcorrente, risale cascate, lambisce rocce taglienti e rive accidentate. Teme solo il freddo glaciale, come un governo tedesco assoluto restaurato o falsamente riformato. Si può morire a 23 anni quando si sta ancora imparando da pesci e anfibi?

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WILHELMINE JAEGLÉ

Il mio Georg è morto di tifo. Eravamo fidanzati da cinque anni, ho fatto di tutto per raggiungerlo. Dovevano trovarmi per forza una compagna di viaggio per arrivare qui da Strasburgo, maledette convenienze! Dovevo trovare dei medici, degli scienziati come lui che mi dicessero di no: “Si faccia coraggio, non la riconoscerà”. “No, no, mi riconoscerà” è stata la mia risposta. Chiara e forte come la sua parola. E infatti mi ha riconosciuto, ha sentito la mia vicinanza, ho portato pace su di lui. È spirato dolcemente e gli ho chiuso gli occhi con un bacio.

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GRANDUCA D’ASSIA

Georg Büchner… il figlio del medico? Il rivoluzionario che studiava i pesci? Ah, è morto? E quanti anni aveva? Era giovane. Ventitré? Un pesce piccolo. È morto a Zurigo? Bene, la Svizzera è quella piccola boccia dove possiamo lasciarli nuotare. Basta che ci restino, anche quando finiscono per galleggiare. Da noi è contro natura che i pesci che devono restare muti parlino: neanche la sua tomba voglio qui. Ho già i possidenti che disturbano il pagamento regolare dei miei debiti. Cos’è che aveva scritto con quel prete che abbiamo torturato? Ah, è morto anche lui? Suicida. Due problemi in meno. Cosa avevano scarabocchiato in quel fogliaccio, Il messaggero dell’Assia? “Pace alla capanne! Guerra ai palazzi!”, già. Poveri illusi, i contadini ci hanno consegnato uno per uno questi quattro studentelli rabbiosi, perché non sanno leggere. Perché hanno, e devono avere altri problemi. Altro che studiare: devono pagare anche loro i miei debiti! Vogliono la pace per le loro capanne: questo è il prezzo. E se il Congresso di Vienna avesse fatto riposare in pace anche i miei debiti - non ci vuole il pensiero di quel prussiano, Hegel voglio dire, ho fatto anch’io l’università - non sarebbe una pace perfetta? È tutta una questione di soldi. Chi prima ci arriva… Come dice il Vangelo? I talenti stanno sottoterra. E i poveri li avremo sempre con noi. Quando si dice che trono e altare devono parlare la stessa lingua. Se lo tengano i repubblicani svizzeri questo cadavere di ateo che parlava ai pesci. La sua moltiplicazione di pani non è prevista qui.

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CORO DEGLI EDITORI

Un dramma non finito

Tutti i fogli in disordine

Pessima la grafia

Pessimo anche l’inchiostro

E poi il protagonista

Pezzente, delinquente

Woyzeck… Wozzeck… che nome

Roba che non si vende

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CORO DEI VINCITORI DEL PREMIO BUCHNER

Quel Barbo sott’acqua, controcorrente

Nuota finché la scrittura riaffiora

Un secolo dopo, come il coltello

Di Woyzeck, della vittima omicida

Del pesce più piccolo, la sua donna,

Tutti e due proprietà del Granduca.

Su, pesci fuor d’acqua, bisturi e inchiostro:

Sarà sempre ora di incidere, scrivere!

Luca Traini

da Teatri di guerra (Ideazione 1999, Frammenti scelti)

EPISODIO I Agatarco di Samo ad Atene: questione di prospettive

https://lucatraini.blogspot.com/2019/12/teatri-di-guerra-1-agatarco-di-samo-ad.html

EPISODIO II Ambivio Turpione: commedie?

https://lucatraini.blogspot.com/2020/02/teatri-di-guerra-2-ambivio-turpione.html

EPISODIO III Rosvita di Gandersheim: avanguardia in clausura

https://lucatraini.blogspot.com/2020/04/teatri-di-guerra-3-rosvita-di.html

EPISODIO IV Albertino Mussato e Dante Alighieri: teatro horror per virtù civiche

https://lucatraini.blogspot.com/2020/06/teatri-di-guerra-4-albertino-mussato-e.html

EPISODIO V Poliziano e Botticelli: componimento di Orfeo, crepuscolo dell’Umanesimo (1494)

https://lucatraini.blogspot.com/2020/08/teatri-di-guerra-5-poliziano-e.html

EPISODIO VI Pietro Metastasio: Arcadia al potere

https://lucatraini.blogspot.com/2020/10/teatri-di-guerra-6-pietro-metastasio.html

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