Un capitolo poco conosciuto, perso nella monumentale Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (il 147 del Libro XXXV). Pochi anche i nomi: Timarete, Aristarete, Olympias, Irene, Kalypso.
E su tutte Iaia di Cizico, “perpetua virgo” (quindi libera da mariti padroni), greca ma attiva a Roma fra II e I secolo a.C., autrice su tavola e avorio soprattutto di ritratti femminili: “Nessun’altra mano fu più veloce a dipingere e con tanta arte da superare i due ritrattisti più celebri dell’epoca, Sopolis e Dionysos, le cui tavole riempiono le pinacoteche”.
Nella grande assenza della pittura d’autore dell’arte antica non ci resta che immaginarla sulla scia delle pittrici ritratte negli affreschi di Pompei, nelle miniature medievali delle Donne famose di Boccaccio (dove passa alla storia come Marcia) o nel quadro di Michel Corneille nel Salon des Nobles a Versailles (in buona compagnia prefemminista con Penelope, Saffo e Aspasia).
Torna alla memoria quello struggente verso della poetessa Sulpicia (altra rarità), che visse qualche decennio più tardi:
“Hic animum sensusque meos abducta relinquo”
“Trascinata altrove è qui che abbandono /Il mio animo e gli affetti”.
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