lunedì 14 dicembre 2020

ALESSANDRO MAGNASCO Tempeste prima dei Lumi

Commento musicale H. I. F. Biber, Balletti lamentabili

Il mio Maestri del Colore di Magnasco lo ricordo da sempre copertina sgualcita, pagine usurate semistaccate, come sarebbe piaciuto a lui. La Madonna che scatena gli scheletri contro i ladri profanatori (“Attento a fa’ li peccati” commentava nonna): che bello partecipare scarabocchiando altre carcasse anche qui dopo quelle nel Trionfo della morte di Bruegel!

Magnasco però non era libero in salotto come il Bruegel di mia madre: stava in un cassone nella camera dei nonni. Contemplavo lì dentro i suoi frati bislunghi e attorcigliati in biblioteca o nel refettorio enorme e freddo. Meglio quando erano ammassati intorno al focolare, coi piedi quasi sulla brace: bello sfogliarlo a Natale.
Poi, crescendo, senza smettere di amarlo, sentii sempre meno quel fuoco. Leggendo La scienza nuova di Vico mi pareva di sentirvi risuonare i primi bubbolii duecento anni dopo il diluvio universale, quei lampi improvvisi e poi quel buio, senza cambio di scena con l’Illuminismo. La mia stessa musica era cambiata: l’Inverno di Vivaldi non più suonato da Accardo, ma quello più filologico e duro dell’Europa Galante di Fabio Biondi.
Così oggi, più che i convitati al Trattenimento in un giardino d’Albaro, guardo e mi perdo nel paesaggio oltre il muro.

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