sabato 10 ottobre 2020

TEATRI DI GUERRA 6 Pietro Metastasio: Arcadia al potere

 

Ovvero quando la politica non finisce ma inizia in canzone. Quando l’ideologia del dispotismo illuminato prende forma e si distende in arie: dalla corte degli Asburgo, passando per Haydn e Mozart, fino al Sanremo di una volta. Un amore critico nato nei primi anni di università. Prima le parole e poi la musica, questo il suo programma, la sua utopia in versi che erano già musica (e lo sono ancora). Una breve pausa durata l’arco della sua tirannia gentile, falsariga di una finzione di teatro greco mai tragedia, con l’Arcadia dei finti re pastori al posto della democratica Atene. Lieto fine sempre, ma definitivo ancora prima della morte dell’autore (con Vittorio Alfieri che, dietro le quinte, lo fissa in tralice mentre si genuflette all’imperatrice Maria Teresa). Nel mio dramma I re pastori c’è un dialogo fra la sovrana, il ministro Kaunitz e il Nostro, poeta cesareo a Vienna dal 1729 al 1782.


Buio. Dei servitori in livrea entrano in scena e accendono dei candelieri. La luce man mano illumina la presenza dei tre personaggi immobili come statue che prendono vita. L’inizio dell’aria “Aer tranquillo e dì sereni” da “Il re pastore” di Metastasio nella versione di  Mozart accompagna i loro gesti. Poi la musica svanisce e i servitori escono.

Kaunitz

La grazia dei versi che Metastasio elargisce ai suoi compositori e quindi al pubblico sta alla grazia che voi concedete ai vostri sudditi. È un’equazione degna di Leibniz, non trovate, maestà? Che le riforme siano reali anche nel senso di sovrane, una concessione e non un diritto come sembrano sostenere certi francesi. Ma, si sa, in quanto all’opera e anche alla musica in Francia sono rimasti piuttosto indietro.

Maria Teresa

Lo dico spesso a mia figlia Maria Antonietta che devono trovare anche un compositore come si deve. Ma il re suo marito sembra più interessato agli orologi. Quelli si fermano e li si può ricaricare, ma l’orologio della storia non si ferma mai. Dovrebbe appassionarsi ai metronomi. Ricorda quando le spedimmo il nostro migliore musicista, il signor Gluck?

Kaunitz

Lo ricordo bene: era il 1774 ed erano ancora principi. E la principessa era particolarmente contenta di rivedere il suo vecchio maestro di musica. Si impegnò non poco per l’allestimento di una sua opera e, se non sbaglio, fu presente tutta la famiglia reale al successo della rappresentazione. Una prima.

Maria Teresa

Peccato sia stata l’ultima di Luigi XV. Caso vuole che di lì a qualche giorno il re sia finito preda del vaiolo durante una partita di caccia.

Kaunitz

E’ vero: morì pochi giorni dopo. Però vostra figlia divenne regina. E… Perdonatemi, maestà, non ricordo il titolo dell’opera.

Maria Teresa

Ifigenia in Aulide.

Kaunitz

Ah.

Maria Teresa

Già. Il sacrificio della figlia di un re, che solo i trucchi della poesia e del teatro hanno saputo rendere meno orrendo. Mi chiedo se non sarebbe stato meglio allestire un’altra messinscena con i tempi che corrono. Lei che ne dice, poeta?

Metastasio

Io, maestà, avrei scelto Le cinesi. Lo stesso Gluck, se ricordate, le aveva messe in musica nel ’54. E’ vero che erano passati vent’anni, ma la moda per le cineserie non è mai passata.

Maria Teresa

Mi chiedo perché non abbiamo insistito… Un viaggio ai confini del mondo è un’ottima distrazione.

Kaunitz

Il re pastore, meglio ancora. Stesso compositore, stessa musica. E questa moda spero non passi mai.

Metastasio

“Sollevar gli oppressi,

Render felici i regni,

Coronar la virtù.

A fabbricarvi il trono

La mia fortuna impegno;

Ed a tanta virtù non manca un regno”.

Maria Teresa

Versi sublimi!

Kaunitz

E di meravigliosa utilità.

Maria Teresa

Ma questi francesi adesso si sono intestarditi a volere sempre una prima.

Si bloccano come automi o le statue di prima. I servitori tornano in scena, questa volta senza musica, e spengono le luci con una fretta che contrasta col fare compassato dell’inizio.

Voce fuoriscena

Anche l’Arcadia aveva i suoi problemi. I bravi pastori, forse cercando una pecora uscita dal gregge, avevano trovato chi dice un teschio chi sostiene una tomba. La morte, con tutto quello che ne consegue, era quindi già lì.

Buio.

Luca Traini

da Teatri di guerra (Ideazione 1999, Frammenti scelti)

EPISODIO I Agatarco di Samo ad Atene: questione di prospettive

https://lucatraini.blogspot.com/2019/12/teatri-di-guerra-1-agatarco-di-samo-ad.html

EPISODIO II Ambivio Turpione: commedie?

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EPISODIO III Rosvita di Gandersheim: avanguardia in clausura

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EPISODIO IV Albertino Mussato e Dante Alighieri: teatro horror per virtù civiche

https://lucatraini.blogspot.com/2020/06/teatri-di-guerra-4-albertino-mussato-e.html

EPISODIO V Poliziano e Botticelli: componimento di Orfeo, crepuscolo dell’Umanesimo (1494)

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EPISODIO VII Georg Bücher: teatro di scienza della rivoluzione

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