Ho ritrovato parte dei dialoghi che avevo scritto per la mostra REFLEXions dans les chambres d'André Villers, curata da Debora Ferrari e dal sottoscritto ad Aosta nel 2008 e dedicata al nostro caro amico André, fotografo personale di Picasso e di altri grandi artisti del Novecento. Poiché avevamo dato priorità alla parte antologica, il testo non era stato inserito nella pubblicazione del nostro catalogo Album Villers. Scritto a mano, si era perso nella massa cartacea del grande lavoro di preparazione. Questi sono i primi fogli che sono riuscito a recuperare.
GIORNO DI FESTA
Picasso
Oggi è un giorno di
festa. Ogni opera d’arte è un giorno di festa, per i vivi, per i morti. Ci permettiamo
il lusso di scordare che tutti i colori sbiadiscono.
Prévert
Come il tabacco che diventa
cenere. Un’altra sigaretta, la scintilla di un nuovo amore e il fumo che non si
vede nel bianco del cielo di una fotografia. Bianco e nero come i sogni più
belli: non è vero, André?
Boulez
Rispondo in foto a
nome del fotografo, permettendomi di scordare anche gli strumenti. Convertendo in
musica la vostra conversazione nel mio “Dialogo dell’ombra doppia”, per
clarinetto.
Le Corbusier
Considerando la
lentezza della velocità del suono rispetto a quella della luce forse avremo
tempo di progettare una nuova città ancora più umana. Se resta solo sulla carta,
Picasso la abiterà con i suoi schizzi. Ogni nuvola, un verso di Prévert.
REFLEXions
Cocteau
Si discute di città
e poi si finisce a parlare del proprio studio o di un qualsiasi luogo dove
esporre, esporre noi, quei caleidoscopi che siamo e cerchiamo di fissare in
un’immagine che però contempli tutti i suoi cambiamenti. Ecco che allora,
Pablo, io vorrei una città che sia tutte le città a seconda dei punti di vista.
Da sud è Parigi, da nord è Roma e così via. Ma resta la Città, una, una città
mutante.
Picasso
Io, Jean, mi accontenterei
anche solo di una città in mutande. Mutande semplici e bianche come quelle che
porto io e non mi vergogno di mostrare, come i bambini. Quando tornerò
finalmente a disegnare come un bambino… E poi lo sai bene anche tu che in
questo momento ci sentiamo come loro, dentro un’opera d’arte. Sempre felici
come bambini nella quadratura del cerchio dal nostro Villers.
Simone De Beauvoir
La felicità è un
figlio desiderato e non imposto. È una città dove anche le donne costruiscono con
gioia, mattone dopo mattone come nella “Città delle donne” di Chistine de
Pizan. Per questo il vostro vicino di casa Fernand Léger dovrà dipingerle
fianco a fianco dei suoi muratori. Nella mia riproduzione in foto di André, nei
miei occhi leggi anche i mei libri: resteranno progetto definito e concreto di
architrave dell’essere umana e donna.
Xenakis
Saffo o Anattoria
per te, Simone, le donne di una Grecia libera che mi costarono letteralmente un
occhio della testa. La mia musica per la metà del volto che ho perso per la
Resistenza, ricostruito ad arte e fatto proprio dalla foto di André. Il
fotografo ha conosciuto il sanatorio, sa bene quanto sia luminosa anche la
parte lasciata in ombra. Più di qualsiasi arma che pretenda di deformarci,
infinitamente più bella la realtà, l’immagine di lei, la melodia, il ritmo che
siamo coscienti di amare.
TEMPI DI DANZA
César
André ci ricorda che
siamo presenze che affiorano, per dire qualcosa di più oltre il moto ondoso che
finirà per sommergerci. Lo sfasciacarrozze ha già composto per chi vorrà
diventare direttore d’orchestra e io, che emergo grazie a uno spruzzo di acido
rivelatore, ho compresso macchine, automobili come noi, perché forse anche noi
siamo un assemblaggio degno di memoria.
Picasso
Ho danzato fra
un’opera e l’altra anche quando crepavo di fame. Periodo rosa, periodo blu, ma
ogni volta c’era quella specie di pausa musicale che è la vita. Una canottiera,
un paio di calzoncini e poi l’esposizione in mostra, alla luce dove le opere
parlano ormai sazie come l’autore. Quando diventi storia dell’arte e sei vivo,
vuol dire che hai mangiato.
Clouzot
Una danza di 24
passi al secondo per vincere il Premio Speciale della Giuria a Cannes. Dovrà esserci
una capra, che tu dipingerai e io riprenderò a colori da questa notte che
sembra gravare sul set. Luce artificiale, montaggio, postproduzione. Come la
vita, la vita di un genio o due quando l’attimo della creazione non ci fa più
soffrire. La capra sembrerà sul punto di belare dal dipinto nel film, come il
nostro dialogo muto in apparenza nella foto, in attesa del sonoro al cinema.
Ionesco
E io non smetto di saziarmi
della danza dei “capelli d’angelo” che André ha rielaborato vis-à-vis in camera
oscura. Tutto sembra così chiaro e invece tutto è assurdo. Assurdamente bello
vivere, mangiare ed essere riprodotti su ogni foglio di carta.
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