Presentato su Rai2 nel 1997 fr.wikipedia.org/wiki/Antoine_Watteau
"Luca Traini ha creato una combinazione davvero curiosa e molto suggestiva: ha messo insieme il teatro e la pittura.
Ha dato la parola ai ritratti di gente sepolta da secoli e li ha fatti dialogare con i pittori che li hanno dipinti
o con altri personaggi dei quadri usando uno stile lirico e rarefatto, delicatissimo"
Dacia Maraini, Amata scrittura, Rizzoli, Milano, 2000
Prima di lavorare come curatore d’arte ho scritto diversi drammi su artisti a me cari. Quello che propongo è stato composto nel dicembre del 1989, recitato a teatro l’anno successivo e trasposto in mediometraggio nel ‘96. Nel 1997, ospite del programma RAI Io scrivo, tu scrivi presentato da Dacia Maraini, ho letto parti dell’opera alternandole alla messa in onda di spezzoni del video.
La stessa Maraini ha riassunto il suo giudizio nel capitolo che mi ha dedicato in Amata scrittura, (Rizzoli, 2000): “Luca Traini ha creato una combinazione davvero curiosa e molto suggestiva: ha messo insieme il teatro e la pittura. Ha dato la parola ai ritratti di gente sepolta da secoli e li ha fatti dialogare con i pittori che li hanno dipinti o con altri personaggi dei quadri usando uno stile lirico e rarefatto, delicatissimo”.
La particolare originalità del testo consiste nel fatto che l’azione drammatica
vede il protagonista dialogare post mortem direttamente con i suoi quadri (a teatro mi rivolgevo alla
proiezione delle opere per intero e in dettaglio con lo voci fuoriscena dei
personaggi dipinti).
Il senso della rappresentazione consiste nel
richiamare l’irrevocabile, tragico distacco fra la vita dell’artista e quella delle sue opere: la prima destinata alla morte, la seconda
all’immortalità congelata delle persone in carne e ossa che hanno fatto da modello. Contesto, il raffinato labirinto di
maschere in cui la Francia della Régence (1715-1723) cercò nei quadri di Watteau (1684-1721) un’eternità tutta
umana, cosciente della propria fragilità, di quel gioco di contraddizioni tanto lontano dalla
precedente “gloire” del Re Sole quanto
dalle future certezze dei Lumi, ma così attuale.
Il dialogo sospeso fra un pittore scomparso e i suoi quadri consegnati alla vita degli altri, alla Storia, è figlio dello spirito di quei tempi, ma anche di una condizione esistenziale più ampia: il rapporto fra essere umano e cose che dice sue e altri poi chiamano “arte”. Domande senza risposte. Realtà sognanti. Ognuno dei 16 di cui si compone l’opera viene alla luce con l’inizio di un brano musicale dell’epoca.
Prologo
Appare "Antoine Pater".
In lontananza: Tombeau
pour Mr. de Lully di Marin Marais.
Antoine Pater
Signor Jean Antoine Watteau
A nome mio e di questo gelido volto di pietra
su cui poso la mano
A nome di questi occhi certo non miei ma
vostri
A nome di questa lunga parrucca bionda
Voi che tanto avete amato la maschera
A nome di questi bottoni che voi
E voi soltanto
Avete impedito di pagare quale obolo a
Caronte
A nome di questa tenebra che la vostra
mano ha reso così dolce
A nome mio e di questa luce non più mia
né vostra
Addio
Vostro Antoine Pater
Che vi destò un certo interesse a
trent’anni
E di cinque vi precede nella tomba
Quadro 1/15
Luce. Sulla destra della scena Watteau, pallido e sudato. Veste una camicia slacciata che pende da un paio di calzoni a mezza gamba. Accanto a lui una sedia nera - o di paglia - sulla quale di tanto in tanto si riposerà.
Watteau
Io sono Jean Antoine Watteau
Morto di tubercolosi il 18 luglio 1721
Battezzato il 10 ottobre 1684
Anche se non ricordo con esattezza
Il giorno in cui sono nato
Uno degli artisti più amati del mio
tempo
Ma
Con estrema fatica
E dolore
Faccio ritorno alla vita
Appare "Gilles".
Il quadro è finito
"Gilles" svanisce.
Quadro 2/15
Appare "Il contratto nuziale in campagna".
Crescendo musicale del Primo Movimento della Suonata No.2 per Violino di Élisabeth-Claude Jacquet de La Guerre
Curato
Facendo
silenzio Allora benedetti signori
Questo contratto di matrimonio
Lo vogliamo firmare?
L’uomo con la parrucca bianca
Signor curato
Qui ognuno pensa ormai alla festa
L’unione è benedetta da Dio e da questa
bella giornata
Fate ballare questa benedetta penna
Fidanzato
Che hai mia cara?
Fidanzata
Il signor curato ancora non ha messo la
firma
Sulla testa mi pesa
La corona di fiori
Riprende la musica con la Suite No.3 in A minor di Élisabeth-Claude Jacquet de La Guerre.
"Il contratto nuziale in campagna" svanisce.
Quadro 3/15
Appare
"Arlecchino galante". Stormire di fronde.
In lontananza: Jean-Féry Rebel, Tombeau de Monsieur de Lully
Arlecchino
Rivolto alla donna
dipinta alla sua destra. Non copritevi il seno
La donna sbigottita
Oh Arlecchino
Il volto la maschera
Scompare nell’ombra
Sembrate un corpo senza testa
Arlecchino
Avete la mano sul cuore
Erma solitario
Dipinto in mezzo alle
fronde, sopra i due.
Con voce lieta. Sono di marmo
Con voce triste. Sono di pietra
L’uomo seduto col
cappello rosso
Rivolto alla ragazza
seduta con un libro aperto in mano. E’ un gioco signorina
La ragazza seduta
Sono pagine bianche signore
L’uomo seduto col cappello
rosso
Non scherzate
E’ un libro aperto
La ragazza seduta
Vi sbagliate
Sono solo pagine bianche
L’uomo seduto col
cappello rosso
Non sono pagine aperte a caso
Sono poesie d’amore
La ragazza seduta
Continuate a voler credere
In qualcosa che non c’è
Sono solo pagine bianche
L’uomo in piedi
appoggiato all’albero
Sono triste
Sono affranto
Non ho più voglia di vivere
Arlecchino
Sempre rivolto alla
donna di prima. Signora sentite
Quant’è fredda la pietra
E quale calore emana il mio corpo.
"Arlecchino galante" svanisce.
Quadro 5/15
Appare "Un passo falso"
Quadro 6/15
Appare "La famiglia di Mezzettino"
Appare “L’imbarco per Citera”.
Esistendo due opere con questo titolo si è qui prescelta la versione
presente al Louvre.
Watteau
(in uno scatto di entusiasmo) Partiamo
(si placa
subito) Esitanti amor mio
Preghiamoci l’un l’altro
Su alzati
E’ tempo di partire
Il Fanciullo
(tirando per la gonna
l’amata)
Svelta signorina
Che è tempo di morire
Amante
(che l’aiuta a
rialzarsi)
Non è vero amor mio
Là ci ameremo per sempre
Il Fanciullo
Svelta signorina
Che dovete morire
Amante
Il vascello vi assicuro
E’ rivestito di un drappo rosso come
l’amore
Coro dei Cupidi
Nudi e immortali
Vestiti a festa
Morti
Erma con rose e frecce
Gelo
Watteau
Rose
Erma con rose e frecce
Gelo
Watteau
Faretra e frecce
Erma con rose e frecce
Gelo
Watteau e l’amante in
ginocchio
Destiamoci amor mio
Che è tempo di morire
Watteau - Un sogno
E’ tutto un sogno
Il battelliere
Agli amanti, con
solennità.
Partite per amarvi e morire?
Coro degli amanti
Sì
Coro dei cupidi
Nudi e immortali
Vestiti a festa
Morti
In lontananza: François Couperin, Les barricades mysterieuses
Watteau
Porti una rosa sul
cappello
Una rosa per ogni scarpa
E nella destra che tieni?
Certo un esile invisibile fiore
Ma la sinistra?
Un semplice atto
Non ho più fiori per la tua sinistra
Indifferente
Oblio Antoine
Nulla m’interessa
A tutto sono indifferente
Alla tua morte resto indifferente
Watteau
Ti ho creato morto ragazzo
Albero (dipinto alle
spalle dell’indifferente)
Questo giovane cilestrino
Neppure mi degna di uno sguardo
Watteau
Lo so
Lo so
Albero
Sembra accennare un passo di danza
creatore
Watteau
La natura e il cielo sono evanescenti
Indifferente
Tutto mi è indifferente
Watteau
Il colletto ti soffoca
Indifferente
Ti sbagli creatore
Io misuro la nostra distanza
E’ un filo esile invisibile
Ecco si sta già spezzando
Watteau
Ho slacciato la camicia
Mi sentivo soffocare
Indifferente
Antoine Antoine
Tu sei morto
La musica si spegne, “L’indifferente” svanisce.
Watteau
Ricordo un ballo
Noi e la "Chaconne" del signor De
Visée
Automi impalpabili
Un quadro danzante per la vostra tiorba,
signora
Per alcuni secondi si
avverte in lontananza l'eco dei primi accordi della musica, sempre più evanescenti,
fino a scomparire.
(cercando di vincere
il silenzio) Ti vesto dell’abito più bello
Ma il prezzo per vincere l’oblio lo
conosci anche tu
La Finette
Antoine
Antoine
Ascolta
“J’avois juré de n’aymer
plus"
"La Finette"
svanisce.
[...]
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