A cura
di Debora Ferrari e Luca Traini, con un’introduzione dell’antropologa Anna
Canuto
STREET ART Segno dei tempi, il nostro, troppo a lungo così facile
all’abbandono di quanto è stato vissuto, pieno di strutture e manufatti
dimenticati, divenuti semplici cose buttate via, oggetti a cui questa nuova
arte e l’arte di Antonio Cereda restituiscono dignità e vita, trasformandoli in
soggetti di nuove sensibilità.
Questo libro racconta sogni e realtà per strade e immagini nuove
soprattutto a Milano, ma con ramificazioni e anticipazioni che ci trasportano
anche in Madagascar come a New York o Lisbona, perché si tratta di una dimensione
estetica a livello planetario che ha origini e contaminazioni condivise e cifra
propria la multiculturalità.
È un’arte, come ha scritto l’antropologa Anna Canuto, che “si è sviluppata
al di fuori del museo” e la Milano degli ultimi anni ha saputo cogliere questo
grande anelito di libertà di espressione valorizzandone le creazioni e
riservando sempre più spazio alla street art.
I graffittari sono passati da Writers a Urban Artist e oggi sono accolti
ovunque, come il varesino Andrea Ravo Mattoni al Louvre. Un’estetica
orgogliosamente periferica, di avanguardia perché quasi sempre opera di artisti
giovani in contrasto con i perenni classicismi dei centri. Un’arte sempre
giovane capace di dare un senso positivo ai luoghi abbandonati trasformandoli
in spazi liberati.
Elena Di Raddo, docente in Università Cattolica del Sacro Cuore a
Milano e Brescia, ha recentemente creato un evento in Università, introducendo
alla street art che nasce negli anni Settanta in America, a New York
per la precisione, con uno specifico intento: esprimere il desiderio dei
giovani.
Cereda testimonia questa continua attenzione alla vitalità prorompente
e irrefrenabile del colore che tende a lasciare il segno dove altri hanno scelto
o dovuto chiudere gli occhi.
Che dovranno riaprire.E continuare a
meravigliarsi
Debora Ferrari, Luca Traini
IL
COLORE COME LUNGHEZZA D’ONDA DELL’UMANITA’
Antonio Cereda è fotografo e uomo di
grande eleganza che ama stare in disparte, per naturale umiltà e per il fatto
che è spesso in giro per il mondo nei luoghi meno turistici. Restituiti con
un’evidenza e una familiarità che sembra di essere proprio lì, accanto a lui, a
dialogare col vicino di casa.
E’ un dono, un lavoro che data più di
trent’anni e ha portato a quattro libri stupendi dove ogni fotografia è un incontro: SFULINGO l’ India dei colori
(1988), Polepole dell’ Africa adagio,adagio (2003), Papua Nuova Guinea :le
maschere danzanti (2007), Gujarat, frammenti
(2018).
E’ ora anche un sito, ALCHIMIA – IMMAGINI DAL MONDO PER IL MONDO (l’artista ama le metamorfosi,con lo scatto sa evocare
come pochi i paesaggi nei volti e nei corpi delle persone che li vivono così
come la pelle di ogni paesaggio come fosse un corpo umano più grande).
Pronto al prossimo viaggio in Oriente con
la moglie, l’antropologa Anna Canuto - “Sono un viandante e sempre m’aggiro pel
mondo e vedo meraviglie” (l’amato Sohravardī) – l’autore è anche attento
osservatore di avanguardie artistiche in Italia – la sua Milano in primis - e in Occidente.
Prezioso materiale anche
quest’ultimo di prossima pubblicazione,a cura mia e di Debora Ferrari,per
TraRari TIPI.
Debora Ferrari, Luca Traini
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