sabato 22 agosto 2020

HELENE DE BEAUVOIR - COLORE: LINGUAGGIO DEI SOGNI Un nuovo catalogo TraRari TIPI per la mostra in tre luoghi di Liguria Vintage


Hélène ha deliberatamente ritrovato l’ingenuità dei primitivi
che iscrivevano i loro universi su superfici piane;
ma in questo spazio immaginario, liberato dalle leggi della prospettiva,
lo schizzo di un fiore, di un cavallo, di un uccello, di una donna, evocano la realtà.


HELENE DE BEAUVOIR
COLORE: LINGUAGGIO DEI SOGNI
Mostre e incontri a Riccò e Castè (SP) dal 22 agosto 2020, ingresso libero
Liguria Vintage-Corte Paganini-Locanda del Podestà


Hélène, la minore delle due sorelle De Beauvoir, che, insieme a Simoneha saputo dimostrare come il “secondo sesso” non sia secondo a nessuno anche nel campo dell’arte. La sua carriera di pittrice, nell’unità della visione del sogno che sa in quali toni inquadrare la realtà e quali colori per liberarla, si è divisa fra Goxwiller in Alsazia e in Liguria a Trebiano in Val di Magra (SP).
Per la prima volta verrà esposta una collezione di opere (la maggior parte inedite) realizzate nel periodo del suo soggiorno a Trebiano, dagli anni 70 fino al 2001, che testimoniano l'amore per questo territorio e l'amicizia con un altro prezioso artista, Walter Tacchini. Nelle sale dello showroom, accanto ai mobili trasformati dagli artisti che collaborano, le grandi tavole spiccano coi loro colori intensi e le forme quasi oniriche ma sempre debitrici del paesaggio di Monte Marcello e Fiume Magra, così come del vissuto con le persone e gli altri artisti e scrittori.



“Ebbi modo di conoscerla nell’estate del 1971 -scrive Walter Tacchini- con la sua grazia e dolcezza, la sua tenacia e volontà, con la sua arte. (…) Dalla tranquilla Goxwiller all’assolata stanza di Trebiano, le sue tele si colorano di Mediterraneo, di Val di Magra; quasi un profumo d’erbe, di sole, di mare che stimoli l’istinto al piacere di esprimersi nel modo che solo i maestri del colore conoscono: farti respirare quel profumo, farti godere di quel piacere! Hélène protagonista del suo tempo: il femminismo non mai esasperato (fondò a Strasburgo la Casa per aiutare le donne vittime di violenza coniugale); l’impegno anche politico sui grandi temi della pace, dell’uguaglianza; la continua ricerca del nuovo non fine a se stessa, ma per valorizzare nel nuovo la propria identità e la propria testimonianza di donna”.
La mostra, resa evocativa nel senso dell'ispirazione della de Beauvoir anche grazie a un video di Rosanna Rotondi, è accompagnata da una plaquette in limited edition curata da Debora Ferrari -che ne fa una lettura critica- per la collana della sua casa editrice Trarari TIPI.


"Hélène mette tutta la sua forza in questi acrilici fluidi e perentori -scrive la Ferrari - che non lasciano adito a fraintendimenti, assoluti, assertivi ancor più perché celati da colori che solitamente chiamiamo pastello, ma che nelle sue opere diventano imponenti come foglia oro. Ancora una volta non è la realtà oggettiva a prendere spazio nella pittura, ma quella soggettiva dell’autrice; ancora una volta non è l’occhio a captare il mondo ma il cervello, radiotrasmittente di energia in entrata e uscita; cosa che avevano fatto i divisionisti e lei espande in grandi aree di colore dal perimetro ben delineato, dall’esito primitivo e già al futuro".


Inaugurazione allo showroom di Riccò a partire dalle ore 17 del 22.8 con presentazioni dei curatori e visita guidata; a seguire si sale a Casté per visitare l'altra parte di mostra in Corte Paganin e alla Locanda del Podestà dove si potrà vedere anche il video di Rosanna Rotondi (“Il mondo cromatico di Hélène de Beauvoir è totalmente evocativo -scrive - allusivo e descrittivo della sua “voce interiore”, come la chiamava Kandinsky, cioè quella urgenza dell'espressione che si trasforma in gesto pittorico, grafico e cromatico che nei suoi dipinti si ravvisano paesaggi, cieli, fiori, colori e suoni che ha visto e udito nei luoghi da lei frequentati"), ascoltare la voce recitante dell'attrice Jole Rosa e le panoramiche musicali astratte di Samarpan, cena su prenotazione.
"Il rinnovamento fatto negli anni dell’antico Borgo di Castè, le attività di design e arte svolte nello showroom a Riccò, gli appuntamenti culturali susseguitisi numerosi negli anni - spiega Marco Natale - vogliono dar forza e voce a una coralità territoriale che parla di artigianato, di industria, di turismo, di arte, senza sosta, nella bellezza di questa terra ligure. E’ per questo che ho sempre amato creare legami, conoscere, connettere aspetti ed esperienze, per testimoniare un grande vissuto storico e dare futuro a chi ci vive. L’incontro con Crastan e con Walter Tacchini mi ha confermato questo vincolo di bellezza e l’eredità di Hélène de Beauvoir ci dona consapevolezza del passato e forza nel presente”.

sabato 8 agosto 2020

TEATRI DI GUERRA 5 Poliziano e Botticelli: componimento di Orfeo, crepuscolo dell'Umanesimo (1494)

È un triste anniversario il secondo dalla morte di Lorenzo il Magnifico. Un gruppo raccolto presta profonda attenzione ai cantori diretti dal musicista Heinrich Isaac mentre intonano il Lamento per la morte di Lorenzo Il Magnifico. Il pittore Sandro Botticelli ascolta rapito a occhi chiusi e, al termine dell’esecuzione, mentre il coro si allontana, li spalanca fissando Poliziano.

Botticelli

Angelo, in sogno. Era Orfeo, il tuo Orfeo. Ma fatto a pezzi e divorato dalle cavalle di Diomede.

Poliziano

I nostri miti vanno a pezzi e si confondono. Chi farà un nuovo componimento di quello che resta di Orfeo? Forse tu, Enrico, tu che sei un compositore?

Isaac

Ho già composto il Lamento. Le pause di silenzio hanno ancora la meglio su qualsiasi nota.

Marsilio Ficino

Divino Lamento!

Poliziano

È la testa, la testa, che continua imperterrita a cantare! 

Isaac

La testa del poeta. Ma in un pentagramma vuoto.

Poliziano

Sì, mio caro, dovrà essere la testa di un altro poeta a ricomporre i nostri frammenti in forme nuove. E Orfeo tornerà a vivere e cantare come Dioniso dopo che fu smembrato dai Titani, ispirato dal dio del teatri.

Ficino

L’anima finalmente libera dal corpo nelle onde armoniche della conoscenza divina.

Botticelli

La tua testa, Angelo, la mente che ispirò la mia Primavera, irrigata da quelle acque. Le nozze di Mercurio e Filologia, la nostra scienza che diventa divina. E lo sgomento della trasfigurazione placato dal calore di quel sole che dava luce ai nostri sogni: Lorenzo.

Poliziano

E ora c’è il figlio Piero, nostro crepuscolo. No, il poeta non scriverà più. Lo studioso, l’erudito, quello sì vorrebbe ancora scrivere, magari con un cappello da cardinale in testa. Il maestro di scuola che ha cercato di educare Piero. Bocciato in politica e in religione. I Medici non riescono più a curare nemmeno se stessi.

Banchiere

La partita era doppia e ora sono solo uscite. Avete messo in conto un’Età dell’Oro che non si è concretizzata. Dimenticate che i registri degli uomini sono a immagine e somiglianza del Libro della Vita? In fatto di entrate, per il Giorno del Giudizio, dovete ammettere che il Savonarola è un ottimo contabile. Ma, scherzi a parte, è consolidato che quando languono i registri contabili anche le pagine dei libri di poesia restano vuote.

Poliziano

Ma non parlavamo di un sogno? Già, parole, parole derubricate. La realtà è che un povero Angelo ha perso le ali di porpora e se ne resta a Firenze con le penne bruciacchiate da tutti questi falò delle vanità. Vi piace questa nuova trama? Però non chiedetemi di scriverla: non mi sento bene.

Botticelli

Forse è giusto che le forme che abbiamo creato perdano la loro consistenza. La nostra era una prospettiva umana, solo umana. I libri di geometria restano senza lettori, la tela viene strappata dalla sua intelaiatura e si chiude in se stessa.

Ficino

Eppure so che stai lavorando a un tema già tracciato dal grande Apelle, la Calunnia, non è vero? I nostri classici dovrebbero venirci in aiuto. Ma forse è una menzogna che ci siamo raccontati per troppo tempo.

Poliziano

La verità è che tu hai contribuito a renderli evanescenti traducendo il tuo Plotino, che gli ha tolto materia e vita nel nome di una luce che non illumina ma annienta. Una verità che non ha bisogno dell’essere umano e, a volere essere logici fino in fondo, neanche del tuoi filosofi neoplatonici.

Ficino

Io ho tentato di convincere Savonarola a salvare la saggezza degli antichi. E tu sai bene quanto i Padri della Chiesa abbiamo posto le fondamenta in quei fedeli discepoli di Platone.

Poliziano

Sarebbe ora di fare chiarezza, caro Marsilio, su quanto sia davvero di Platone e quanto di questi che dici “fedeli discepoli”. E io non trovo mezzo migliore che usare il pensiero tutto terreno di Aristotele, quello che ora possiamo finalmente leggere dal greco. Ma tu, Sandro, dimmi, intendevi dipingere davvero questa specie di nostra “grande menzogna” nella tua Calunnia?

Botticelli

La mia, poeta, vorrebbe essere una composizione – ho visto che il termine piace a te come al nostro musico – di tutti quei sensi di colpa che proviamo di fronte una realtà che è così cambiata all’improvviso, per essere assolti da Dio e dagli uomini…

Poliziano

… e dal tuo Savonarola.

Botticelli

Che è stato anche tuo. E nostro. E mio lo sarà ancora.

Poliziano

Metterà il saio alle tue bellezze femminili.

Botticelli

Ma la Verità resterà nuda.

Poliziano

La verità è che i cavalli del re di Francia, ben più famelici di quelli di Diomede, ridurranno a brandelli i nostri sogni. Come Orfeo, ancora una volta fatto a pezzi, ma da queste nuove baccanti, queste beghine miserabili e fanatiche.

Botticelli

Carlo VIII ha in mente una crociata.

Ficino

E forse riconquisterà anche la Grecia, com’era nei sogni di chi ispirò la creazione della nostra Accademia fiorentina, il grande Gemisto Pletone.

Poliziano

Che era pagano - e lo sapete bene. E i suoi nuovi discepoli – i tuoi? - diventeranno tizzoni per nuovi roghi. No, voi vaneggiate. E tu, Sandro, sei così stanco dei tuoi colori? Grigio e nero: si disegnano così i nostri tempi.

Botticelli

Lascerò un po’ di rosso per i sogni da cardinale.

Poliziano

Ti ringrazio per l’auspicio. Che musica è di moda a Roma, compositore?

Isaac

Polifonia, come da noi, e sempre per un padrone solo. Là domina un altro dei nostri fiamminghi, Josquin Desprez, per questo me ne andrò in Germania, dal nostro sacro romano imperatore Massimiliano. E sarà musica sacra, anche lì.

Poliziano

Io ho sacralizzato il profano. Ho riportato ninfe e pastori sulla scena dove prima c’erano solo santi. Nessuno ha ancora fatto qualcosa di simile alla mia Fabula di Orfeo.

Banchiere

Quelli che voi chiamate ninfe e pastori crescono di numero ogni anno di più e le toppe che aumentano sui loro miseri vestiti stanno a significare un ribaltamento della domanda e dell’offerta. Cominciano a diventare troppi, scappano in città e sognano anche loro: il regno di Dio sulla terra. L’aumento, da un punto di vista semplicemente economico, è un bene: i padroni della terra, i clienti delle nostre banche, potranno pagarli di meno perché saranno di più a chiedere lavoro. E le ricchezze che sembra verranno dalla via delle Indie aperta da Colombo non miglioreranno certo la situazione, perché sappiamo in quali tasche finiranno. Politicamente però questo sarà un grosso problema, anzi, lo è già. E voi, come me d’altronde, non avete risposte.

Poliziano

Il Libro della Vita…

Ficino

Dovrei interrogare le stelle. Questo argomento è nuovo per me.

Botticelli

“Et pastores erant in regione eadem vigilantes, et custodientes vigilias noctis super gregem suum. Et ecce angelus Domini stetit juxta illos”… Luca 2, 8-9…

Poliziano

Io ricordo che un tempo tu, Enrico, mettesti in musica una canzone triste del nostro Lorenzo: Un dì lieto giammai

Isaac

Ricordo. È solo un ricordo.

Poliziano

E io avevo scritto un breve poema, una Selva, Sylva in scabiem,  su un morbo terribile e inestinguibile – “funesto, grande ingegno del dolore”! – fisico e morale – “da tutto il corpo un marciume biancastro,/ dovunque stilla un sangue così denso:/ mai una tregua a tutti questi tormenti”. C’è una musica per tutto questo? C’è ancora una volta la possibilità di chiamarla finzione? Una poesia non è indispensabile che sia vera subito. E questa malattia…

Buio improvviso. Silenzio. Commento musicale: Heinrich Isaac, Fortuna desperata: Nasci, pati, mori.

Luca Traini

tratto da Teatri di guerra (Ideazione 1999, Frammenti scelti)

EPISODIO I Agatarco di Samo ad Atene: questione di prospettive

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EPISODIO II Ambivio Turpione: commedie?

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EPISODIO III Rosvita di Gandersheim: avanguardia in clausura

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EPISODIO IV Albertino Mussato e Dante Alighieri: teatro horror per virtù civiche

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EPISODIO VI Pietro Metastasio: Arcadia al potere

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EPISODIO VII Georg Bücher: teatro di scienza della rivoluzione

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