Con i migliori auguri per l’anno nuovo ripropongo un racconto che ho scritto proprio 15 anni fa.
COLORS
La notte di capodanno del '77
doveva essere illuminata dai primi programmi a colori della Rai. Per questo
anche noi bambini restammo alzati ben oltre la mezzanotte. Il nostro “TV -
Condor” bianco e nero per magia si sarebbe trasformato in qualcosa di più
simile alla realtà che al chiaroscuro dei sogni.
Così almeno - ingenuamente -
pensavamo (eh, solo i poveri cristi sanno davvero sognare).
Non ho memoria di maratone televisive, ricordo che noi
eravamo ancora lì e i programmi erano finiti da un pezzo.
Lo schermo era ormai
soltanto un contenitore di rumori e grumi tendenti al grigio. Eppure i riti
erano stati tutti consumati: la tombola, lo spumante, la conta. Meno tre, meno
due, meno uno. Zero. Di colori neanche a parlarne (neppure dopo il primo febbraio, vera data d'ingresso nel nuovo specchio di Alice).
Ma a furia di fissare sempre più da vicino quella
massa inquieta di punti... mia madre finalmente ci comunica di averne
intravisti alcuni verdi. Anch’io credo di vederne qualcuno: blu. Mio fratello
non si pronuncia. Nonna dice qualcosa di negativo sul
governo. Nonno dorme.
Gli occhi ci fanno male.
Fuori è il solito casino per l’anno appena nato. Delusi, spegniamo la TV e
scagliamo 2, 3 piatti dalla finestra.
Ma porca miseria, però! Noi credevamo
in una certa uguaglianza della fruizione, credevamo davvero che tutte le
televisioni bianche e nere sarebbero diventate a colori quella notte.
E invece la zucca restò
zucca - e i topolini, topolini.
Un palcolor sarebbe venuto a costare l’intero
stipendio di Cenerentola.
Luca Traini (1999)
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