Sala del trono del palazzo di Aquisgrana. Quindi, la camera mortuaria di Carlo
Magno, sempre ad Aquisgrana. I luoghi si alternano, ma sulla scena finiscono
per coincidere. Ottone è addormentato sul trono. E’ solo. Luce concentrata su
lui.
Commento musicale: Graduale: "Inveni David servum meum"
Voce
di Ottone III - “Io dormo, ma il mio cuore veglia”. ( 1 )
Il cerchio di
luce si ampia. Appare dietro ad Ottone una mummia gigantesca su un trono d’oro:
è la mummia di Carlo Magno. Il gigantismo di cui parlano le cronache è certo
leggendario, ma di grande importanza simbolica. Ottone si desta, sbarra gli
occhi. La mummia scompare. Luce. Entra la corte e si dispone intorno
all’imperatore nel solito assetto.
Ottone - L’imperatore ha fatto un
sogno. In questo sogno ha visto la mummia di Carlo Magno, perfettamente
conservata su un trono d’oro.
Ecco il significato del sogno: è giunto il tempo di
cercare la tomba e il cadavere del grande imperatore. Nessuno sa con esattezza
dove si trovino, ma è certo che sono qui, accanto a noi.
E perché lo Spirito Santo aiuti le nostre ricerche
impongo un digiuno di tre giorni.
Buio. Quando
torna lentamente la luce, una piccola folla di dignitari fa cerchio intorno
alla mummia di Carlo Magno seduta sul trono d’oro, che riappare al centro della
scena. Ottone è inginocchiato alla destra della mummia, in profonda
meditazione.
Voce
di Ottone III - “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mettimi la mano sotto la coscia:
tu userai con me bontà e fedeltà e non mi seppellirai in Egitto; ma dormirò coi
miei padri e mi toglierai da questa terra, mi riporrai nel sepolcro degli avi”.
( 2 )
Buio. Poi la
luce torna all’improvviso, con un abbaglio accecante. La corte si è disposta
nel solito assetto in cima a una gradinata con Ottone al centro. In basso, in
un piccolo spiazzo al centro della gradinata, un separé di legno pregiato con
due tendine. Alla destra del separé, Franco, vescovo di Worms. Alla sinistra, un conte. Ai piedi
della gradinata, una piccola folla stupita. Franco e il conte alzano
contemporaneamente le due tendine e compare la mummia in trono. La folla,
sbigottita, s’inginocchia e fa il segno della croce. E’ quindi la volta di un
chierico alto e nerboruto che si avvicina alla mummia, prende in mano la corona
di Carlo Magno e la porta sopra la testa: il diametro è maggiore. Riposta la
corona, accosta la sua gamba e la paragona a quella della mummia. Lo stinco si
rompe e si piega. Il chierico si accascia in preda al dolore. Viene portato
via.
Ottone - Alzandosi di scatto fra lo stupore della folla. Ascoltate! E’ giunto
finalmente il tempo di dare carne ai segni della divina potenza!. Costui Indica la mummia. mi ha preceduto e io
gli rendo omaggio. Tramite la sua grandezza io mi riunisco a Costantino e
all’impero di Roma e nel segno della continuità garantisco il dominio del
Signore dell’universo sulla terra nei secoli dei secoli.
La folla
applaude. Ottone torna a sedersi.
Franco - “Rallegrati, o sterile, e
grida di gioia, tu che non hai le doglie, perché molti sono i figli
dell’abbandonata, più di quelli di colei che ha marito, dice il Signore.
Allarga lo spazio della tua tenda, distendi senza risparmio i teli dei tuoi
padiglioni, allunga le tue funi, rendi più solidi i tuoi pioli, perché ti
allargherai da destra a sinistra, la tua stirpe dominerà le nazioni e abiterà
le città del deserto. Non temere, perché non sarai più confusa, non avrai più
da arrossire, perché dimenticherai l’onta della tua adolescenza e non ti
ricorderai più dell’ignominia della tua vedovanza”. ( 3 )
Buio,
all’improvviso. La luce poi torna in forma di torce, diverse torce. Ci troviamo
in una cripta. Alcuni inservienti depongono la mummia di Carlo Magno in un
sarcofago di marmo. Ottone e Franco fanno il loro ingresso e camminano verso il
sarcofago molto lentamente.
Ottone - A Franco. Noi doneremo a Boleslao di Polonia il trono di Carlo Magno ed egli in cambio ci
restituirà le ossa del santo Adalberto. Sopra queste ossa costruiremo una chiesa
bellissima. E sarà pietra viva.
Martirio di Adalberto di Praga, porta bronzea della Cattedrale di Gniezno, XII sec. (foto di Albertus teolog)
Si fermano
davanti al sarcofago. Gli inservienti iniziano a far scorrere la lastra
tombale.
Voce
di Ottone III. .Mentre la lastra sfrega
sinistramente. E’ destino che i cadaveri riposino nella tomba... Ma è anche giusto che
non rimangano sterili.
La morte è sempre con me. Questa è la mia lapide: è
qui, sotto i piedi.
Non riesco a darmi pace. La lastra ha finito di sfregare: il sepolcro è definitivamente chiuso.
Devo fare presto!
( 1 ) Cantico dei cantici V, 2
( 2 ) Genesi XLVII, 29 - 30
( 3 ) Isaia LIV, 1 - 4
[...]
Ottone III Rivolto a papa Silvestro II. La volontà di Dio è nei segni. Dopo una giornata di caccia ero stanco e sono sceso a una fonte. E la Scrittura dice: “Come il cervo anela alla fonte, così l’anima mia anela a Te, o Dio”. (1) Ho bevuto tre volte. E tre è il numero santo. Breve raccoglimento in silenzio. Poi gli occhi sono stati rapiti in cielo e hanno visto un’aquila imponente. I Salmi dicono: “Si rinnoverà come un’aquila la tua giovinezza”. (2)
Tu, Santo Padre, sei stato anche mio maestro in astronomia: dimmi anche tu cosa vedi nel cielo. Rinnoveremo l'impero di Augusto e di Carlo Magno?
Silvestro II Maestà, figlio mio, vedo che l’abito del vecchio uomo sarà purificato non dall’acqua, ma dal fuoco. Perché tutto torni come una volta nulla sarà come prima.
[...]
Ottone III La cosiddetta "Donazione di Costantino" è un falso. Prove e testimoni in gran numero me l’hanno ampiamente confermato. Menzogne! Tutte menzogne! Il diacono Giovanni, detto “dalle dita mozzate”, ha redatto in lettere d’oro un falso decreto che ha attribuito a tempi remoti ponendolo sotto il nome di Costantino Magno.
Un conte A Franco, vescovo di Worms Se ha avuto le dita mozzate, ha già avuto la sua punizione. Se poi ne avuto mozze solo tre, meglio per lui se avesse perso la mano intera.
Franco "Alla luce succede la notte, ma la malizia non può vincere la sapienza" (3).
Ottone III Il papa non ha poteri di sovranità temporale su Roma e l’Occidente: questo potere appartiene all’imperatore, al successore legittimo di Cesare e Carlo Magno. Soltanto lui ha il potere di concedere al successore di Pietro domini che gli appartengono per diritto umano e divino. Per questo concederò al Santo Padre da amministrare alcune nostre città. I nomi sono questi: Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, Fossombrone, Cagli, Jesi, Osimo. Su di esse e soltanto su di esse potrà esercitare il potere secolare per il resto delegato dal Signore dell’universo al suo rappresentante sulla terra: l’imperatore.
(1) Salmi XLI, 2
(2) Salmi CII, 5
(3) Sapienza VII, 30
Luca Traini (tratto da Come un'aquila, 1991)
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