ARCHETIPI DANZANTI
Opere di Walter Tacchini
a cura di Debora Ferrari e Luca Traini
con Marco Castiglioni,
allestimento Sara Conte
Museo Castiglioni Varese dal 9 luglio all’11 settembre
Inaugurazione con apericena Sabato 9 luglio Ore 18
Banca Generali Private Como dal 12 luglio all’11 settembre 2022
Inaugurazione con apericena Martedì 12 luglio Ore 18
PROROGATA FINO AL 6 GENNAIO 2023
Una
doppia mostra a Como e Varese rende omaggio ai prodigi e alle fantasticherie di
Walter Tacchini, artista di La Spezia dal respiro internazionale. Nelle sue
sculture c'è il segno di una grande stagione della cultura europea che si
muoveva tra Sartre, le sorelle De Beauvoir, Cocteau e Jacques Prévert. Oggi
ottantenne sempre dedito alla creazione con una verve ineguagliabile (sculture,
quadri e mobili rigenerati con Liguria Vintage e le opere collezionate da
Crastan Caffè nella sua sede Romito Magra), a vent’anni Walter ha scoperto che
le mani erano un efficace strumento di creatività e quindi ha cominciato a
dipingere, fare statue, scolpire la pietra, intagliare il legno, giocare con
qualsiasi materia malleabile. La svolta della sua vita data agli inizi degli
anni Sessanta quando la ditta edile del padre era impegnata nella costruzione
della nuova casa di Franco Fortini e di sua moglie Ruth a Bovognano, lungo la
strada che da Ameglia conduce a Montemarcello. «Verso il 1962-63 Le Corbusier –
racconta Tacchini – venne da Fortini, di cui era amico. È in quell’occasione
che lo conobbi e che apprezzò il lavoro che facevo con mio padre. Mi fece
guardare verso Carrara, verso le cave, e mi disse: “Tu sei uno scultore nato,
perché non ti dedichi alla scultura?”. E’ così che Tacchini inizia a elaborare
una vena creativa assolutamente originale, dedita al recupero di forme e
archetipi ancestrali, ispirati sia alle stele antropomorfe lunigiane di 5.000
anni fa come alle maschere tipiche come nella tradizione del Carnevale storico
di Ameglia dell’Omo ar Bozo che lui stesso risveglia e rinvigorisce coi
suoi costumi fin dagli anni ’70.
“Considerare
la cultura come forza formidabile e valore inesauribile è un segno distintivo
che caratterizza l’impegno di Banca Generali Private di Como nella sua offerta
in campo artistico. Questa fiducia incrollabile nelle capacità creative di dare
un senso positivo alla vita dell’individuo e al suo rapporto con la società in
cui opera per un progresso condiviso è in sintonia con la persona e l’arte, in
perfetta simbiosi, di Walter Tacchini. Con la mostra a lui dedicata, Archetipi
danzanti, presentiamo quindi una personalità dalla verve ineguagliabile,
capace di esprimere quotidianamente tutta una serie di creazioni originali che
spaziano dalla pittura alla scultura, giocando con qualsiasi materia malleabile”.
Scrive Guido Stancanelli, District Manager BGP, con Daniela Parravano, nella
presentazione in catalogo.
Dai manifesti
per il Teatro di Strada, di cui è artefice insieme ai grandi nomi europei,
ai quadri, alle maschere, alle sculture che realizza anche
per enti pubblici come di recente a Lerici, alle Uova e ai mobili
rigenerati di recente creazione per Liguria Vintage di Marco Natale, usando
una ricca serie di materiali che vanno dalla ceramica al legno. Al Museo Castiglioni il percorso si articola in rapporto alla maschere
africane della collezione dei fratelli Castiglioni, mentre a Como i quadri
materici ci riportano al valore del simbolo e alla sua interpretazione
contemporanea, sul tema del tempo e della luce, elegante e poetica per un
totale di quasi 100 opere nelle due sedi. Le mostre sono state annunciate in
una conferenza incontro alla Fondazione Sangregorio di Sesto Calende,
partner culturale dell’iniziativa, il 25 giugno alla presenza dell’artista, di
alcuni partner e dei responsabili della Fondazione.
Catalogo edito da TraRari TIPI editore in limited edition.
Lo spazio, tra fisica e sentimento
vitale
[...] Per Walter Tacchini possiamo parlare di ‘pensiero tangibile’. Raccoglie ogni istante la storia dentro di sé, la metabolizza, la trasforma, la crea a propria immagine dando all’elemento intellettivo una forma destinata a durare e testimoniare il pensiero che l’ha generata. Tra fisica e metafisica le opere di Tacchini si collocano sia nello spazio illimitato che tutto contiene -con quel discorso di micro e macrocosmo che cogliamo nei lavori- sia nello spazio divino che nutre l’animo umano. C’è predominanza dell’elemento sacro in tutto, sia per l’esecuzione che per la poetica. Si vedano le forme delle sculture, delle maschere, delle stele, ma si raccolgano anche le gamme cromatiche usate per la definizione delle campiture e il risalto dei pani, sia bi/ che tridimensionali. Lo spazio è quindi condizione di esistenza per le sculture, naturalmente, ma diviene un concetto capace di contenerne altri, ritornando sia alla narrazione del tempo, sia alle radici recuperate e rielaborate. Questo nell’ottica della complessità della sua opera globale, ovvero nell’insieme di progetti e sculture, grandi e piccole, realizzate nella sua lunga e fertile carriera. Ma quando parliamo di spazio singolo di ogni opera il rapporto è 1:1 con il pubblico, da una parte una preghiera dall’altra una tauromachia. In che senso? Proprio nel confronto vitale: davanti a una scultura possiamo porci come in meditazione, ma anche in sfida qualunque cosa rappresenti o emani il soggetto creato. Si sentono le mani del demiurgo artista, si sente la sua forza dinamica, potendo raccogliere sia l’aspetto ispirato, sia il processo sofferto della produzione. Tutte le opere di Walter Tacchini contengono radici, tempo, luce, spazio, divino, sentimento. È la capacità di far danzare gli archetipi che ce le rendono tanto ancestrali e contemporanee così come contemporanee ma fortemente antiche. Nel per sempre, meravigliosamente.
Walter
Tacchini è uno di quei giovani ottantenni che fanno impallidire chi è giovane
solo all’anagrafe. C’è da chiedersi se il merito sia delle uova che continua a
forgiare ogni giorno o del fatto che queste opere, che ti lasciano a bocca
aperta per quanto sono belle, siano frutto della sua giovinezza senza età.
Naturalmente no. La risposta esatta è la seconda. Quindi non voglio dilungarmi
a discutere delle uova nella storia dell’arte – è chiaro che dietro c’anche la
lunga covata estetica dei millenni – voglio piuttosto sottolineare che non si
tratta di ellissoidi o sferoidi risistemati freddamente, ma di creature-creazioni
vive e vivaci che sanno giocare con tutte le vibrazioni della luce e infondere
nell’animo di chi le contempla quella gioia di vivere che solo la vera arte sa
offrire. Il regalo, come nelle vere uova pasquali, è lo spirito di rinascita
che sta dentro.
Poi,
le maschere. Che non mascherano nulla, anzi, rivelano quanto mascheriamo. Una
sfilata affascinante di se stessi che l’ordinarietà tende a ridurre a uno e
invece sono la somma di un’individualità più grande. Perché in quelle di Walter,
anche se le puoi godere esposte beate e tranquille, ci senti pulsare dietro il
teatro, quello di strada (è un’altra via che ha percorso prima e durante
l’insegnamento all’Accademia di Carrara). È il passaggio davanti alla porta di
casa di tanti diversi io che sono altri e altro, che devi invitare a pranzo per
mangiare e bere i frutti di quella terra da cui l’artista trae altro. Sempre
per te. Walter non ama la distanza fisica, le religioni misteriche, peggio,
l’élite. Lui ti guarda, di persona o nella magia di quanto compone, cerca il
dialogo e il confronto come gli artisti di una volta, come quando Picasso
passeggiava per Mougins e si fermava a parlare con le persone in giro. Come va?
La vita, voglio dire. Se la vita e l’arte sono una cosa sola, e per tutti, va
bene.
Walter Tacchini ritratto da Roberto Battistelli
Classe 1937, nato a Romito Magra, frazione di Arcola (SP), Walter Tacchini è un artista unico nel suo genere. La sua prolifica carriera di scultore e pittore, grazie anche a una formazione sviluppatasi fra Italia e Francia, può vantare una lunga serie di collaborazioni e riconoscimenti a livello internazionale. Legno e ceramica sono i materiali che predilige per esprimere una sintesi assolutamente originale fra astrazione e figurazione. La sua forte personalità, caratterizzata da un’operosità inesauribile e da una continua attenzione tanto alle eredità del passato quanto agli aspetti più innovativi, non ha mai cercato un’arte fine a se stessa, ma un costante rapporto con altre dimensioni estetiche. Lo testimoniano i numerosi contributi al mondo del cinema e del teatro, grazie al design di costumi e maschere dalle metamorfosi sempre in atto. Da sottolineare, inoltre, il suo tenace impegno sociale nel corso degli anni e la promozione della sostenibilità ambientale anche in tempi in cui non era di moda. Un artista capace di far arrivare la complessità del suo lavoro dritta al cuore, grazie a una visione fuori dal comune unita a una limpida chiarezza d’intenti e realizzazioni. Un uomo caratterizzato da una risoluta volontà costruttiva, ereditata dai tempi in cui lavorava nell’impresa edile del padre. E proprio mentre era alle prese con la casa di Franco Fortini a Bavognano sopra Ameglia, verso il 1962-63, un gigante dell’architettura come Le Corbusier, ospite del poeta, si rivolse all’artista ventenne indicando Carrara e le sue cave: “Tu sei uno scultore nato, perché non ti dedichi alla scultura?”. “Come me, Le Corbusier era figlio di un edile e non era laureato” ha tenuto a sottolineare Walter in un’intervista a Repubblica nel 2019. Fatto tesoro di questo prezioso consiglio, nel 1966 Tacchini può già presentare a Sarzana la sua prima personale, che ripete l’anno successivo, quando espone le sue opere anche alla Mostra di Pittura di Castiglioncello ricevendo la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana. Nel 1968 amplia il suo raggio d’azione in Toscana, vincendo il Primo Premio alla mostra Mare e monti di Marina di Carrara, al Concorso Castello Malaspina di Fosdinovo e alla Galleria L’approdo di Viareggio. L’anno seguente, dopo essere stato presente alla VI Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e aver vinto il Primo Premio al Concorso Luci e colori di Massa, approda a Milano dove è presente alla VI Mostra d’Arte Moderna e al Museo di Arte Moderna Pagani. Tra il 1969 e il 1970 partecipa ad esposizioni a Genova, Ancona, Carrara e Milano, oltre a compiere il primo passo verso il mercato internazionale quando viene premiato alla Prima Biennale Europea d’Arte Contemporanea a Dubrovnik. E proprio durante la VI Biennale Internazionale di Scultura di Carrara nel 1969 la sua opera suscita l’interesse del diplomatico Lionel De Roulet, che rincontra nello stesso anno a Bocca di Magra con Franco Fortini – durante uno dei classici “concili” organizzati da Giulio Einaudi - insieme alla moglie, la pittrice Hélène de Beauvoir (sorella della scrittrice Simone). Fra i tre si crea un legame di profonda amicizia, rafforzato dalla frequente presenza della coppia in Liguria, dove possedeva una casa a Trebiano, restaurata dal padre di Walter e comune di residenza dello stesso Tacchini. Una riconoscenza reciproca che si concretizzerà nel lascito dell’abitazione proprio al nostro artista e alla moglie Milena, quella che Hélène chiamava “ma petite famille italienne”. Nel 1970 è sempre De Roulet, a capo della Direction pour les Affaires Culturales del Consiglio d’Europa, a invitare Walter Tacchini a Strasburgo per la realizzazione di una scultura in arenaria dei Vosgi a Goxwiller. Nel 1971 è nuovamente in Francia, questa volta su invito della de Beauvoir, per realizzare una coproduzione di scultura mobile. Nel 1972 partecipa sia alla III Rassegna Internazionale di Primavera Atene-Roma che alla XII Biennale Europea d’Arte Contemporanea al Pireo. Torna nuovamente in Francia nel ‘73, a Montbéliard, invitato da Jean Hurstel al C.A.C. (Centre d’Action Culturelle) per interventi di Social Art (animazione di laboratori di scultura, serigrafia, maschere, scenografie, carnevali, ecc). Nello stesso anno, sempre a Montbéliard, realizza un bassorilievo in ceramica, viene nominato Socio Ordinario alla Permanente di Milano, espone alla VII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e partecipa alla Mostra Collettiva di Scultura presso Galleria Tre Papi di Sarzana. Nel 1974 approda a Parigi per iniziare la collaborazione con Albert Diato, ceramista che aveva a sua volta collaborato con Picasso a Vallauris, quindi partecipa alla X Mostra di Scultura all’aperto del Museo d’Arte Moderna Pagani di Milano e realizza scenografia e maschere della Commedia dell’arte al C.A.C di Montbéliard. Nel 1975 inizia la sua attività di docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara, che durerà fino al 2005. Nel decennio che segue arricchisce ulteriormente il proprio percorso artistico fra Italia e Francia. Da sottolineare, nel 1976, l’esposizione di giornali e manifesti realizzati per i film di Armand Gatti a Parigi presso il Centre Pompidou. Nel 1977, con profondi interventi di Social Art insieme agli abitanti di Ameglia, inizia l’opera di rivalutazione dell’antichissimo carnevale autoctono L’omo ar bozo: fondamentale esperienza fra antropologia e arte che porterà avanti nei decenni successivi e di cui darà testimonianza anche nel libro L’omo ar bozo: dalla tradizione all’arte popolare, pubblicato dalle Edizioni Giacchè nel 2002. Sempre per un intervento di Social Art, nel 1980 viene invitato a Bruxelles dal Ministero della Cultura belga. Partecipa quindi al Festival di Avignone realizzando di un grandissimo affresco nel quartiere La Rocade. L’anno successivo cura la scenografia di Behren à tire d’aile per l’Action Culturelle du Bassin Houiller Lorrain (A.C.B.H.L.) a Freyming-Merlebach e riceve il Primo Premio Ameglia per la Grafica. Tra il 1982 e 1983 cura in Francia la scenografia di Grezgeschichten a Petite-Rosselle e la scenografia per l’A.C.B.H.L. Printemps de la Creation a Stiring Wendel. Nel frattempo consolida il suo impegno ambientalista con azioni di Social Art insieme a Lega Ambiente nelle manifestazioni La pace a Roma (1983) e In nome del popolo inquinato (1984). Sempre nel 1984 approda in Germania a Ingolstadt per la Mostra Collettiva Grafik und Malerei. Nel 1986, in Francia, cura la scenografia per Vita Lorraine a Saint-Avold. Nel 1987 torna a Sarzana per curare un intervento di arte sociale: Un carnevale diverso. Nello stesso anno realizza in Francia mostre personali a Saint-Avold e a Freyming-Merlebach. Nel 1990 partecipa al Convegno Internazionale Arte Sociale realizzando diverse scenografie sul tema dell’immigrazione per 37 gruppi teatrali. Gli anni dal ’91 al ‘94 sono dedicati soprattutto a contribuire alla costruzione di un importante laboratorio di ceramica con l’associazione culturale Radovan per il lavoro sulla statua-stele, rinnovando anche in questo caso una preziosa eredità, quella della statuaria della Lunigiana (attiva dal III millennio al VII secolo a.C.). Nel 1995 viene invitato a Strasburgo al V Congresso Europeo sull’Arte Sociale e, sempre a Strasburgo, l’anno successivo partecipa a L’art dans les Banlieues. Tra il 1997 e 1999 espone per ben due volte una propria mostra presso l’evento Cibus di Parma e partecipa nel ‘99 alla Fiera di Carrara. Tra il 1998 e il 2001 contribuisce alla realizzazione di un Laboratorio di Arte Sociale a La Spezia, dedicandosi poi nel 2000 a restauri e decori del piano inferiore della Parrocchia dell’Immacolata Concezione del suo paese natale. Sempre a Romito Magra, tra il 2000 e il 2002, realizza la decorazione interna ed esterna della fabbrica Crastan Caffè. Nel 2003, a Milano presso il Teatro ArtandGallery, cura la performance Omo ar Bozo all’interno della manifestazione I Semi di Joseph Beuys. L’anno che segue realizza per una campagna di sensibilizzazione ambientale di Acam il cartone animato Metano Energia Sicura. Nel 2006 viene inaugurato il Museo Aziendale Crastan Caffè che ospita le opere di Walter Tacchini. L’anno dopo, ad Arcola, presenzia alla mostra Terra di Luna all’interno della manifestazione Teatralità e Mistero e alla Collettiva Hombelico presso la palazzina delle Arti di La Spezia. Nel 2008, a Valencia, partecipa alla manifestazione Cultura e Solidarietà su invito de L’Agence Européenne de la Culture del Consiglio Europeo. Data al 2010 l’inizio di varie collaborazioni con architetti, attraverso concorsi di idee, mentre nel 2011 realizza a Milano una grande personale di maschere di ceramica. Del 2012 è l’esposizione permanente Kronos al Mandorlo di Sarzana. Nel 2013, presso l’Istituto Comprensivo di Vezzano Ligure, realizza con gli alunni un murales in ceramica (380x380). Successivamente compone una vetrata (184x162) all’interno di una villa milanese dell’Ottocento. Sempre nel 2013 restaura un ambiente interno di origine medievale in Sardegna. Nel 2017 organizza e allestisce una mostra itinerante dedicata a Hélène de Beauvoir, con la collaborazione di Marco Ferrari e col patrocinio del Parco di Montemarcello Magra-Vara sotto la guida del presidente Pietro Tedeschi: 21mila presenze. Nello stesso anno, al Premio Lions Club Lerici, premia la regista spezzina Federica Di Giacomo donandole una scultura. Nel 2018 vince il concorso La Spezia Porta di Sion per la riqualificazione del molo Pagliari e, l’anno dopo, cura di nuovo a La Spezia, presso il Museo Etnografico e Diocesano, l’esposizione temporanea Carlevà. Il carnevale nello spezzino tra Ottocento e Novecento. Sempre nel 2019 realizza la scultura Le ali della libertà, vincitrice del concorso nazionale La Spezia Porta di Sion. Inoltre cura una grande personale al Castello di Lerici, Kronos – forme luci e colori di Lerici, visitata da oltre 25.000 persone. In contemporanea, con la partecipazione di 75 ragazzi e 150 adulti, attiva un laboratorio di arte sociale dentro il Castello di Lerici che partecipa alla sfilata del Palio del Golfo di La Spezia. Nel 2019 inizia l’elaborazione e la trasformazione di mobili antichi riciclati. Nel 2020 ne espone diversi in Val Graveglia, nel comune di Pignone. Inoltre, una maschera antropomorfica in ceramica del carnevale di Ameglia Omo ar Bozo viene presentata al Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada. E sempre in Sardegna attiva un laboratorio di arte sociale a Santa Maria Navarrese, nel comune di Baunei, dal titolo Gabbiano Guerriero Contro l’Inquinamento Globale. Nello stesso anno organizza e allestisce la mostra dedicata a Hélène de Beauvoir a Casté curata da Debora Ferrari. Nel 2021, sempre a Casté, prepara alcuni bassorilievi dal titolo Le pietre raccontano. Negli ultimi due anni, infine, si è sviluppata la collaborazione con Liguria Vintage e il suo ideatore, Marco Natale. Le opere della serie Il legno racconta sono esposte all’interno della fabbrica e dello showroom Liguria Vintage a Riccò del Golfo. La sua mostra più recente, composta da una preziosa raccolta di maschere e uova di ceramica, è di quest’anno, da marzo a giugno , all’Hotel Byron di Lerici. Il 18 giugno 2022 è stata inaugurata la sua grande scultura Ninfa sul Sentiero 501 di Casté.
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