I due Telamoni del Pellini stanno
a guardia di un numero 17 da più di un secolo, giganti in una piccola città,
testimoni di un mito in grado di sorreggere balconi come architravi di un
tempio. Dio e lo spirito dei tempi erano già scesi in forma di vapore nella
prima stazione ferroviaria di Varese e come ipostasi di luce per ombre immobili
nelle prime lampadine.
Passa il tempo, passano oltre gli
studenti che arrivano in treno, indifferenti come gli altri passanti perché alle
due statue manca un tempio. C’è San Vittore, c’è il Sacro Monte, ci sono le
stazioni della Nord e dello Stato, c’è accanto l’enorme facciata di un cinema storico per la città, il Politeama, chiuso. Ma la gente non ha pietà per chi
resta fuori, sotto i cornicioni, i ponti, i balconi, anche se sono statue,
soprattutto se sono statue e non rondini o statue non antiche, ma dell’epoca
del piccolo re dal lungo nome: Vittorio-Emanuele-III.
Eugenio Pellini, Due Telamoni per il balcone di Casa Bianchi (1905), Varese, Via Morosini 17
Testo e foto di Luca Traini
Che interessante leggere questi bellissimi articoli...purtroppo la gente corre come il tempo ..e non si fermano per ammirare questi due piccoli ...grandi gioielli ...una bella giornata per lei ...
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