mercoledì 13 gennaio 2021

MARZIANO CAPELLA, LA PRIMAVERA DI BOTTICELLI E IL TERZO OCCHIO DELLA VENERE DI ANDY WARHOL













Sembra più antico un quadro di Botticelli o la sua rivisitazione su Commodore Amiga? Anche se storico di formazione, propendo per la seconda. Le prime prove dei nuovi strumenti espressivi ricalcano di norma le più vecchie dei media che li hanno preceduti. E neppure un decennio è passato dalla riscoperta dei floppy disk di Andy Warhol, che, poco prima di morire, ai primi singulti della game art, aveva ritratto Debbie Harry dei Blondie e la sua bionda antenata toscana, col giusto terzo occhio della rivisitazione.
Nella stessa seconda metà degli anni ’80 il filosofo Giovanni Reale iniziava  a interrogarsi sulla vera natura della “primavera” botticelliana. Approdando, a inizio nuovo millennio, a quella splendida pubblicazione di ideaLibri in cui sostiene che il quadro in realtà rappresenta Le nozze di Filologia e Mercurio.
La scoperta mi ha trovato pienamente concorde. L’opera monumentale in prosa e poesia del grammatico afrolatino Marziano Capella (IV-V sec.) è uno dei libri a me più cari (anche perché posso leggerlo liberamente e non come terribile mattone nelle scuole di medioevo e primo Umanesimo). Dopotutto quanti testi scolastici partono da una storia d’amore? E Filologia, per sposare Mercurio, deve trasfigurarsi in divinità, vomitando soavemente tutti i libri del sapere offerti dalle Muse, com’è nell’originale, o fiori, secondo il genio dell’artista fiorentino.
Questa è una delle Connessioni Remote di Neoludica presentate alla 54° Biennale di Venezia.

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