mercoledì 6 novembre 2024

IL MIO NUOVO LIBRO AL FESTIVAL GLOCAL


Presentazione del libro di Luca Traini, TraRari TIPI Edizioni, Varese 2024

Fondazione Marcello Morandini, evento Glocal+

Venerdì 8 novembre 2024, ore 18

Tra cambiamento climatico, guerre, AI, realtà virtuale, innovazioni scientifiche e tecnologiche, nuova consapevolezza sociale, mondo della comunicazione esteso e grandi solitudini a confronto, può l’arte offrire le domande giuste per ritrovare una risposta al nostro essere umani?

Con questo interrogativo si apre la presentazione dell’ultimo libro di Luca Traini, La nostra civiltà è un sogno ad angolo retto, un titolo che è una provocazione e anche un approccio poetico all’evoluzione della nostra coscienza culturale e dell’ambiente in cui viviamo, nel calendario di Glocal+. Il luogo è stato individuato con cognizione e in partnership: la Fondazione Marcello Morandini, luogo di arte concreta e geometrie dell’esistere, dove lo scrittore terrà un reading di brani del volume alle 18 di venerdì 8 novembre.

Partiamo da una delle prime testimonianze di pensiero simbolico a opera dell’Homo Sapiens: le losanghe incise su ocra rossa ritrovate in una piccola grotta a Blombos, in Sudafrica, databili oltre 70.000 anni fa. Senza queste forme astratte non avremmo tutta le nostre realtà domestiche ad angolo retto (porte, finestre, schermi, libri). Come senza la rivoluzione agricola del Neolitico e la nascita di architetture più stabili di villaggi e città grazie all’invenzione del mattone (o della pietra squadrata) non avremmo avuto la cultura della stele, del tempio ad architrave, dell’affresco a parete costruita, del quadro.

Cosa ha spinto i nostri antenati a dar vita a questa forma originale di rappresentazione?

Luca Traini, storico e filosofo, ci conduce in una navigazione scritta con voce precisa e musicale, fra teatro, saggistica, narrativa, poesia, fino alla considerazione che tutto sta nella geometria della nostra civiltà, trasformatasi dal momento in cui ha inquadrato in senso letterale il suo habitat, ancora oggi in perenne divenire.

Un saggio poetico e ispirato, ricco di visioni a cavaliere del tempo dove le fotografie dello stesso autore aprono finestre inaspettate.


Con Maria Teresa Barisi Morandini alla Fondazione Morandini (Foto di Debora Ferrari)

Fondazione Marcello Morandini

La Fondazione Marcello Morandini nasce nel 2016 per volontà dello stesso artista e grazie al generoso contributo di due importanti collezionisti, il cui sogno era veder realizzato uno spazio espositivo aperto, accessibile e inclusivo in cui fossero valorizzate le opere di Marcello Morandini. La Fondazione prende vita nel 2017 con l'avvio dei lavori di ristrutturazione e riconversione di Villa Zanotti, una delle preziose architetture di prima Novecento che contraddistinguono il patrimonio culturale identitario di Varese, città in cui Morandini vive e lavora. Negli splendidi spazi della villa, la Fondazione Marcello Morandini si dedica alla conservazione e valorizzazione delle opere d'arte, di design e i progetti di architettura di Marcello Morandini. Una produzione che si presenta come una sintesi delle arti in cui l'artista misura la dimensione umana individuando e generando spazi, attraverso una geometria infinita. Scopo della Fondazione e anche quello di promuovere l'Arte Concreta e Costruttivista internazionale attraverso programmi espositivi, conferenze e pubblicazioni, al fine di rendere la Fondazione una tra le principali istituzioni in Europa per questo preciso movimento artistico.

Luca Traini (1966), già insegnante di Storia e Filosofia, è scrittore, curatore d’arte, storico e attore.

In qualità di autore ha pubblicato il dramma teatrale Morte di Caravaggio (1988), Il bisturi e l’architetto. Monologo sull’architettura contemporanea (recitato alla Triennale di Milano nel 1995), i dialoghi Fratello Wolfgang, Sorella Mozart (2006), il romanzo d’arte Il Dittico di Aosta (2007), la raccolta Intermezzi cosmici. 19 racconti fra vita e scienza (2013).

Nel 1997 è stato ospite del programma RAI Io scrivo, tu scrivi condotto da Dacia Maraini, dove ha letto brani del suo dramma Resurrezione e morte di Jean-Antoine Watteau (scritto nel 1989) e presentato parti del film omonimo da lui sceneggiato e interpretato, diretto da Alberto Felicetti.


Come soggettista e attore ha contribuito a cortometraggi di Paolo Lipari per Canale 5 (1999). Nel 2000 ha recitato nel film di Pupi Avati I cavalieri che fecero l’impresa (uscito nel 2001). Premio Speciale della Giuria al Film Festival Internazionale CortiSonici 2004 per la scrittura e l’interpretazione dei video, diretti da Paolo Grosso, Poesia all’angolo: Dante Alighieri, Cecco Angiolieri e Omar Khayyām a Varese; Il manuale di Nonna Papera e gli Anni di Piombo; Il dramma di Sanremo: tre canzoni lette, reinterpretate e ricontestualizzate (Casetta in Canadà, Non ho l’età, Amami se vuoi).

Dal 1986 al 2008 vicepresidente del club culturale La Piccola Fenice, presieduto dal poeta e traduttore Silvio Raffo, ha realizzato in questa sede numerose performance, seminari di approfondimento di storia, arte e letteratura nonché ideato diverse mise en éspace, fra cui Gesualdo da Venosa e Tommaso Campanella (1988), '900Vampiri - Bela Lugosi: vita, morte e trasfigurazione di un vero rivoluzionario (1993, parte di un più vasto dramma inedito),  Petrarca e Guillaume de Machaut: Notre Dame (1994), I filologi: Studemund (1999), Elogio della capigliatura - Elogio della calvizie: Dione di Prusa e Sinesio di Cirene (2004).


Ha condotto inoltre undici VareseCorsi dal 1994 al 1998 (Storia dell’URSS, Storia dell’impero bizantino, Storia dell’Anno Mille, Viaggi e viaggiatori nell’antichità, Vita ed opere di Pasolini, Storia dell’Umanesimo, Alessandro Magno e la sua leggenda, Carlo Magno, Federico II “stupor mundi”, Atene e Sparta, Omero e le società omeriche), tre incontri di Storia del Novecento presso la Biblioteca Comunale di Samarate (1998-2000), i cineforum Immagine, storia e storia dell’immagine nel mondo e nell’Italia contemporanea presso il Liceo Classico “E. Cairoli” di Varese e il Liceo Artistico “P. Candiani” di Busto Arsizio (1999-2004), i recital per il Circolo di Cultura di Mendrisio Sballo latino: letture e letterature greco-latine tardoantiche e Dolci e Poesia (2007).


Lasciato l’insegnamento, ha dato inizio alla collaborazione con la critica d’arte Debora Ferrari fondando la casa editrice TraRari TIPI (fusione dei due cognomi), curando l’installazione Le Lune di Luca Missoni all’Osservatorio di Saint-Barthelemy (2007), la prima antologica italiana del fotografo personale di Picasso, REFLEXions: dans les chambres de André Villers (Aosta, Brenta, Venezia, 2008-2010), e rivolgendo poi l’attenzione al nuovo mondo del medium espressivo videoludico con la creazione del collettivo artistico NEOLUDICA. Frutto di questa indagine è stata la mostra dell’anno successivo, The Art of Games (Aosta), che in prima mondiale ha messo in connessione videogame e Beni Culturali. Con NEOLUDICA Art is a Game 2011-1966 questi rivoluzionari orizzonti estetici sono approdati in una nuova veste espositiva, in qualità di Evento Collaterale, alla 54.Biennale di Venezia. Sempre con Debora Ferrari ha pubblicato con Skira Editore Arte e Videogames - Neoludica (2011) e Assassin’s Creed Art(R)Evolution (catalogo dell’omonima mostra al Museo di Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, 2012), ha diretto il Padiglione Arte della Milan Games Week (2011-2019), curato mostre per Ubisoft Italia su Assassin’s Creed a Lucca Comics&Games (2014, 2017, 2022) ed esposizioni di arte moderna e contemporanea: Nel segno di Lucio Fontana (Comabbio-Albissola Marina, 2016), Come la luce: dai Macchiaioli allo Spazialismo e Guttuso ritrovato (entrambe a Varese, Castello di Masnago e sede Banca Generali Private nel 2019), Donne del nostro mondo (Africa, Asia, Oceania, America Latina): fotografie di Antonio Cereda (Museo “Castiglioni”, Varese, 2020), Waterfall Of Time. Yoshin Ogata Sculptures (Varese, Sala Veratti,  2021), Samuele Arcangioli: leoni e altri umani (Banca Generali Private Como, 2022), Fabrizio Jelmini: tempo autentico (Still Life Reloaded 2020-21) (Banca Generali Private Como, 2022), Scritture di luce_Il volto delle parole: fotografie di Paolo Della Corte e Raffaella Grandi (Banca Generali Private Como, 2023), Archetipi danzanti: opere di Walter Tacchini (Museo “Castiglioni” Varese e Banca Generali Private Como, 2022, Arcola, 2023-24).


In questo nuovo ambito è stato relatore di una notevole serie di conferenze. Si segnalano: Connessioni remote: l’estetica dei videogame nel segno della continuità con diecimila anni di storia dell’arte (IULM, Milano, 2009), The Art of Games: nuove frontiere tra gioco e bellezza (Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arte, Venezia, 2010), Una nuova Realtà Aumentata per l’Arte: da Neoludica ad Art(R)Evolution (View Conference, Torino, 2012), L’arte è in gioco: nuove relazioni tra arte e videogame (Accademia di Belle Arti di Venezia, 2015), L’immagine di Assassin’s Creed tra rigore storico e innovazione (Stati Generali della Fotografia, Reggio Emilia, 2017), Arte aliena: la Concept Art nascosta al cinema, in tv e nei videogame; come cambia la produzione e il consumo dell'arte nel XXI secolo (Musei Civici di Villa Mirabello, Varese, 2018), Il videogame è una forma d’arte? Neoludica: nuovi confini tra videogioco e bellezza da Leonardo da Vinci alle applicazioni creative di oggi (TEDxVarese, “L’arte di meravigliare”, 2019), Arte e geopolitica fra Giappone e Italia dal XVI secolo all’era dei manga (Festival #Intenso, Varese, 2020).

Dal 2016 collabora con la Commissione Legalità del Centro Internazionale Insubrico “Carlo Cattaneo e Giulio Preti” (Università dell’Insubria), ideato e coordinato dalla professoressa Stefania Barile (direzione scientifica  di Fabio Minazzi, docente ordinario di filosofia teoretica).

Gestisce la rubrica AttrARTI sul sito di LarioIN e, soprattutto, un blog culturale di successo, lucatraini.blogspot.com, che ha un'audience di oltre 2.480.000 visualizzazioni.

Scheda del libro Pagine 200, immagini a colori. Grafica Flavia Ciglia. Direzione editoriale artistica Debora Ferrari. Pubblicazione senza scopo di lucro, il prezzo di copertina ne ripaga la produzione. Il libro è frutto del libero pensiero dell’autore, del suo ingegno e della sua creatività. Tutti i diritti riservati: Luca Traini © Trarari TIPI ed. © Finito di stampare nel mese di ottobre 2024, Varese, su carta riciclata certificata FSC. ISBN 979-12-81680-08-1 | prezzo di copertina € 25,00.


venerdì 17 maggio 2024

FABBRICHE DI SOGNI Il mio intervento al Festival della Meraviglia

 

Il nostro aprirci sul mondo con le nuove tecnologie è sempre più a tempo (una constatazione, non una sentenza senza appello): cronografie in progressiva accelerazione da riportare sullo schermo di un iPhone, di un PC e, in ultima analisi, su una antica tabula cerata o una vecchia lavagna - gli antenati del tablet - dove scienza, filosofia e arte devono avere senza sosta a portata di mano un cancellino per prevedere a priori o comprendere a posteriori un’incalzante abitudine alla “meraviglia” che rischia di sminuire la formidabile portata di questo termine.

Questo in sintesi il contenuto dell’intervento che proporrò - in dialogo con Giulio Rossini, critico cinematografico e fondatore di Filmstudio 90 -  sabato 18 maggio alle 15.30 nell’ambito del Festival della Meraviglia a Laveno-Mombello (di cui ho già scritto a proposito della Società Ceramica Italiana e del MIDeC), durante l’incontro Fabbriche dei sogni presso Villa De Angeli Frua, sede del Municipio.


Infatti sulle sponde del Lago Maggiore nel weekend lungo del 17-18-19 maggio (ma mostre ed eventi proseguiranno fino al 2 giugno) si terrà la seconda edizione del Festival della Meraviglia. Un Festival che ha come fil rouge il “Dialogo” come mezzo per riflettere sul tema della Meraviglia. Nel corso dei tre giorni infatti, tanti professionisti noti ed emergenti si confronteranno “a-tu-per-tu” col pubblico, in un dialogo aperto, spontaneo e interdisciplinare, tra ecologia, imprenditoria, filosofia, scienza ed arte. “Perché la Meraviglia, lo stupore sia per il 'bello' che per il 'brutto', è alla base di una riflessione su come vogliamo vivere in questo mondo: sia tra di noi, sia insieme a tutti gli altri abitanti del pianeta, viventi e non viventi” sostiene Frank Raes, presidente dell'associazione Casanova che ha ideato il Festival e fondatore del Museum of Anthropocene Technology.


La sede del Museo (fotografia di Debora Ferrari)

Alla meraviglia collegata alle nuove tecnologie avevo già dedicato buona parte del mio intervento Un problema di connessioni alla IULM di Milano del 2 ottobre del 2009, che ripropongo in quanto le sue tesi sono state riprese e approfondite - insieme a numerosi altri saggi, testi teatrali, poesie e racconti - nel mio libro La nostra civiltà è un sogno ad angolo retto di prossima pubblicazione per TraRari TIPI:

Il cammino scolpito più di 3.000.000 di anni fa nel deserto di Laetoli, in Tanzania (memoria di interazione fra viaggio di Australopithecus Afarensis, terra riarsa, cenere vulcanica e pioggia) porta fino in Patagonia, alle mani dipinte con lo sputo nella Cueva del las Manos durante l'ultima glaciazione. Il chopper dell'Homo Habilis prima di diventare mouse deve far premere le cinque dita contro una parete perché lì, dietro quella specie di schermo, c'è la presa di corrente della realtà: ciò che siamo soliti chiamare "meraviglia".

Ogni nuova interazione con la realtà suscita meraviglia. È la ricerca del contatto con realtà sempre nuove e perciò meravigliose che spinge a "navigare" con nuovi meravigliosi strumenti - il PC è solo l'ultimo della serie - per cercare di riprodurre su uno schermo (vuoi la pietra della Cueva, la Stele di Rosetta, un codice amanuense o le tv a polittico di Nam June Paik, i desktop), su uno specchio simbolico in termini di cifre, parole, immagini, l'interfaccia in continua metamorfosi del nostro mondo.


Il 25 maggio, inoltre, ci sarà una presentazione particolare: Atlante delle architetture e dei paesaggi in provincia di Varese dal 1945 a oggi, Silvana Editoriale, a cura di Luciano Crespi, con passeggiata a Laveno insieme ad alcuni architetti per leggere le opere edificate nella cittadina lacustre. Un libro con 200 luoghi censiti e capitoli dedicati alle grandi firme che esce dagli stereotipi dei manuali di architettura per entrare, sempre con grande scientificità, nell’ambito della valorizzazione territoriale, perché anche capire dove abitiamo può a volte meravigliarci. I luoghi dell’arte e della cultura e le schede relative sono stati curati da Debora Ferrari, con cui organizzo mostre di arte contemporanea e dirigo NEOLUDICA Game Art Gallery dal 2008. Il mio nome figura nel testo fra i ringraziamenti per alcuni particolari apporti.

Il meraviglioso è sempre bello, anzi, solo il meraviglioso è bello scriveva André Breton.

Lo riscopriremo nel meraviglioso contesto letterale e naturale del Lago Maggiore.

Luca Traini

mercoledì 15 maggio 2024

JEAN FOUQUET E FRANÇOIS VILLON

 Dal dramma al romanzo teatrale (1992-2010) Frammenti


L'incontro con Enguerrand Quarton: il quadro della situazione

Commento musicale Jacob SenlechesLa Harpe de melodie 


Il genio del pittore, di cui restano solo pochissime opere certe, vola talmente alto da perdere di vista la vita dell’uomo senza data di nascita o morte. Il successo dell’artista scomparve presto, come il poco tempo che gli fu concesso per produrre capolavori. E il volto dell’uomo forse è nascosto nella piccola folla al riparo del manto della Vergine della Misericordia.
Nel mio dramma immaginai un incontro, ad Avignone nel 1466, fra il poeta in esilio e l’artista prima che se ne perdessero le tracce: avevano condiviso il mecenatismo malinconico del re senzaregno, Renato d’Angiò.

VILLON
Perdonatemi, ci siamo già visti?

QUARTON
Vi perdono. Quando eravate ladro mi avete rubato qualcosa. E, quando poeta, restituito altro.

VILLON
Maestro, ho preso solo qualche spina del vostro Cristo morto senza saperlo, quando ero carcerato. E da poeta mai coronato, so bene anch’io cosa significa essere due in uno. Ma voi l’avete perfettamente rappresentato, quando avete fatto Dio a nostra somiglianza in due persone.

QUARTON
Teniamo ancora in equilibrio quella colomba fra le labbra: ogni parola è preziosa.

(Il banditore annuncia tempo di peste. Il pittore e il poeta svaniscono in silenzio).


Alla corte di Renato d'Angiò: pastorale senza lieto fine

Commento musicale Johannes SusayProphilias


Secondo alcune interpretazioni il poeta avrebbe cercato fortuna (senza trovarla) anche alla corte di Renato d'Angiò, forse ad Angers, nel castello dove il re senza regno era nato.
Quel mondo fatato ormai è solo un ricordo, mentre in carcere, a Meungattende di essere impiccato.

VILLON
E da re Renato, che re non è mai stato, ci sono mai stato? E quando è stato che abbiamo poetato e fatto versi come agnelli o vitelli sgozzati per farne pergamene?
Ricordo un castello fatato illuminato a giorno dagli incendi dei soldati.
Re di un regno che non c’era,
A furia di cercarlo hanno messo a ferro e fuoco tutta la scacchiera.


Il caso vuole che re Luigi XI passi per Meung e, in suo onore, qualche prigioniero, se non ha esagerato, venga graziato e liberato.
Un volta tanto la fortuna è dalla parte di Villon, che ringrazia a modo suo.

Questo è un vero re anche se pura prosa per quanto è brutto!
Col suo grande naso ha fiutato sottoterra e sentito il tartufo che marciva in galera: quanto è brutto, quanto è buono anche lui!
Lui mi salva e tu mi hai condannato, re e non re, poeta angelicato: che contraddizione fare versi!
Pastore di greggi armati che brucano fino all’ultima radice, amante di pastorelle smorfiose per cui preda e imbratta pergamene, avvinto da catene di cartone che dice d’oro, d’Amore: ma liberarsi da catene vere, arrugginite, tu non lo sai, no, tu non sai quant’è bello!


Meung: Prigioniero del Romanzo della Rosa, prigioniero delle sue spine

Commento musicale Jehan Vaillant, Par maintes foys



"Echo parlant quant  bruyt on maine
Dessus riviere ou sus estan,
Qui beaulté ot trop plus qu'humaine"

"Eco parlante quando vaga
Un frastuono su fiume o stagno,
Che bellezza ebbe più che umana"

Ironia della storia, Villon viene arrestato e incarcerato a Meung-sur-Loire, la città di Jean, il poeta della parte più cruda del "Roman de la Rose", traduttore della "Consolazione della filosofia" di Boezio e dell'"Arte della guerra" di Vegezio. 
Il prigioniero dialoga con la sua ombra nella quasi totale oscurità del carcere, in uno stato fra la veglia e il sonno.


JEAN DE MEUNG
Eccoti in catene proprio nella mia città
Dopo le rose eccoti le mie spine
Hai ucciso un prete?
Allora te lo sei cercato questo amore claustrale
Sei solo come un cane?
Ti do in pasto la mia traduzione della “Consolazione”

Abbaia Boezio
Forse chi ha fiuto capirà

VILLON
Nessuna consolazione
Solo spine
Prigioniero sottoterra
Come una cattiva coscienza
Come parole che devono restare strozzate in gola
Meglio se in riva alla Loira
Meglio sotto
Come i pesci

Lascio la voce al barcaiolo al mercante al pescatore
A quel fesso di amante che trasporta sulle acque la sua bella
Se solo riesce a spiccicare qualcosa

[…]

JEAN DE MEUNG
Per i carcerieri e gli amanti
Ho tradotto in francese anche l’Arte Militare di Vegezio

Dopo aver militarizzato l’amore
Ho tradotto in robuste catene francesi anche lui

VILLON
Uno che scrive d’amore traduce un testo di strategia militare
Siamo alle solite
Ma in galera mi sarebbe stato utile in entrambi i casi
Di giorno lo stratega
Per cercare una via di fuga
Di notte il teorico dell’amore
Perché in gattabuia ti resta solo quella
La teoria

Però in mezzo a tutto quell’orrore
Bisognava anche cercare di dormire.


Jean Fouquet e François Villon: il pittore e il poeta a corte, in sogno 

Commento musicale Gilles BinchoisAdieu, jusques je vous revoye

Villon

Jean, Jean Fouquet, tu che hai “fou” e sei “folle” a inizio cognome e ti acquieti nella seconda parte, tu hai illustrato in miniature d’incanto i tristi casi di uomini e donne del sommo Boccaccio, puoi allora capire quello che dice san Paolo ai Corinzi, e a noi tutti che danziamo prede della grande ragnatela dell’arte: “Quello che è folle per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti”.

Fouquet

Il poeta fa sua la follia dei santi o è l’uomo che cerca solo una scusa per i suoi crimini? Ti sei convertito sulla via di Damasco o in qualche trivio di Parigi? E qual è la prospettiva giusta che unisce queste due maschere? Io l’ho imparata in Italia, da Beato Angelico. Geometria. E matematica dell’anima. 1+1 deve risultare 1. Che singolarità sei tu, che dormi, sogni e mi compari di punto in bianco qui a corte, come un’epifania da un tendaggio spalancato, come amano farsi ritrarre i sovrani? Allora, monarca solo dei tuoi sogni, cosa vuoi che ti dipinga dei re: i crimini o la loro capacità di guarire le scrofole?

Coro dei cortigiani

Fate passare i malati di scrofole! Fate passare solo i malati che vuole il re!

Villon

Io vorrei un ritratto senza denti, dopo che me li hanno strappati uno a uno come alla tua santa Apollonia, mentre sorrido a bocca chiusa di fronte agli orrori della mia epoca, finalmente innocente. Perché io ho pagato le mie colpe invece loro - tu i nomi li sai perché li hai ritratti - nascondono dietro labbra serrate, impassibili, i denti cariati e sporchi con cui rimasticano le loro vittime.

Fouquet

François, sei proprio un illuso. Sei a corte e pensi di essere ancora nel tuo letto. Io sono il pittore del re, e se vuole dipingo anche la sua amante morta nei panni della Madonna. Diciamo che cerco di vedere il lato migliore in quest’epoca triste, perché abbiamo uno straccio di pace, come quello che uso per cancellare una sbavatura, pulire sommariamente le mani. Almeno la Guerra dei Cent’Anni è finita, questi despoti imparentati incestuosamente fra  loro non giocano più ai grandi massacri. Solo piccoli crimini, quelli abituali. Quelli per il mio straccio.

Villon

La pietra, quella fatale che il tuo santo Stefano regge in equilibrio perfetto sul libro sacro, gioiello dalle tante facce che risplendono taglienti, dimmi: Etienne Chevalier, tesoriere dei nostri re, ha trafugato anche quella dal tesoro dei nostri sovrani?

Coro dei cortigiani

Il pittore, il pittore di corte ora deve pensare solo alle miniature.

Fouquet

Li senti? Se non comprendi, che razza di poeta sei? Ti sembra che i cortigiani abbiano sempre voglia di recitare pregando se il sangue cola dalla testa di un santo e rischia di sporcargli l’abito della festa? Mica vestono tutti i giorni il rosso dei cherubini. Parla del passato piuttosto, meglio se remoto, stendi i tuoi colori per il presente e lascia il disegno d’insieme per il futuro, se capirà, se avrà tempo di capire.

Villon

“Fugit irreparabile tempus”: questo è Virgilio, me l’hanno insegnato a scuola. La scusa principe per cui è sempre emergenza, mai tempo di riflettere, solo di agire. E chi pensa non lo permette, quindi va eliminato. Ho cercato anch’io di seguire l’esempio, nel mio piccolo, uccidendo, rubando, e in grande non me l’hanno perdonato. Tranne quando stavo per essere impiccato e un figlio che aspettava solo crepasse il padre è diventato re e mi ha graziato. Quando si dice il culo, che mi ha salvato, non ha pesato sul corpo lasciato libero di ballare nel vuoto con una corda al collo. Di questo gioco fra legge fisica e morale ho scritto anche in una quartina.

Coro dei cortigiani

Luigi XI concede la grazia ai poeti, purché facciano perdere in silenzio le loro tracce lasciando spazio alla sua prosa.

Fouquet

Ascoltali bene ancora, poeta: giocano se stessi come pedine su una scacchiera, non sono stupidi. Devi contemplare l’essenza vegetativa di questa specie di esseri umani: non è il saggio splendore delle piante - queste s’innalzano verso il cielo - ma la bassa furbizia di chi cerca di affondare radici taglienti, come la mia pietra, nel timore quotidiano che l’avvento di qualcuno li possa sradicare o quanto meno, di norma, potare uno di quei loro rami troppo carichi di spine. Lo sanno, meglio, lo sentono come animali da caccia che siamo creature in esilio, su una tavola, su una tela, su una pagina bianca.

Villon

Io vorrei fuggire nelle Fiandre. Ma ci sono poeti? O è meglio di no? E i duchi di Borgogna? Dove mi conducono? L’Italia, l’Italia, dove forse sono già stato, a cercare un’altra prospettiva, se non come poeta almeno come semplice essere umano, uno che vuole solo vivere tra qualcosa di bello. E magari, confidando per l’ultima volta nella metrica dei tempi, tornare un giorno a Parigi, come te a corte, ma all’osteria “La mula”, finalmente sterile, a raccontare semplicemente cosa c’è fuori. Senza più scrivere, per carità, senza vergare pergamene di agnello sgozzato.

Coro dei cortigiani

Il nostro nemico è la Borgogna: accettiamo qualsiasi delinquente tra le nostre fila pur di farla a pezzi.

Fouquet

Uomo, poeta, artista, perenne ubriaco, cattivo soldato, svegliati, tanto a Parigi non tornerai. Di te, François - non parlo di Villon -  se ancora una volta non vorrai avere le mani sporche di sangue, dovrà perdersi ogni traccia. Le impronte del mio cammino io le tengo serrate come un gregge in uno stazzo, nel passato. Nelle Fiandre Van Eyck, Claus Sluter in Borgogna, Beato Angelico in Italia: tutte sezioni di un’unica prospettiva qui e ora, nei mei occhi. Ma il punto di fuga lo tengo ben stretto, in segreto.

Claus Sluter, Pozzo dei profeti, Certosa di Champmol, Digione, in https://lucatraini.blogspot.com/2018/01/non-solo-machiavelli-e-guicciardini-le.html

Villon

Parole sante, per chi non è mai finito in galera. Io dormo, ma il mio cuore veglia, e domani dovrò uscire dalle porte di Parigi bandito per dieci anni, come una bestia braccata. In exitu Israel de Aegypto cantavano gli antichi. E non c’è nuova polifonia che possa salvarmi.

Coro dei cortigiani

Silenzio! Silenzio! Il re vuole ascoltare in pace la Messa in qualsiasi modo del signor Johannes Ockeghem!

Villon

Un altro Giovanni, come te. E io in esilio nel deserto come il santo, come il popolo d’Israele.

Fouquet

Voce che griderai per l’ultima volta nel deserto affollato delle strade di Parigi, alla fine del sogno voglio rivelarti un’ultima cosa. Un progetto che mi è stato commissionato dal più ambizioso dei vassalli del re, Giacomo d’Armagnac: illustrare le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio. Bella scommessa per me, singolare scelta la sua. Un messaggio segreto ai borgognoni, agli inglesi? Come Giuseppe tradì i suoi per diventare Flavio, forse lui tradirà il re? Ma che razza di diavolo si può celare nell’arte? Quanto splendore devo aggiungere per evitare l’ombra?

Coro dei cortigiani

Ricordate, sudditi, ricordate: Giobbe pazientò quant’era giusto accasciato nella sua montagnola di merda, ma il re, con la stessa grazia divina, preferirà sempre il trono più elegante. Confitemur: giorno verrà che anche d’Armagnac finirà decapitato e diseredato. Parola del nostro signore, Luigi.

Villon

Ora sì che li sento, grande miniatore: tutti felici se avranno più spazio per sgomitare. E tu che farai? Illustrerai soltanto i soliti Davide e Salomone? Il tomo di quel grande traditore è più grande di una forma di formaggio ma, attento, il suo sapore è amaro. Quando l’antica monarchia si spacca in due come te la caverai con i grandi re del regno d’Israele, uno più peccatore degli altri? Sceglierai solo quelli che si salvano del piccolo regno di Giuda? Basta una semplice pestilenza a fare la storia e gli Assiri fanno a pezzi la torta più grande mentre ci restano secchi quando cercano di azzannare un  boccone più piccolo.

Fouquet

Fare e disfare. Nel mio piccolo farò quanto in grande hanno disegnato e disegnano i re della dolce Francia, scampati a un pesce più piccolo, ma famelico, come il regno inglese. E poiché loro dicono di discendere dai troiani come i romani, io prenderò di mira solo i romani perdenti come Pompeo, anche se cari al nostro Petrarca, a Boccaccio e alla nostalgia degli Italiani che ho visitato, così fieri delle loro piccole, fragili paci. Celando ancora una volta le mie inquietudini. Come l’autoritratto che ho voluto dai contorni dorati mentre emerge dal nero, cosciente di quanto sia apparente, oscuro. Fissalo bene: ho dipinto volto, abito, cappello e nome in oro sfidando la tenebra.

Coro dei cortigiani

Autorità! Autorità di Parigi, cosa aspettate a svegliare quest’uomo che dorme e si diceva poeta?

Villon

Un poeta è sempre sveglio, signori, specie se sogna. Villon è sempre stato sveglio. E tu? Tu, François?


Pace fatta con Parigi?

Commento musicale Josquin DesprezQui habitat


L'uomo François Villon, prima ancora che il poeta, dopo tante traversìe, volle fare pace con la sua città, Parigi.

VILLON
Ci siamo lasciati così male, mia città. Ora invece te lo dico col cuore e in bel latino: “Ave atque vale”, “Addio e stammi bene, curati”.  E tu non dici niente? Devo fingere una brezza per credere che tu mi accarezzi?
Così sia, Parigi Lutezia nata dal fango, come è scritto nel Libro che sia stato per l’uomo: abbiamo ancora bisogno di carezze, come i bambini, come i cani.
Eh sì, che mi hai grattato via come la rogna. Come un cane rognoso mi hai sbattuto fuori di casa.

E poi io - io – sono guarito perché mi è apparsa la Poesia. Veniva dalla taverna del “Cavallo bianco” a quella de “L’asino a strisce”, dove dormivo ubriaco fradicio. Mi diede una tale sberla con quelle candide manine, che ancora mi sembra di sentire un giglio rovente sulla guancia destra.
Strabuzzo gli occhi e ti vedo un viso così dolce - la Bellezza, quella vera, lo sai, ferisce – “Tu dormi” scandì sorridente “ma io, il tuo cuore, veglio”.

Fu allora che Dama Memoria venne dall’osteria “La mula”. Fissai anche lei un po’ demente, anche lei ridente. Che pure mi mollò un ceffone. Lo stesso bruciore sulla guancia sinistra. E la stessa allegria in quest’altra donna alle parole: “Ho reciso il filo della tua vita passata, come una tessitrice”.
E tutt’e due insieme, a me ardente, finalmente sveglio e sorridente: “Godi, figlio nostro, nella tua nuova adolescenza!”.

E svanirono. E mi svegliai di nuovo. Sono sveglio, attento, mi guardo tutt’attorno - dove sono? – in cerca di un po’ di vento.
Parigi, tu lo sai, si dice che il lupo vive di vento. E io lo attendo, per avere in cambio la tua carezza: alita dal tuo fango un po’ di rezzo!


Nota I nomi delle taverne tratti dalla XII strofa del “Lascito”; “Io dormo, ma il mio cuore veglia”, qui rivisitato come gli altri brani biblici, è da Isaia; Dama Memoria è la personificazione del trattato citato nella strofa XXXVI del “Lascito”; “Hai reciso il filo della mia vita come un tessitore” è preso da Giobbe e già citato nel “Testamento” alla XXVIII strofa come “Godi, figlio mio, nella tua adolescenza”, tratto dall’Ecclesiaste, nella XXVII; il detto popolare “Il lupo vive di vento” è nella strofa II del “Lascito”.


Arazzi politici, danze selvagge, re folli

Commento musicale Pierre de La RueAutant en emporte le vent 

“Negli Arazzi di Alessandro Magno,seguendo l’interpretazione di Aby Warburg, vediamo ritratti nei panni di immaginari soldati macedoni il duca di Borgogna Carlo il Temerario e il suo esercito. La lotta contro gli ‘uomini selvaggi’, aggiungo io, è quella contro i francesi, rappresentati alla luce del Ballo degli Ardenti narrato da Jean Froissart. Nel 1393, infatti,quattro danzatori vestiti da ‘sauvages’ che si esibivano col re Carlo VI (che già mostrava segni di squilibrio mentale) erano finiti bruciati vivi nell’incendio provocato da una torcia portata dal fratello del re, Luigi d’Orléans”.

Così raccontavo nel mio corso Alessandro Magno e la sua leggenda (1996). Un arazzo in apparenza esotico, ma concretamente politico. Una danza per esorcizzare aspetti “selvaggi” e “demoniaci” mentre la “civiltà” era in preda alla follia non solo del re, ma delle atrocità della Guerra dei Cento Anni.

Raffinatezza e ferocia che mi avevano già attratto e disgustato nel '92, quando avevo scritto e rappresentato parte del mio dramma: 

VILLON

Tutta questa raffinata nostalgia

Trasudava di vernice fresca.

Dopo i tornei, i balli e i canti

Sarebbe venuta la macelleria.

Poi la noia,

La muffa

E ancora la nostalgia


Luca Traini