Raffaello, Josquin: arte due volte orfana a distanza di un anno. 1520, 1521 e altri 5 secoli di superiore lontananza.
Amore
a distanza anche il mio, perché fin da giovane la passione fu prima per
Michelangelo e poi per Johannes Ockeghem: Cappella Sistina per l’italiano, Requiem del fiammingo. Negli altri tutto
sembrava troppo facile, senza tormento.
Fu
poi quel canto gentile e struggente di Josquin per il maestro Johannes, la Deploration, ad aprirmi le orecchie, gli occhi anche sulle
sfumature sofferte dell’ultimo Raffaello. Le ninfe dei boschi invocate dalla
canzone piangevano anche la bellezza del pittore, dell’uomo scomparso a 37
anni.
E
come avevo intessuto la trama di un dialogo fra i personaggi delle opere di un
altro artista, spento alla stessa giovane età – Resurrezione e morte di Jean-Antoine Watteau – così ho iniziato a comporre
emozioni e pensieri dai ritratti dell’artista di Urbino, marchigiano, come me.
Rimasti allo stato di frammento, come quelli per Lotto a Recanati (dove regna il silenzio, rotto solo dalle parole di Leopardi).
I
musicisti sembrano avere la fortuna di vivere più a lungo. Le note di Couperin e Rameau come eco delle tele di Jean-Antoine. I quadri di Raffaello Sanzio in
armonia, armonia comprensiva di dissonanze, con le quattro voci del pentagramma
di Josquin Desprez.
SE OGNI COLORE È
CANTO
Frammento Primo
Baldesar Castiglione
(come recitasse i
suoi versi da quegli occhi così azzurri e tristi)
“Così,
se ben un tempo al tempo guerra
fanno
l’opre famose, a passo lento
e
l’opre e i nomi il tempo invido atterra”.
L’uomo ritratto con
Raffaello
Io
credo parli d’amore anche questo silenzio.
Raffaello
Tu
sei buono, amico mio. Ma io sento un destino che si accanisce, mordendo lento
la mia fama da vivo, la mia fortuna di più di tre secoli. Prima di questa
mostra altri duecento anni dove il rispetto ha spento la passione. Il cuore di
questi nuovi sguardi batte per Leonardo, Michelangelo… Bellezza, gentilezza,
generosità, la mia stessa dolcezza, “per non so quale astro avverso”, mi furono
contro.
Lo
stesso genio. Lo stesso destino del mio Petrarca.
Preferiscono
Dante.
La Velata
Quella
poesia che tu amavi tanto. Come me, che ricambio i tuoi, i suoi versi:
“Lassare
il velo o per sole o per ombra”
…
Ombra…
“Mentr’io
portava i be’ pensier’ celati”.
E un’ombra sempre più
grande scende fino a far svanire i volti al canto “Adieu, mes amours” di
Josquin.
Frammento Secondo
Giulio II
Quello
che resta, Leone, è un povero vecchio. Un vecchio leone dal volto emaciato, gli
occhi dentro due caverne che fissano il vuoto. Leggi il teschio, io mi pulirò
la bava col fazzoletto. Con discrezione. È Raffaello: fasto sobrio, preziosi
dettagli. Oro, rosso, il verde che ho dietro le spalle. Potere, sangue,
speranza io non li curo, non mi curano più. Davanti a me c’è solo quella cosa
che non si vede. E non è come nelle tue preziose miniature.
Leone X
Io
sono il figlio di Lorenzo de’ Medici e ogni libro è sacro. Posare mi rilassa,
specie dopo questo Concilio in Laterano che hai voluto tu. Dovevamo riformare
la Chiesa, lavoro colossale: un affresco di Michelangelo, di Raffaello. E
invece… miniaturisti di bottega. C’era da ricostruire una Chiesa sulla roccia e
non riusciamo neppure a procedere con San Pietro. La Germania si è ribellata
contro le indulgenze e io devo capire se processare questo agostiniano, questo
Martin Lutero. Raffaello mi ha fornito una lente preziosa. Temo preziosa solo
per le miniature.
Appare l’”Estasi di Santa Cecilia” sulle note dell’Agnus Dei dalla “Missa L'homme armé super voces musicales” di Josquin Desprez.
Nessun commento:
Posta un commento