Commento musicale C. A. Piatti, Elegia per 2 violoncelli
La chiesa sconsacrata e le
altre case in pensione discutono ancora su chi fossero quei santi senza volto
affrescati e restaurati così bene. Specie quello così elegante da sembrare un
cavaliere. Il mantello rosso… la freccia in mano: chi era? Forse San
Sebastiano?
Portone, androne, piccola
porta celata e finestre inferriate ricordano ancora, nel silenzio, nell’ombra,
quel sogno di architrave greca dissepolta ora esposta al sole.
Un’altra finestra, altre
sbarre più giovani vorrebbero per sé quelle infiorescenze così antiche,
così
smaltate di fresco.
Ma gli intonaci, ancora più
sbrecciati dopo un giorno di pioggia, rimandano a quelle ferite su aureole,
corpi, volute dove antichi più recenti si accanirono come grandine a colpi di
scalpello. E all’altro intonaco che scese su quelle piaghe, sepolcro imbiancato
chissà per quanto, prima di essere rimosso dal restauro.
Ora puoi notare che i
delfini erano stati meno intaccati. E forse questo dettaglio è stato di buon
augurio per la resurrezione dell’arte: è il simbolo del Cristo che salva dal
naufragio.
Mistero di quello che muta,
che resta e si confonde. Di un muro aperto due volte, di un vuoto e di un altro
con porta forse finestra insieme ad altre due, una vetrata, una murata. Di un
santo se non due che ebbero un volto bello e convenzionale, bello oggi anche da
reinventare.
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