Il libro di Fisica fu il primo a essere venduto dopo
una triste Maturità.
“Senti, quanto mi dai?”.
“Mah, guarda... é tutto scritto... l’hai già preso a
metà prezzo... Eh sì, fa proprio un po’ schifo: 3000 lire”.
“Come 3000 lire? Ma sei fuori! E’ pure rilegato!”.
“Ma se è più scotch che plastica! Toh, guarda!” e
spalanca la copertina “C’è pure scritto bello grosso: ‘Fai schifo!’”.
Era vero. In Fisica facevo piuttosto schifo. Non che
l’argomento non mi affascinasse, anzi, ma al Classico era proprio l’ultima
ruota del carro.
“Moto circolare uniforme”.
“Sì, delle mie palle: caduta dei gravi”.
Primo quadrimestre del quarto anno: 4.
Moto accelerato uniforme verso l’esame a settembre.
“Paolo, mi aiuti in Fisica? Dai, le partite a
biliardo te le pago io”.
E Paolo: “Va bene. E poi non c’è niente di meglio
del biliardo per mettere in pratica le leggi della Meccanica”.
“Ecco, bravo: prendimi anche per il culo”.
Bar “2 stelle” (astrofisica): tempio dei bigioni
varesini. Mai sperimentato una serie così cocente di sconfitte! Carambola,
goriziana... I tamarri del tavolo vicino mi lanciano brevi occhiate sprezzanti
(ottica).
Però il gioco vale la candela: 7 nell’ultima
interrogazione.
4,5 + 7 = 11,5 : 2... 5,75. + 6 che 5. E vai:
fenomeno!
Fenomeno fisico però. E perciò reversibile.
Nuovo e ultimo anno. Nuovo attrito con la prof.
Classico 5.
Febbraio 1985: “Oh, ragazzi, fra le 4 materie per
l’esame è uscita pure Fisica”.
Ecco, ci mancava solo questo.
“Vuoi una mela?”.
“Sai dove te la puoi mettere la mela?!”.
Pico de Paperis contro Archimede: agli esami porto 3
materie invece di 2 anche per evitare quella lì.
E infatti non me la chiedono.
Ma anche così, le mie attese sarebbero cadute nel
vuoto.
“Facciamo almeno 5000”.
“Tremilaecinque”.
“Quattroecinque”.
“4 e basta”.
“Va bene: 4 e vaffanculo!”.
“Dai, non rompere che ti è andata bene”.
“Capirai, 2 anni di Fisica 4000 lire!”.
1998. Sono passati 13 anni, ma, a pagina 60 del
numero 2 di “Scienza Nuova” c’è il disegno di un biliardo che finalmente mi
soddisfa.
Un biliardo quantistico dove ogni palla giocata
cadrà inevitabilmente, finalmente nella buca esatta. E, attraversando un
cunicolo spaziotemporale nascosto nell’anima del tavolo, riemergerà da un’altra
buca, nel passato.
E ogni partita, tutte le partite perse, avranno
nuovamente inizio
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