Dialogo fra Ada Lovelace, Charles Babbage e Luigi Menabrea
Hardware e
software hanno anche una matrice italiana. Partendo, infatti, dalle Note sulla
Macchina Analitica di Charles Babbage pubblicate nel 1842 da Luigi Federico Menabrea - scienziato,
militare e poi capo del governo del Regno d’Italia (in questo caso non tra i miei
preferiti) - Ada Lovelace, ispirata inoltre dalla scheda forata del Telaio Jacquard, elaborò l’idea di programma informatico, aprendo la strada ad altre
grandi donne di scienza del Novecento
come Grace Hopper, Hedy Lamarr e Katherine Johnson.
Il frammento di dialogo che ho ritrovato era parte del lavoro per le mostre The art of games ad Aosta nel 2009 e Neoludica alla Biennale di Venezia nel 2011 (decennale di un evento in prima mondiale rimasto unico nel suo genere). In entrambi i cataloghi, per ragioni di tempo e di spazio, preferii pubblicare solo il sonetto acrostico binario dedicato alla madrina di entrambe le esposizioni: Ada, che, in quanto figlia del poeta George Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke, racchiudeva già nella sua persona la sintesi fra arte, scienza e tecnologia.
Luigi Menabrea
Quando ero nel Genio militare ebbi in sorte di
sostituire il conte di Cavour nei lavori di sistemazione del Forte di Bard.
Forse fu lui a suggerire che questa macchina bellica, questa sorta di creatura
viva strisciante sopra una collina, nulla avrebbe potuto sortire senza un
continuo ricambio della presenza del genio umano. Una piccola specie di
serpente di Esculapio lasciato libero di vagare, inquieto, sempre, dentro una struttura
immane, immobile.
Ada Lovelace
Vedrò anch’io il vostro forte come il nostro
Turner? Per ora mi accontento del più pacifico telaio di Jacquard. Il mio genio
è quello di Penelope: una scheda per ogni possibile ritorno di Ulisse. E quando
avrà smesso di vagare per le sue inutili guerre e vorrà finalmente vedere in
faccia la verità di ogni memoria – è un risultato semplice nonostante calcoli
così complicati – ebbene vedrà che nessun dio dell’Olimpo lo ha costretto. Noi
decidiamo la nostra tessera, il ritratto che uscirà dal telaio. Saranno quei
vuoti sulla carta bianca a dire come siamo, e cambiamo. E dovremo accettarli,
perché quello che crediamo di essere è sempre altro. Sarà una donna a farvelo
capire. Io, che so cosa vuol dire dare vita a un figlio. E dovrò sperimentare
una morte per cancro uterino.
Charles Babbage
“La compianta contessa di Lovelace mi informò che
aveva tradotto in inglese le memorie di Menabrea sulla mia Macchina Analitica. […]
Le sue annotazioni permettono di allungare di circa tre volte la memoria
originale. L’autrice è entrata con competenza in tutte le questioni più
difficili e astratte riferite alla macchina”.
Ada Lovelace
Software, hardware… Siamo noi, caro Charles. E quelle
idee di Platone così sottili. La scheda Jacquard di Diotima nel suo Simposio
come nel nostro: una scheda sottile come l’amore fa muovere la complessa macchina
della vita. Che sia il biglietto da visita di una reminiscenza o programma per
il futuro, Luigi, Carlo, non dimenticate la vostra “Incantatrice dei Numeri”.
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