lunedì 20 aprile 2020

BRACCIO DI FERRO E IL SURREALISMO

#IoRestoaCasa e combatto il #coronavirus con gli spinaci di Popeye e altro cibo per l’anima dei Surrealisti. Nel quadro di Max Ernst che li ritrae, Au rendez-vous des amis (1922), c’è anche Raffaello e io ci aggiungo Elzie Crisler Segar, inventore del formidabile marinaio, col suo Thimble Theater di protagonisti dell’assurdo.

Ci sono cresciuto su quella barca nei cartoni in bianco e nero che iniziavano con vista prua, vento in poppa e sigla per organetto e pipa. E cosa c’è di più surreale delle prime avventure di Braccio di Ferro, specie nella versione cartacea (era così anche il Topolino degli inizi)? La bizzarria delle storie si innesta perfettamente nel grande teatro dell’assurdo della Crisi del ’29. Popeye era nato, personaggio comprimario, nove mesi prima il Crollo di Wall Street. All’indomani di quel terribile autunno è già protagonista. Superman verrà quattro anni dopo, ma è già forte la fame di supereroi, anche nel comico.

E’ stato grazie a lui e alla sua ciurma strampalata (su tutti la deliziosa snodabile Olivia) che sono approdato ai collage di Breton, ai quadri di Ernst, ai film di Buñuel  (che da giovane era anche pugile). Fino alla riproduzione pop di Andy Warhol (1961) e al geniale film di Altman con l’indimenticabile Robin Williams. 1980: si chiude la circumnavigazione del grande Underground. Giusto un attimo prima dell’era dei revival.

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