tratto da Il Dittico di Aosta
Innamorato fin dai tempi dell'università del Dittico di Anicio Probo, gioiello di passaggio fra l'arte antica e quella medievale, qualche anno fa volli dedicargli questa breve composizione in versi "intexti" com'era in voga nell'età tardoantica, sull'esempio del mio caro Optaziano Porfirio.
All'epoca la punteggiatura era usata solo per la burocrazia: punti e virgole avrebbero fatto il loro ingresso in poesia solo con i bizantini (vd. il Cometa in http://lucatraini.blogspot.it/2012/12/una-nuova-preziosa-antologia-di-poesia.html), con l'odierna lettura muta.
La croce intessuta nel testo trova la sua ragione nel fatto che la potentissima dinastia senatoria degli Anici fu una delle prime ad abbracciare il cristianesimo. La sua esponente più prestigiosa, Faltonia Betizia Proba (l'unica poetessa romana di cui ci sia giunta l'opera), intelaiò addirittura un poema su Antico e Nuovo Testamento usando come filo conduttore solo versi, per intero o a metà ("emistichi"), di Virgilio: roba da far impallidire i futuristi!
E altri importanti letterati - e politici - di famiglia furono Rufo Festo Avieno, Paolino di Nola e, soprattutto, Severino Boezio e Gregorio Magno, con cui la genealogia ebbe termine.
ANICIO PROBO VALE.
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