martedì 26 marzo 2013

THE LITTLE BIG LAMB Storia di un videogame pasquale


Giugno 1983. In un interno semioscuro tutto bagliori dalle parti di La Spezia un ragazzo smilzo dal riccio selvaggio dà le spalle al mare. Davanti è tutto preso da una piccola creatura che, quando salta, gli ricorda le Gorgoni in volo dei vasi greci arcaici, un essere degno, insomma, del primo anno di liceo.
Poi una voce amica gli ricorda il sole, il mare, le Cinque Terre.
Si distrae ed ecco che dietro l’incanto si cela il dramma, perché la piccola creatura muore schiacciata da una botte.
Perseo o Super Mario stavolta non ce la fanno: Andromeda se la fa col mostro (comunque un primate).

File:And bode.jpg

Biennale di Venezia 2011. Esterno: Santa Croce, Sala dei Laneri, candida facciata attribuita al Longhena.  Ormai calvo, durante un party, confido ai colleghi di E-Ludo Lab che, curando NEOLUDICA, mi è venuta nostalgia proprio di Donkey Kong.
Qualche giorno dopo davanti a un involtino primavera mi chiedo se Pong abbia giocato qualche ruolo nel riavvicinare Stati Uniti e Cina. E Tetris nell'era Gorbaciov?
Poi la testa fa un lungo salto all'indietro stile Hyper Olympics per attestarsi in epoca romana dalle parti del Giordano o giù di lì.
Avrei potuto immaginare un nuovo Pac-Man con le pillole di Damien Hirtst o il castello di Dragon’s Lair scalato da Matthew Barney - e invece ecco materializzarsi negli occhi un videogame cristiano per la mia co-curatrice videoludica credente.
E infatti il titolo me lo darà proprio lei, Debora Ferrari: The Little Big Lamb.

File:White sheep (Giotto).jpg

Ma procediamo con ordine.
Il punto di vista del sottoscritto è comunque agnostico, quindi l'equazione algoritmica scelta non potrà che essere p:a=c:e. Perciò niente sparatutto dell'Antico Testamento tipo Giudici, Giosuè o Libro dei Re, ma il Nuovo, soprattutto il Vangelo, specie le parabole (in versione cattolica, come lei, anche se la tentazione dei plurilivelli gnostici è forte).
In principio è l'ultimo livello della parabola del figliol prodigo: preparagli la cena tipo Restaurant City dopo averlo rintracciato su Facebook.
Quindi è la volta dei tre talenti con relativa semina e raccolta in diversi campi (stile FarmVille senza uso di pesticidi).
Poi i campi si trasformano in pascoli, un papa Benedetto fa posto a un altro di nome Francesco nell’era di Twitter e LinkedIn e una terza idea trova sviluppo: la pecorella smarrita.

File:Fiery furnace 01.jpg

Grafica vintage a metà strada fra l'età d'oro dell'8-bit e un verosimile stile "I tre fanciulli nella fornace" delle Catacombe di Priscilla, così Teletubbies.
Pastore e/o pastorella da abbigliare con ampia scelta nello spazio e nel tempo: originale mediorientale antico e moderno, ma anche Navajo o Australiano; bucolico alla Teocrito/Virgilio, flauto e zampogna, o sardo suonatore di launeddas (solo per fare qualche esempio). Quindi è la volta del pastorale (da personalizzare e/o da ritrovare). Poi le pecore, naturalmente: una razza fra le tante o, meglio, più razze insieme. E il cane, meglio se un bastardino. Scegli i richiami per il gregge. Arreda infine la tua tenda (un po' come nella Pet Society).
Ora sei pronto per cominciare.


File:Wilpert 117a.jpg

PRIMO LIVELLO
Raduna 99 pecore (optional: dai loro anche un nome).
Premi a seconda del tempo impiegato: uno o più piatti di lenticchie, un pozzo, un recinto (da far sistemare a un falegname: vedi più avanti).
Ricorda: il pastorale serve solo a indicare la direzione del tuo percorso, ogni uso violento dello stesso comporterà una penalizzazione.

LIVELLO 2
Le pecore devono essere munte e il latte trasformato in formaggio (inventa il tuo formaggio) secondo gli standard del biologico.
Allo stesso modo tosatura e confezione di abiti di lana.

TERZO LIVELLO (versione diurna)
Ti sei accorto che manca una pecora, magari proprio quella nera, e parti alla sua ricerca. La cerchi fra dirupi, valli, grotte e oasi (se raggiungi queste ultime, un premio; se cadi o ti perdi negli altri, game over). L'ambientazione sarà soprattutto deserto: dovrai quindi cercare miele e locuste per sostenere la ricerca.
Anche quando l'avrai trovata, fai attenzione perché sarà tutt'altro che facile convincerla a tornare. Tu non demordere e segui la pecorella che supera i tuoi stessi ostacoli.
Se poi raggiungi un villaggio, puoi rifornirti scambiando nel mercato i prodotti del livello due.

TERZO LIVELLO (notturno)
Il sonno del pastore: conta delle pecore, eliminazione di diversi incubi.

PREMI (tanti)
Se incontri:
un vignaiuolo, + 11 punti
un agricoltore, + 22
un pescatore, + 33
un falegname: complimenti, hai vinto un recinto nuovo di zecca e potrai cercare la tua smarrita più tranquillo
una donna al pozzo, sempre 33 punti
una o più pergamene in una grotta, + 100 (Rotoli del Mar Morto)

PENALITA' (poche)
Se incontri:
un soldato romano, - 11 punti
un pubblicano, -22

Un gioco ottimista.

COMMENTO MUSICALE
"Se non ritornerete come bambini, non entrerete mai" (in versione oratorio 8 bit) alternata a brani di The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis (quando si raggiunge un obiettivo).

FINALE
La pecora torna nel gregge, il pastore si addormenta e conta fino a 100.
Al risveglio si è trasformato in agnello.

GAME ON


mercoledì 13 marzo 2013

"NIENTE MUSICA, MAESTRO" DI LUCA TRAINI IN ONDA SU "IL CANTIERE" DI RAI RADIO 3


NIENTE MUSICA, MAESTRO! è parte di un progetto ideato e realizzato da Luca Traini, curatore d’arte, scrittore e attore che ha sempre amato recitare i testi delle canzone italiana, specie quelli all’apparenza più innocui, perché riservano sorprese che non ti aspetti. E il dramma è sempre in agguato. Dal mito dello sviluppo senza fine dell’Italia del boom economico in "Casetta in Canadà" alla crisi di qualche anno dopo riflessa nel fatalismo di “Finché la barca va”. Dall’euforia della liberazione sessuale in “Triangolo” ai nuovi problemi della coppia anni ’70 in “Grande grande grande”. Fino allo smarrimento di fine secolo di “Nord sud ovest est”.
Una nuova lettura di cinque canzoni emblematiche.

giovedì 28 febbraio 2013

CANTINE DI FRANCIACORTA: ARTE VINO E VIDEOGAME Intervista a Luca Traini

Una rivoluzione artistica che dona valore ai videogames



Luca Traini, insegnante di storia e filosofia, curatore d'arte, scrittore e attore. Ha pubblicato i drammi Morte di Caravaggio (1988), Il bisturi e l'architetto (Triennale di Milano 1995), Resurrezione e morte di Jean-Antoine Watteau(andato in onda su Rai Due nel 1997), Fratello Wolfgang Sorella Mozart (2006) e il romanzo Il Dittico di Aosta(2007). Con Debora Ferrari, dopo aver curato le principali mostre italiane del fotografo personale di Picasso, André Villers, ha rivoluzionato il mondo dell'arte con tre mostre che hanno sdoganato l'estetica del videogame: The Art of Games (2009),Neoludica_Art is a Game(Biennale di Venezia 2011, catalogo Skira) e Assassin's Creed Art Revolution (Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano 2012, catalogo Skira). E' curator project manager di Game Art Gallery, presentata alla Games Week 2012.

Che cos'è per te l'arte e che valore ritieni abbia assunto oggi, nel contesto sociale in cui viviamo?
L'arte è Dioniso che insegna a bere ad Apollo. Un'estasi della ragione, espressa storicamente con tecnologie diverse, quindi sublimazione del lavoro umano. E il bello è che mai una nuova arte sopprime le precedenti, ma le si aggiunge comprendendole: dai primi graffiti alla più recente, il videogame, da me sdoganato insieme a Debora Ferrari alla Biennale di Venezia di due anni fa.

Arte come esperienza. Esperienza e sensi. Dai sensi passa tutto il nostro apprendimento. Come assoceresti l'arte al vino? Quali sensi hanno in comune?
Mi piace l'impostazione sensista della domanda. Immagino subito un brindisi col filosofo Hume tra i vigneti di Franciacorta. Quindi non sarà difficile abbinare vino e arte, dati i precedenti del simbolismo estetico di duemila anni di cristianesimo o i più concreti, ma sempre evocativi, inviti al bere dei simposi greci o latini: nun chre methusthen o nunc est bibendum, magari il vetulus Falernus di catulliana memoria. Ma per tornare a tempi a noi più vicini, brindare con i giocatori di Cézanne o con le bottiglie di Morandi. Per il domani ho anche in mente installazioni videoludiche per il vino. Ma questo sarà spero argomento di una futura intervista. 

Qual è il tuo vino preferito? Perchè? A cosa lo abbineresti e soprattutto, quando ti piace bere un buon calice di vino?
Rosso per la meditazione. Bianco per i brindisi. Progettazione ed esposizione. Rosé per gli imprevisti. Un buon bicchiere accompagna solitudine e contemplazione per quattro giorni e compagnia per tre. Nel primo caso, naturalmente, ogni condizione atmosferica ha il suo vino. Così come ogni luogo (ne ho anche accennato qualche anno fa nel mio romanzo Il dittico di Aosta). [...]

sabato 23 febbraio 2013

IL SOTTOSCALA DI SANT'ELIA

Commento musicale Luigi RussoloUlulatore



Un discorso sull’architettura futurista italiana non può evitare i toni cupi. Il nitore ingannevole dei progetti di Sant’Elia, l’iconoclastia gioiosa - a parole - di Boccioni furono spazzati via dalla messe futurista di proiettili dell’Ansaldo.

File:Giuseppe Palanti - Pubblicità Ansaldo 1918.jpg

“ZZZANG - TUMB - TUMB (280 COLPO DI PARTENZA) SRRRRRR GRANG - GRANG (COLPO IN ARRIVO)”.
Corpi cineticamente in 1000 pezzi, avanzata centrifuga dei brandelli verso l’ambiente saturo di iprite.
“ALTO UCCELLI CINGUETTANO BEATITUDINE OMBRIE CIP - CIP - CIP BREZZA VERDE MANDRE DON - DAN - DON - DIN BEEE”.
Mattatoio: centripeto.

File:CadutiAlpiniOrtigara.jpg

“URTO DI TUTTI GLI ANGOLI ACUTI”, troppi angoli acuti (assalto alla baionetta). Dopo: groviglio di abbracci nelle trincee zig - zag, linee ondulate, amate, intasate stronzi varie forme e misure: orribile fetore di accademia, militare.

File:Poster con disegno di donna, scritta- Tacete Anche il vostro silenzio affretterà la Vittoria.jpg

I padroni del vapore preferirono investire dopo, sui loro cadaveri. E l’accademia, sempre lei, partorì monumenti ai caduti in serie, statici, stitici.

 Così i “PAESAGGI VERDI DI RABBIA” furono timbrati uno per uno dal ministero della difesa.
Così il superuomo d’acciaio tornò suo malgrado all’Arcadia, come inutile concime.

File:Imre Kiralfy's realistic production of ancient and modern Venice at Olympia, performance poster, 1891.jpg

E gli uffici turismo alle cartoline... di Venezia.



Tratto da
Il bisturi e l'architetto, poema teatrale,
dal catalogo della mostra 12 progetti per la città, Triennale di Milano, 1995

lunedì 4 febbraio 2013

ASPETTANDO SANREMO


Ho sempre amato recitare i testi delle canzone italiana, specie quelli apparenza più innocui, perché il dramma è sempre in agguato. Da questo punto di vista – e di ascolto - “Casetta in Canadà” (1957) è perfetta, così figlia della piccola Italia che si apprestava a diventare potenza industriale. Voglia di ricostruire e continua tabula rasa da recitare come una fiaba: gentile, trasognata, crudele. C’era una volta, anzi, più volte un certo Martin si costruisce una casa e regolarmente un tale Pinco Panco gliela incendia. Devastante, specie per la casa di un emigrante, in Canadà. E lui, forse ottimista, certo testardo, ogni volta la ricostruisce, con grazia: “vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà”. Con gusto, perché piace alle donne, quella casa (e forse anche il suo costruttore): “Che bella la casetta in Canadà!”. Non piace agli incendiari, probabilmente palazzinari: Pinco Panco come Crasso, che comprava immobili pericolanti per rivenderli a prezzi più alti. E allora Martin vaga solo per la città, tutti lo guardano ma nessuno lo aiuta, neanche le fans, che aspettano solo il frutto dell’infinita fatica di questo architettomuratore instancabile. Lo ammirano, ma sposeranno i Pinco Panco.
Parole, parole, parole di un nuovo Sisifo e del suo eterno dramma rappresentato a Sanremo.


"Casetta in Canadà" recitata nel programma "Niente musica, maestro"


Niente musica, maestro a Il cantiere di RAI Radio 3 (2013)

lunedì 21 gennaio 2013

TUTELA E SVILUPPO DELLA CULTURA IN ITALIA: RIFLESSIONI AD AMPIO RAGGIO D’AZIONE


“Cultura” è una parola abusata, definire il termine tutt’altro che facile, ma non è questo il luogo. C’è tutto un dibattito, è un bene, e abbiamo il dovere di essere ottimisti, costi quello che costi.
In primo luogo vengono  la responsabilità di chi scrive e la preparazione di chi si impegna. La competenza deve essere al più ampio raggio possibile, profonda e aggiornata. Due rischi vanno assolutamente evitati: abbarbicarsi alla prestigiosa eredità del nostro Paese (“rischio muffa”) o svendersi ai brillanti luccichii della globalizzazione (“rischio chewing gum”). Tutela e sviluppo devono procedere insieme per un reale progresso: rivalutiamo anche questo termine. Il conseguimento di questa osmosi prevede anzitutto il superamento dei compartimenti stagni della nostra cultura. Una cultura che già tradizionalmente, tranne rare eccezioni, non comunicava tra i suoi vari ambiti (pensiamo solo al rapporto problematico fra arte e scienza) e che si trova oggi ad affrontare, in casa, anche le sfide della multiculturalità. E’ stato fin troppo facile criticare il granello dell’eccessiva specializzazione all’estero e non vedere la trave della mancanza di un dialogo vero fra diverse realtà del nostro sapere. Bisogna sviluppare questa sinergia in primo luogo nell’alveo della nostra tradizione (che è multiculturale) per avere poi gli strumenti per comprendere o quanto meno avvicinarsi alle altre culture, non solo europee, nel segno di un reciproco riconoscimento di termini come “diversità” e “uguaglianza” nella “complessità”. Per conseguire questo obiettivo è fondamentale una spinta continua verso l’interdisciplinarità e la multiculturalità sulla base del rispetto e del dialogo con l’altro. Si tratta né più né meno di Politica, nel senso più ampio e nobile del termine, il cui dovere morale concreto – e quindi realmente democratico - deve essere quello di riallacciare una connessione profonda fra cultura alta e di massa senza cedere a snobbismi o luoghi comuni, entrambi senza prospettive. Nonostante i soliti profeti di sventura e i profitti della cronaca nera, la spinta dal basso in questo senso non è mai stata forte come oggi.
Tutti questi propositi, inoltre, devono essere espressi in modo semplice, chiaro e piacevole. Nulla è realmente difficile perché tutto è umano.
La scuola è il primo luogo in cui agire. In Italia, soprattutto nell’istruzione primaria e secondaria inferiore siamo all’avanguardia, è bene sottolinearlo. Certo, se tutte le classi fossero composte al massimo di venti alunni, avremmo già risolto buona parte dei nostri problemi. Le soluzioni sono più semplici di quello che sembra, ma, poiché viviamo in una situazione complicata, è bene continuare il percorso degli  ultimi quarant’anni continuando a sottolineare non tanto il prestigio dell’educazione (o la sua corrispondente antimateria: l’inutilità) quanto la sua importanza nella vita di tutti i giorni, perché diventi migliore, più cosciente della ricchezza del quotidiano. Fondamentale, poi, dato che la tecnologia ha permesso la democratizzazione dell’arte, l’uso dei nuovi media per confrontarsi con tradizione e innovazione fondendoli in modo ragionato e originale nel crogiolo del XXI secolo. La scrittura per diventare da contabilità letteratura – e il libro da volumen papiraceo all’odierno codex, solo per fare qualche esempio - ha impiegato secoli. Non possiamo permetterci più questi lussi da vecchi aristocratici. Non possiamo pensare, solo per restare nel campo dell’arte in senso stretto, di essere aggiornati a colpi di mostre sull’impressionismo: rischiamo di confondere l’oggi con cento anni fa. E’ necessario far conoscere e rendere orgogliosi anche della contemporaneità, chiudendo una volta per tutte il capitolo delle vulgate del crocianesimo.
In questo quadro l’intervento pubblico deve essere sensibilizzato a una sinergia con i settori produttivi privati più dinamici nel campo delle nuove tecnologie favorendo una matrice umanistica tutta italiana alla loro attività, una nuova specie di Made in Italy. Commercio e turismo hanno iniziato finalmente ad agire in questo senso e tale predisposizione va incentivata.
E’ bene ricordare che non è solo cultura la tutela e il restauro del nostro passato remoto, che vanno assolutamente  incentivati e certo non per fini nostalgici (non dobbiamo dimenticare i suoi orrori: è lo storico che parla), ma anche le cattedrali dell’acciaio, i viadotti delle autostrade e i tralicci sulle cime più inaccessibili. Non perché siano un modello di sviluppo valido per il futuro (sappiamo che le scelte per i prossimi anni dovranno essere altre ed ecologicamente compatibili), ma perché la presa di coscienza e la valutazione critica di un’epoca storica che ha dato tanto in fatto di cultura – cultura del lavoro, la più alta mai raggiunta dall’essere umano - sono imprescindibili per sognare ad occhi aperti un nuovo futuro non alienato. La nuova realtà digitale è fatta di mani.
Non dobbiamo avere paura: il provincialismo e l’accettazione supina delle mode vanno a braccetto e recidono troppo spesso alla radice tutta una serie di forze preziose, deprimendo soprattutto l’entusiasmo dei giovani e favorendo il romitaggio delle generazioni più anziane.
La confusione diffusa a livello planetario in questa epoca di passaggio andrà presa alla lettera: con-fusione per un nuovo abbraccio vitale con tutta la ricchezza presente di un grande passato.



giovedì 10 gennaio 2013

INTERMEZZI COSMICI



Dal bambino che cerca di imitare gli astronauti gettandosi da un’auto in moto né rettilineo né uniforme  al ragazzo che non riesce a rivendere un libro di fisica usato, passando per ossessioni numeriche, problemi insolubili, pianeti raggelati e orizzonti degli eventi fino alla stella Melnick42, sua sorella. Esplosioni di vita fra paradiso, inferno e scienza senza piedi per terra e testa sulle spalle. 19 racconti per decollare.



Indice

File:Alexander Jamieson Celestial Atlas-Plate 4.jpg
Un giorno, avrò avuto 4 anni, mentre salivo con mamma e “mammaghen” (il nostro Maggiolino Volkswagen)
la strada di Capodarco di Fermo (AP), ebbi la pessima idea di imitare gli astronauti:
aprii la portiera della macchina e mi scaraventai fuori. Per fortuna l’automobile andava piano. [...]
Luca Traini, Auriga

Auriga

Velocità della luce

Costellazione del Toro: pellami

[...] Misura standard per il disegno di uno zero: 1 millimetro quadro.
Un foglio 145 millimetri per 205: 29.725 “zero”.
100 pagine (fronte e retro): complessivi 5.945.000 “zero”.
Lettura ad alta voce di una sequenza ininterrotta di “zero” per una quantità di tempo indefinita. Contarli uno per uno. Avendo cura, sentendo di essere prossimi alla fine, di tornare all’inizio ed aggiungere una cifra. A piacere. Se no, non vale. [...]
Luca TrainiFare i conti


Fare i conti

Problema

La quercia del tasso (del Tasso?)

File:PSR B1257+12 System.jpg
PSR B1257 + 12 è una stella con pianeti come il sole.
PSR B1257 + 12 è una stella di neutroni e i suoi 3 pianeti (A, B e C) erano grandi come Nettuno, Saturno, Giove.
PSR B1257 + 12 era una supernova, è deflagrata, li ha incendiati e poi ridotti a sfere gelide.
PSR B1257 + 12 è una pulsar. A, B e C stanno collassando su di lei.
Luca Traini, PSR 1257 + 12 A, B & C

PSR 1257 + 12 A,B & C

Terra

L’inferno

La Corva (paradiso)

File:RMC136 cluster.jpg
[...] Saremo cose diverse: agglomerati instabili nel tempo di atomi, quark, onde.
Per altri 15.000.000.000 di anni, quando collasseremo insieme in un punto.
Oppure, per 1000 più 10 alla centoventiduesima più 10 elevato 10 alla ventiseiesima miliardi di anni,
quando anche i nostri formidabili atomi di ferro svaniranno in minuscoli buchi neri. [...]
Luca TrainiMelnick 42

Melnick 42 (vento solare: 9.600.000 km all’ora)

Marte: fiero, antico Piceno

L’arcobaleno

File:An Experiment on a Bird in an Air Pump by Joseph Wright of Derby, 1768.jpg
[...] Vorrei che il nucleo scivolasse sull’unghia del mignolo come su un piano inclinato,
vorrei tutti i fenomeni elettrici negli occhi nel naso,
vorrei essere una maschera che brilla e ride nel buio degli spazi interstellari. [...]
Luca Traini, Il vuoto

Il vuoto

Fisica

Vita, intelligenza

[...] In forza di una legge, agli occhi di uno spettatore la cui presenza è tutt’altro che certa,
prima di sprofondare nell’abisso,
resterai sospeso fra il buio e l’apparenza per un tempo che sembra infinito. [...]
Luca TrainiOrizzonte degli eventi

Orizzonte degli eventi

Definizioni di “cosmo”

Riassunto, fine e nuovo inizio