giovedì 10 ottobre 2019

STUDEMUND: IL FILOLOGO INNAMORATO

 Se non ti amassi più dei miei occhi

Commento musicale Anton Bruckner, Pange lingua


Fra gli “amanti della parola” nome e cognome di una persona mi sono rimasti nel cuore. Quelli di Wilhelm Studemund (1843-1889). Perché...
C’era una volta un palinsesto di opere plautine che un altro filologo, Mai, Angelo (amico di Leopardi), aveva tentato di decifrare usando una chimica che l’aveva reso invece ancora più illeggibile.
Dimenticavo: un palinsesto è una pergamena, una pelle di pecora vecchia di secoli cancellata e riscritta in tempi, come l’alto medioevo, in cui i fogli scarseggiavano.
Ebbene da quella pelle i versi di Plauto erano stati raschiati per tatuare le pagine del Libro dei Re (uno di quei testi biblici che è meglio non leggere se si deve pregare).
Il nostro Studemund, perché tornasse alla luce quanto era stato scorticato, mise in gioco la vita e la vista più di un secolo fa.
Nella fredda Berlino.
Ma tanta fu la sua passione che, citando un altro poeta latino, Catullo, scrisse:
NI TE PLUS OCULIS MEIS AMAREM
“Se non ti amassi più dei miei occhi”
...
Commosso da tanto amore, chi scrive dedica anche allo studioso (ma sarebbe più giusto definirlo amante) le sue parole.

Nota Wilhelm Studemund pubblicò a Berlino nel 1889 il testo originale del palinsesto in questione, ritrovato dal paleografo (e futuro cardinale) Angelo Mai 74 anni prima nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. A questo insigne studioso il giovane Giacomo Leopardi aveva dedicato la Canzone “Ad Angelo Mai, quand’ebbe ritrovato i libri di Cicerone della Repubblica”, stampata nel 1820.

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