Commento musicale Francesco Provenzale, Cara la tua piaga
Io sono il melone messo da parte. Io sono il popone inciso da un
razionalista cartesiano.
Vedi questo vuoto dai lati perfetti nella mia natura? Vedi questa mia
interiorità lasciata fuori, scolpita con precisione? Tu credi che avrò tempo di
far crescere una cicatrice sulla mia buccia? Tu pensi che il mio boccone verrà
mangiato?
No, io sono una riproduzione della luce buona per i libri di geometria.
Io sono la riprova che l’arte
non marcisce, ma non si mangia.
Testo tratto dalla plaquette della mostra L’Europa dei caravaggeschi, Crédit Suisse, Varese, 2006
I FILOSOFI DEVONO MANGIARE
(Giuseppe Recco e Luca Giordano, XVII sec.)
Commento musicale Giovanni Salvatore, Durezze e ligature
Devono, per forza. E Democrito ride, perché la sfera che ha disegnato
è un cocomero perfetto tagliato a metà, un atomo tondo e liscio e dolce. Così
ride nel suo ovale circonfuso di fiori: l’uomo affettato, dissezionato è come un
frutto spalancato che mostra e dimostra i suoi semi.
Eraclito, no, forse piange o è sul punto di farlo bagnando un libro
che sembra pane, formaggio. Forse piange irrigando i suoi fiori, perché tutto
scorre. Fino al bancone della frutta e ad altri fiori. A quel cocomero in
secondo piano così oscuro, che dev’essere infilzato perché vengano alla luce la
polpa e il liquido rosso acceso.
“Chi ha da pensare deve anche mangiare” avrà detto Giuseppe Recco a
Luca Giordano dopo aver dipinto i fiori per i suoi filosofi. Così ha imbandito,
in effige come i santi, un servizio di frutta da viceré per i poveri di Napoli,
vestiti come i veri sapienti, di stracci.
Democrito ride, perché ha mangiato.
Eraclito forse piange: chissà quando ricapiterà?
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