sabato 10 agosto 2019

LEOPARDI: L'ARCHITETTO E IL POETA

Commento musicale G. B. Pergolesi, Adagio dal Concerto per flauto e orchestra in sol maggiore 

Pochi sanno che il canonico Carlo Orazio Leopardi (1714-1799), prozio del poeta, fu l’architetto per eccellenza di Recanati nel XVIII secolo (in primis di facciata e scalone interno del palazzo avito). Un’epoca tutto sommato felice dove la perdita degli introiti dei pellegrinaggi a Loreto, separata e divenuta città pure a causa di un papa marchigiano (Sisto V) nel 1586, era stata finalmente compensata dalla creazione del porto franco di Ancona (1732).

Ho ritrovato parte del finale di un mio dramma breve, A Recanati: presenze lontane (2008), dove avevo immaginato il suo testamento spirituale al pronipote appena nato.

Carlo Orazio Leopardi

[…]

Quello che per te sarà infelicità per me fu solo discrezione. Parlo dei grandi scaloni interni delle ville, di quello da me progettato anche per il nostro palazzo, che tu salirai piangendo in un altro secolo, mentre nel mio era motivo di orgoglio, di profitti agricoli investiti in immobili, in pagine di poesia arcadica che tu straccerai.

[…]

La costruzione della memoria ha un costo - e anche tu lo conoscerai bene - e io ho cercato di renderlo accettabile, ma, con questa crisi che si annuncia, graverà su di te più dei debiti di tuo padre. Cerca di comprendermi, dovevo forgiare nuove scale di Giacobbe per gli angeli, poi è arrivata questa Rivoluzione Francese e, lo sento, vorrai chiudere quel passaggio costruito con fatica per aprire le tue ali verso un altro infinito.

[…]

E queste colline, queste colline così bionde che dovrebbero sorridere".

Luca Traini


Per leggere la prima parte del dramma