SABATO 9 MARZO ore 16 INAUGURAZIONE
DELLA MOSTRA
PRESENTAZIONE
DI DEBORA FERRARI
Una nuova mostra per lo spazio di Atelier
Capricorno a Cocquio Trevisago (VA) ci introduce nell’arte di Renato
Bonardi, artista dalle grandi capacità tecniche e poetiche che oltre ad
aver realizzato in vita acquarelli e sculture, ha scritto testi e poesie con
una visione particolare del tempo e dello spazio.
La
mostra si propone di essere una antologica del suo lavoro, proprio perché
Renato è sempre stato un amico dell’Atelier e delle artiste che lo dirigono
-Anny Ferrario e Anna Genzi- e perché la sua arte tante volte si è incontrata
sul territorio e fuori coi percorsi dei suoi colleghi, dall’attività alle
Fornaci Ibis di Cunardo ai premi e alle esposizioni ad Albissola Marina, per
dirne alcuni.
In
mostra si trovano acquerelli, quadri, piatti in ceramica, sculture in ceramica
e pietra, totem in ferro, sculture in ferro e altri materiali, “a
rappresentare il cosmo ricco e fertile della sua arte e della sua capacità
creativa di immaginare mondi, di evocarli come nuove forme astrali, con la
forza di una rivelazione scientifica o la nomina di un nuovo pianeta nel
Sistema Solare delle Arti -afferma Debora Ferrari nella presentazione”.
Questa antologica all’Atelier Capricorno (ne aveva fatta una anche nel 2008, a
18 anni dalla sua prima mostra personale che era stata a Castronno e a 26 dalla
sua prima esposizione collettiva) ci aiuta a ripercorrere le tappe fondamentali
della sua visione materica, della sua capacità di inventare mondi, di farli
nascere con precise regole e contesti per poter essere abitati da noi.
Atelier
Capricorno, attivo
dal 2003 a Cocquio Trevisago (prima aveva sede a Gemonio), è una fucina di arti
e cultura, dove le socie fondatrici Eugenia Branca, Maria Casalis, Anny
Ferrario, Anna Genzi, Laura Lozito, creano l’ambiente ideale per far nascere
opere -anche le loro, proporre laboratori e corsi, ospitare presentazioni di libri,
accogliere reading poetici.
RENATO BONARDI_L’ARTE DI
DISEGNARE MONDI
“La
strada che gli resta aperta è questa: si dedicherà d’ora in poi alla conoscenza
di se stesso, esplorerà la propria geografia interiore, traccerà il diagramma
dei moti del suo animo, ne ricaverà le formule e i teoremi, punterà il suo
telescopio sulle orbite tracciate dal corso della sua vita anziché su quelle
delle costellazioni.
«Non
possiamo conoscere nulla d’esterno a noi scavalcando noi stessi -egli pensa
ora- l’universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo
imparato a conoscere in noi».”
Italo Calvino, Palomar,
1983
Ci sono artisti che rappresentano il mondo,
altri che lo immaginano e ce lo propongono secondo nuove visioni, ardite
regole, disegni terreni e celesti.
Renato
Bonardi, amico di molti colleghi dentro e fuori il territorio di Varese,
rientra nella seconda squadra, composta da tanti come lui, da secoli e anche
contemporaneamente, amanti del sogno, della poesia, della necessità di lasciare
opere con corpo e anima vicini all’artefice ma capaci di parlare al di là del
tempo, valide sempre. E derivate da faticoso lavoro, interiore e di mani, per
ammorbidire le materie e dar loro altra vita.
Questa
antologica all’Atelier Capricorno (ne aveva fatta una anche nel 2008, a 18 anni
dalla sua prima mostra personale che era stata a Castronno e a 26 dalla sua
prima esposizione collettiva) ci aiuta a ripercorrere le tappe fondamentali
della sua visione materica, della sua capacità di inventare mondi, di farli
nascere con precise regole e contesti per poter essere abitati da noi.
Con
sapienza Anna, Anny e Carla hanno selezionato le opere, in modo da offrire un
palinsesto visivo delle caratteristiche creative di Renato: l’acquerello, la
grafica pura, i quadri con la sua personale ‘encicplopedia’ del mondo e
dell’arte, le sculture in ferro, le ceramiche plasmate in grès, in smalto o in
refrattario con ossidi, queste ultime il più delle volte realizzate dagli amici
Robustelli alle Ceramiche Ibis di Cunardo. Non per ultimi ma per importanza
nella mostra sono presenti anche i libri fatti a mano, i taccuini di appunti
visivi, di disegni e poesie solcate a matita, i libri di poesia stampati con
PulcinoElefante o il Libro d’artista conservato anche alle biblioteche di
Parigi e Nucéra di Nizza: sono il cuore pulsante della sua ispirazione, il
segnale vitale della continua pulsione a creare che lo abitava fortemente
perché come diceva lui “Lavoro per vivere, faccio arte per esistere”.
I
taccuini e i libri rilegati da lui sono molto importanti per capire lo scambio
osmotico con la cultura storica, con gli scrittori famosi come Italo Calvino e
Cesare Pavese, tra i suoi preferiti (una sua scultura “L’acqua del Po” si trova
dal 1994 al Centro Studi Cesare Pavese di S. Stefano Belbo – CN). Da Pavese
trae lo stesso denso succo di spremitura del quotidiano, con sogni e sofferenze
in alternanza, desideri e sacrifici, mentre da Calvino raccoglie il dato
fantasioso e libero, rasente al surreale talvolta perché ogni cosa si può
trasformare in arte se a dirla e a farla è un poeta, e Renato è stato un grande
poeta, di parole e immagini. Nel suo percorso biografico (ha ricevuto anche
numerosi premi e segnalazioni) ha partecipato agli eventi significativi delle
terre della Ceramica, da Laveno e Cunardo ad Albissola Marina e Savona, nel suo
esistere spirituale ha spaziato dai modi picassiani alla filosofia immaginaria
del miniaturista Luigi Serafini (il Codex è illustrato con una lunga serie di
metamorfosi grafiche come un’enciclopedia scritta in una grafia indecifrabile),
fra l’altro uscito per Franco Maria Ricci nel 1981 con testo di Italo Calvino e
sicuro
riferimento
per Bonardi, che amava poi tanto l’Art Nouveau quanto il Nouveau Réalisme
francese e italiano -alla Baj e Rotella per intenderci, fino anche alla
Patafisica e alle introspezioni semantiche di Umberto Eco, ne è testimone la
sua biblioteca. Quando si citano degli altri autori, non lo si fa per dire che
l’artista si ispira a loro, quasi fosse un copiare, no, ma al contrario è un
rafforzativo: significa che artisti che magari non si sono conosciuti attingono
alle stesse energie e fanno voce poetica corale anche in punti diversi del
tempo e dello spazio. Renato Bonardi è un artista di alta levatura, molto
personale, forte e delicato allo stesso tempo perché la sua poesia, alla base
della materia, è lieve e tenace, perché la sua materia lui la sa domare a
parole e numeri come un filosofo matematico, perché tra un acquarello e un grès
ci sarà sempre una lingua comune che prosegue un racconto da lui iniziato, coi
suoi timbri e le sue sgorbie.
Dai
burattini alle sculture in ferro la sua è arte coerente, tenuta da fili ora
visibili ora impercettibili, capace di ironizzare sul quotidiano e per questo
di prendere sul serio aspetti materiali e spirituali, dai Pinocchi agli Angeli,
è così che una forza analitica e centrifuga si esprime; dalle grafiche ai
quadri ai libri di pietra troviamo l’altro aspetto di sintesi, l’impronta della
sua mano, la forza centripeta; in ogni scultura ceramica, dal piatto al
monolite di lettere al bassorilievo, ecco la ‘summa’ nella plasmabilità di
parola e immagine.
Nella
storia dell’arte Renato si inserisce con personalità chiara e inconfondibile,
figlio anche dell’Arte Concreta dei libri illeggibili di Munari e delle favole
di Rodari, il tutto filtrato e metabolizzato da una mente laboriosa, quasi
astrofisica nelle sue espressioni, incessante nel produrre idee e nel
raccogliere ricordi di ogni giorno per trasformarle in leggi universali capaci
di originare nuovi mondi. Renato è uno scienziato dell’arte. Ascolta il mondo,
legge tantissimo, scrive sempre, raccoglie dati, sperimenta possibilità.
Elabora la formula, la rende opera, imposta le coordinate cartesiane e soffia
la vita nelle sue opere, in modo che noi possiamo respirarla e in ogni momento
sentirci al centro dell’universo che non ha una sola natura, ma tante e tante
facce quanto gli abitanti e gli artisti che ci si specchiano.
Amo
particolarmente di Renato questi versi, in cui è possibile riconoscersi:
“Avevo
scordato il futuro_nella tasca dell’ombra.
Avrei
voluto riprendermelo_ma mi aveva già preceduto
Il
passato”. (Analogia
/4)
La
sua arte di disegnare questi mondi è un’eredità in continua genesi, domani come
ieri.
Nato in provincia di Varese, Renato Bonardi inizia la carriera artistica
come grafico di trademark e grafico umorista, collaborando con quotidiani
locali. Come illustratore collabora con le Edizioni Salviati di Milano e
Loescher di Torino. Si dedica alla pittura e alla scultura, frequenta vari
laboratori artistici anche all’estero, sviluppando la propria ricerca tematica
attorno alla simbologia del tempo, dei numeri e delle lettere. Approfondisce
l’immagine del libro-testo-scrittura-lettera, indagando sulla possibilità di
una interpretazione figurativo-concettuale, utilizzando tra i materiali la
pietra di Vicenza, il ferro, la ceramica, il bronzo. Un suo libro d’artista,
Ed. La Diane Française, è presente alla Bibliotèque L. Nucera di Nizza e alla
Bibliotèque National di Parigi.
Sito web: www.artbonardi.it
La
mostra rimarrà aperta dal 9 al 18 marzo, lun-ven-sab-dom dalle 15:00 alle 18:30
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