Commento musicale Bruno Maderna, Serenata per un satellite
L’arte di Lucio Fontana è introspezione di confini. Per questo, per
essere ospiti nella sua casa, cercare la sua impronta, dobbiamo atterrare su Comabbio
ricomponendo il paesaggio come in foto da un satellite.
La navicella è il suo lampadario rosso Kartell appena oltre la porta, il
giardino. Prima di navigare nella luce di un altro.
Il movimento spaziale è per la televisione, eppure l’onda
visiva si propaga su uva e mele intagliate nel legno per volere dell’artista.
Il segno è anche nel quotidiano, nell’arredamento curato nei minimi dettagli e custodito con amore dai suoi nipoti.
Ora possiamo comodamente atterrare su queste poltrone materne Tulip.
Poi forse è il primo buco nero cosmico avvertito o la radiazione
di fondo scoperta nel '64 che ci porta ai concetti spaziali dello studio,
dove i segmenti di retta colorati sono rimasti in attesa di essere inghiottiti
dai vortici nel cartone grigio. Il cavalletto è una stazione orbitante che
sfida il vento solare.
L’uomo resta in contatto con gli altri grazie al telefono, ai libri. L’artista
con le sue terre, col cielo profondo, viaggiando oltre il limite su sedie
impagliate.
Torneremo precipitando in piccole bottiglie di Spirito. Proveremo ancora
col cutter, col fissativo, col Cementit.
Per restare incantati sulla soglia dove si sogna o decide ogni viaggio.
Nella casa di Lucio Fontana.
Foto (riproduzione riservata) e testo di Luca Traini
Esattamente un anno fa, grazie all'appassionata cortesia dei nipoti, veniva aperta al pubblico per un giorno la casa-studio del grande artista nell'ambito della mostra curata da Debora Ferrari e dal sottoscritto "Nel segno di Fontana".
Recensioni scelte: Repubblica, Il Giornale delle Fondazioni, La Stampa