LEONCILLO
Ai Caduti di tutte le guerre (1955-58)
Albissola Marina
"Avevo pensato al bassorilievo dei
Caduti come a un quadro vivente, ogni corpo con la sua posa diversa ‘composta’
con le altre. A poco a poco i fondi mi vennero avanti, i morti mi si
affondarono fra i detriti, le oscurità, le fratture del terreno. Mi spiegai
allora questo fatto come un approfondimento della ‘visione’. Infatti nelle
tante fotografie che abbiamo visto della guerra i morti si stagliano con
precisione ma si confondono con la terra e le cose circostanti, divengono
fango, stracci essi stessi.
Oggi posso accorgermi di un’altra
cosa. La stecca si affondava nella creta creando lacerazioni mie, le mani con
la creta creavano grumi dove la superficie rabbrividiva come pelle mia. Ora
posso accorgermi (...) che la morte l’avevo accolta e ridata, che in questo
passaggio non c’era più bisogno dell’oggetto primitivo.
Ero io a produrre la morte che sentivo
in me".
Leoncillo, Piccolo diario,
luglio 1957
Arrivare ad
Albissola e rendere omaggio a Leoncillo è per me tutt’uno, come per lui fu
essere partigiano e scultore. Ceramica e cemento armato. Ceramica opaca per la
morte concreta, dove è un pianto composto che plasma in vista di una rinascita.
Ceramica lucida, rivolta al mare, in una madre dagli occhi lucidi, dai figli
che accompagnano un volo di colombe.
"Finalmente la scultura si apre, vibra dell'aria che la trapassa e della luce che la investe, torna a essere corpo-materia, un po' meno votata alla superficie. Sono proprio i monumenti, fatti di spazi e addensamenti di forme e colori, a ricondurlo sulla strada della sua prima ricerca, in un corpo a corpo con la materia molto diretto e forte, quasi come se a compiere gli ampi gesti con le braccia per contenere e sviscerare le forme avesse fatto tornare alla sua mente un modo più diretto di creare. Nei monumenti l'articolazione plastica è sempre pensata come orchestrazione pittorica e vi si legge un aggancio alla tradizione scultorea italiana discendente da Rosso prima e da Boccioni poi, con il frastagliarsi dei volumi e una grande libertà costruttiva cui si aggiunge la novità di Leoncillo: il colore che ora penetra nell'interno della figura e la avvolge, dispiega in più direzioni la sua energia, la sua vitalità."
Debora Ferrari, Leoncillo - Opere 1938-1952, Skira Editore
Foto di Luca Traini
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