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venerdì 30 novembre 2018

L'ESTASI PRIVATA DEI SIGNORI TOEPLITZ



Il dio del sole ama ancora Dafne trasfigurata in pietra a Villa Toeplitz. Lei veste l'abito da sera e lo ricambia con un saluto. Dal braccio sorge un albero maestoso.

Leggenda Altre piccole Dafni che non hanno fatto in tempo a diventare pietra:
per la danza inquieta dei rami il Pas de deux di Apollo e Tersicore

In realtà mani e avambracci sono le prime parti a cedere, in una statua come in una banca, e questo un grande banchiere come il signor Toeplitz lo sapeva bene. Gli scultori sono azionisti a breve e medio termine delle loro opere, ma a lungo termine c’è un solo grande creditore: il tempo.


Allora perché non cercare nello spazio qualcosa a cui dare credito?
Siamo debitori anche di questo elegante osservatorio astronomico, ben piantato sui fianchi di un'esile loggia che ricorda un campanile. Qui passarono uomini d'affari che divennero monaci, nel gioco dei chiaroscuri. I diagrammi come questi rami scheletrici di fine autunno. Fine di un'epoca.


Cosa cercava Toeplitz nel cielo profondo? Forse i Canali di Marte con relativa Borsa di azionisti extraterrestri, come per la Suez?
Ma ormai Giovanni Virginio Schiapparelli era  fuori moda. La signora Toeplitz avrà piuttosto indossato gli abiti della nipote dell'astronomo, Elsa Schiaparelli. Mi piace immaginarla mentre posa gli occhi sul telescopio col Cappello Scarpa in testa.



Era scritto negli astri che la Banca Commerciale Italiana sarebbe scampata alla crisi postbellica (fu merito suo)? Che Mussolini l’avrebbe nazionalizzata? Come risentì la Borsa della scoperta che il cielo era più grande? Gli astrologi non avevano previsto la crisi del ’29, gli astronomi Hubble e Humason sì, con successiva espansione  dell'universo.
Anticipo di cassa eccessivo per gli anni '30, per il "ritorno all'ordine" e alle stelle fisse dei totalitarismi in Europa. Jósef Leopold Toeplitz, ebreo polacco naturalizzato italiano, muore il 27 gennaio 1938, appena in tempo per non assistere all'obbrobrio delle Leggi Razziali.


Da una lettera del '46 sappiamo che il cugino della moglie, Giovanni, era stato internato nei lager nazisti.


Donna d'eccezione non meno del marito, al secolo Edvige Mrozowska, era stata un tempo attrice e grande viaggiatrice (dallo Sri Lanka al Kashmir, dalla Turchia alla Cina). E il dramma e il viaggio, che poi è un racconto, sono rappresentazioni che hanno inizio e fine precisi. La festa in villa durò dall’ora x all’ora y. Tempo calcolato in base alle stelle, come al Jantal Mantar di Jaipur

Studiammo, parole molte d'Amore
Creammo, parole molte d'Amore
Fuggimmo infine dal mondo, e nel mondo
Lasciammo non dette, parole molte d'Amore.

Natura riprodotta in forma di giardino – oggi, grazie anche ai continui restauri del Comune di Varese, fra i dieci più belli d’Italia – su ispirazione dell'Albero della Vita della Cabala e dei Chahar bagh dei Moghul ad Agra, capitale dell’India dal XVI al XVIII secolo, dove c’è il Taj Mahal. A Varese, dove Agra è a soli 37 km e la radice è sempre la stessa, akwa, il sogno incendiario dell’India doveva trovare un compromesso con quelle incantevoli nubi rosa del cielo lombardo. Tutto diventa struggente. Anche il desiderio di pace.

Colgo il tuo cuore
se nell'alto silenzio mi commuove
un bisbiglio di gente per le strade.

Adoro questi giardini, dove l’acciaio fuso tanto caro alla Banca Commerciale si è trasformato, in una specie di magia faustiana al contrario, nei rivoli precisi di un giardino di culture. Qui il numero sta alla ragioneria come all'architettura, alla musica, alla poesia. Il maestoso Cedro del Libano fa da contrappunto a quello di Villa Mirabello"Il giusto fiorirà come la palma, crescerà come il Cedro del Libano." (Salmi 92:13, musica: Mottetto a 6 voci di Bonifazio Graziani).

 

Qui gli alberi hanno radici profonde, che risalgono nei secoli fino a Berenice Pancrisia e ai graffiti del Sahara illustrati nel Museo Castiglioni. Uno struzzo scolpito in movimento diecimila anni fa come un quadro futurista le sta cercando. Un bufalo in corsa è stato ripreso dall'alto da una steadicam preistorica.


Pausa con aperitivo al Tennis Bar, in cima a una doppia scalinata: un piccolo tempio.


Ritorno cittadino attraversando quest'angolo di paradiso privato che ora, grazie alla democrazia, è patrimonio di tutti.


Luca Traini


Nota Le foto, tranne i ritratti dei coniugi Toeplitz, sono opera dell'autore.

martedì 20 novembre 2018

L'ARTE DEL XXI SECOLO

Decennale di Neoludica Game Art Gallery




Since the arrival of industrial colors in the last century, artistic expression has radically changed in the hands of artists, as well as the amount and gradations of colors to be named one by one. Colors’ names have been replaced by pantone numbers designed to settle quickly in the offset printing presses, but which are now also among the choices of concept artists when they create what we now call ‘File Art’.

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Hardware and software take the place of the traditional canvas and pigments. If 10 or 20 years ago we considered the fading of tones and colors as an impoverishment of the expressions capabilities, nowadays in this virtual reality, that by belonging to our existence has become real, technological innovation allows young artists and designers choices which were previously unthinkable, mash-ups of photography-action-painting that on the one hand have lost the characteristic aniline smell and taste; but they are able to give us the emotions of artistic forms forgotten in time, that today can awaken in order to allow us to continue on the aesthetic path.




“Chi mai potrà redigere la lista dei colori scomparsi?” chiede Jean Clair aprendo il capitolo “Mestiere, mito e memoria” dopo aver scorso le affermazioni di Julien Gracq nel constatare la laicizzazione dell’arte che fra i blu di Beato Angelico e i blu di Vermeer conduce a una despiritualizzazione della sua materia. Non solo l’espressione dell’arte muta tra le mani degli artisti per l’arrivo dei colori industriali del secolo scorso, ma quanti e quali colori chiamati uno a uno per nome, possiamo oggi aggiungere noi, si sono sostituiti con numeri di pantoni che vanno a comporre velocemente le stampe offset nelle tipografie ma soprattutto sono tra le scelte dei concept artists quando devono creare quella che ora noi chiameremo File Art.


Se infatti fino a venti/dieci anni fa potevamo guardare la scomparsa di toni e colori come un impoverimento delle possibilità espressive, oggi, in questa parte di realtà virtuale ma pur sempre elemento della nostra esistenza e quindi reale nel nostro mondo, le innovazioni tecnologiche consentono ai giovani artisti e designer scelte impensabili prima, commistioni di fotografia-azione-pittura che da una parte non hanno più l’odore e il sapore delle aniline di una volta, ma sono in grado di ridarci emozioni formali di forme artistiche sopite nel tempo, forme interrotte che oggi possono risvegliarsi per permetterci di proseguire un cammino estetico.




We are multi-level. Artists, philosophers and scientists have always known it.
We surf the Internet acknowledging the existence of a platonic second navigation, of an Aristotelic level jump from potentiality to actuality, to the different angelic hierarchies or Dante's Infernal circles, stricken both by Bruno's heroic frenzy and Leibniz's binary arithmetic. We tear up the veils of Maya with deep pleasure and no shame: we leave the same traces as Derrida. We are made of the same substance as a Flemish oil, and of the same powerful inconsistency as a film by Kulešov. Behind the ideal city of the Renaissance we see Daguerre's Paris appear into light, and the 1889 World's Fair, with the Eiffel Tower, photographed from bird's-eye view on Google Earth. Let's play SimCity.

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We are also video-ludic, or rather NEO-LUDIC, because art comes into play.
For today the world is a video game, a total bet on our future, in which video game as a medium, knowingly sprung from its own fiction, may finally get out of the mirror, like Alice, in order to express its thought on a society that has never been so stratified and complex. The two realities -- which sum up to form one augmented reality -- are very much alike and cannot do without one another.

NEOLUDICA constitutes the first great attempt to define a coherent and strongly characterized perspective on this new, fundamental technological challenge art has embarked on.

Artists, creators, developers and players are then called upon to step up in class, and to accept a confrontation that will be aesthetic as well as ethic, and therefore will bring up more daydreams.




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Siamo multilevel: questo artisti, filosofi e scienziati l’hanno sempre saputo.
Navighiamo su Internet coscienti di una seconda navigazione platonica, di un salto di livello aristotelico dalla potenza all’atto, ai diversi livelli delle gerarchie celesti o dell’inferno dantesco, preda allo stesso tempo dell’eroico furore di Bruno e dei calcoli binari di Leibniz. I veli di Maya li strappiamo con piacere, senza nasconderci: lasciamo le stesse tracce di Derrida. Noi siamo fatti della stessa sostanza di un quadro fiammingo (olio), dell’inconsistenza prepotente di un film di Kulešov. Dietro la città ideale del Rinascimento vediamo prendere luce la Parigi di Daguerre, l’Esposizione Universale del 1889 con la Torre Eiffel, ripresa a volo d’aquila da Google Earth. Giochiamo a SimCity.
Siamo anche videoludici, anzi, NEOLUDICI perché l’arte è in gioco.

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Perché oggi il mondo è un videogioco, una scommessa sul futuro a 360°, dove il nuovo medium videoludico, nato cosciente della sua finzione, può finalmente uscire dallo specchio come Alice e dire la sua nei confronti di una società umana quanto mai stratificata e complessa. Le due realtà – che sommate fanno una sola realtà aumentata – si somigliano e non possono fare a meno l’una dell’altra.
NEOLUDICA si presenta come il primo grande tentativo di dare una definizione, meglio, un orizzonte unitario e identitario a questa nuova fondamentale sfida tecnologica dell’arte.



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Essential links

Il nuovo catalogo TraRariTIPI di Neoludica per il Decennale

NASCITA DI UN'IDEA Il castello di Quart e la Leggenda di Alessandro Magno (2008)
THE ART OF GAMES Videogames e beni culturali, Aosta (2009)
NEOLUDICA Arte e videogames alla Biennale di Venezia (2011)
ASSASSIN'S CREED ART (R)EVOLUTION Museo Leonardo da Vinci, Milano (2012)
GIOCARE CON LE FORME Assassin's Creed e le avanguardie del '900, LuccaComics & Games  (2014)
L'ARTE E' IN GIOCO Nuove relazioni tra arte e videogame, Venezia (2015)
NEOLUDICA INSIDE VIDEO GAME Venezia (2016)
NEOLUDICA e UBISOFT Assassin's Creed Origins Social Exhibition e Mostra a Lucca (2017)



Nota Le immagini di Debora FerrariLuca Traini sono state riprese durante la mostra La mente è in gioco & simposio della Neoludica, curata da Neoludica Game Art Gallery e Feed Their Minds a Villa Silbernagl. Le opere di Game Art, a partire dall'alto, sono: Ivan Porrini, English Room, Claudia "Clo" Gironi, Cleopatra e il futuro dell'Egitto (ispirata ad Assassin's Creed Origins); Mauro Perini, Sand  (ispirata ad Assassin's Creed Origins); Christian Steve Scampini, Death Come on Eagle's  (ispirata ad Assassin's Creed Origins); Samuele Arcangioli, Will Wright e Shigeru Miyamoto (Neoludica_Art is a Game, Biennale di Venezia 2011); Filippo Scaboro, Doom e Hackers.
Per le loro biografie vedi neoludica.blogspot.com/p/artisti-e-opere.

domenica 11 novembre 2018

LA CHIESA DELLA GIOIA



Mi piace la Chiesa di Santa Maria della Gioia per il nome e perché sembra un’astronave dove l’angelo sale le scale per sistemare l’antenna e la stella di Natale. Oggi fa il paio con la Kolbe in fondo a Viale Aguggiari ma per anni l’ho vista, sentita isolata come l’avamposto di un monaco irlandese nell’alto medioevo. Legata più al cielo profondo o al Terzo Mondo che al quartiere-bene, come una vecchia, enorme bombola di gas che non si sa dove nascondere.


La risposta della Chiesa alla Saljut 1 e alla Scuola Europea in cima al Montello, dove nella notte dei tempi insegnai per qualche mese. Cemento chiaro in luogo dello scuro che aveva lambito la chiesa di San Vittore e il Battistero.


Questa grande, elegante cisterna bianca è il controcanto di quel fonte battesimale. Contemplo il suo riflesso nel grigio del cofano dell’auto e sembra una piscina.


Dov’è il miracolo? Dove puoi perderti a Varese? Il braccio che impugna il cellulare per fotografare si confonde coi pali esili della recinzione. Sembra un girotondo di fedeli a braccia alzate in attesa del decollo… Cape CanaveralVia Cardinal Ferrari… Senti vibrare prati e foglie...


E’ solo un alito di vento. Le radici dell’anima restano discrete, nello spirito del Concilio.




Nota Per avere visione anche degli splendidi interni rinvio al sito che la Fondazione Frate Sole ha dedicato a padre Costantino Ruggeri, singolare figura di frate architetto-scultore cui il cardinale Gianfranco Ravasi ha dedicato parole pregnanti che condivido: "padre Costantino coinvolge spazio, materia, luce, uomo, mistero in un’armonia organica e vivente.". Per Luigi Leoni, altra importante firma del poco conosciuto gioiello varesino, rimando all'approfondita biografia dello Studio Ricerca Arte Sacra.

lunedì 5 novembre 2018

IL MISTERO DELL'AFFRESCO




La chiesa sconsacrata e le altre case in pensione discutono ancora su chi fossero quei santi senza volto affrescati e restaurati così bene. Specie quello così elegante da sembrare un cavaliere. Il mantello rosso… la freccia in mano: chi era? Forse San Sebastiano?


Portone, androne, piccola porta celata e finestre inferriate ricordano ancora, nel silenzio, nell’ombra, quel sogno di architrave greca dissepolta ora esposta al sole.


Un’altra finestra, altre sbarre più giovani vorrebbero per sé quelle infiorescenze così antiche,

così smaltate di fresco.


Ma gli intonaci, ancora più sbrecciati dopo un giorno di pioggia, rimandano a quelle ferite su aureole, corpi, volute dove antichi più recenti si accanirono come grandine a colpi di scalpello. E all’altro intonaco che scese su quelle piaghe, sepolcro imbiancato chissà per quanto, prima di essere rimosso dal restauro.


Ora puoi notare che i delfini erano stati meno intaccati. E forse questo dettaglio è stato di buon augurio per la resurrezione dell’arte: è il simbolo del Cristo che salva dal naufragio.


Mistero di quello che muta, che resta e si confonde. Di un muro aperto due volte, di un vuoto e di un altro con porta forse finestra insieme ad altre due, una vetrata, una murata. Di un santo se non due che ebbero un volto bello e convenzionale, bello oggi anche da reinventare.