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lunedì 5 novembre 2018

IL MISTERO DELL'AFFRESCO




La chiesa sconsacrata e le altre case in pensione discutono ancora su chi fossero quei santi senza volto affrescati e restaurati così bene. Specie quello così elegante da sembrare un cavaliere. Il mantello rosso… la freccia in mano: chi era? Forse San Sebastiano?


Portone, androne, piccola porta celata e finestre inferriate ricordano ancora, nel silenzio, nell’ombra, quel sogno di architrave greca dissepolta ora esposta al sole.


Un’altra finestra, altre sbarre più giovani vorrebbero per sé quelle infiorescenze così antiche,

così smaltate di fresco.


Ma gli intonaci, ancora più sbrecciati dopo un giorno di pioggia, rimandano a quelle ferite su aureole, corpi, volute dove antichi più recenti si accanirono come grandine a colpi di scalpello. E all’altro intonaco che scese su quelle piaghe, sepolcro imbiancato chissà per quanto, prima di essere rimosso dal restauro.


Ora puoi notare che i delfini erano stati meno intaccati. E forse questo dettaglio è stato di buon augurio per la resurrezione dell’arte: è il simbolo del Cristo che salva dal naufragio.


Mistero di quello che muta, che resta e si confonde. Di un muro aperto due volte, di un vuoto e di un altro con porta forse finestra insieme ad altre due, una vetrata, una murata. Di un santo se non due che ebbero un volto bello e convenzionale, bello oggi anche da reinventare.


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