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lunedì 20 agosto 2018

PITTURA VENETA DELL'OTTOCENTO Una rinascita in punta di piedi

“Un inverno arato dal vento, e in questo solco
calò una pioggerella di sole: Lei viveva”



File:Luigi Nono - Gorgazzo.jpg

E’ tornata di moda da qualche anno, ma quando studiavo veniva saltata a piè pari.
Nata nella luce di Domenico Veneziano e venuta a mancare, ormai avvolta nelle penombre del Guardi, col Mondo Nuovo di Giandomenico Tiepolo.
Rinata in qualche modo un secolo dopo con la prima Biennale. Questo era quanto.
Quadri riservati a pochi specialisti capaci di sopportare tutta quella naftalina.
Venezia sepolta con Jacopo Ortis nei Sepolcri del Foscolo: il Trattato di Campoformio e il Blocco Continentale di Napoleone. Quindi il porto di Trieste e la repressione austriaca del 1849. Sic transit gloria mundi.

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Giuseppe Borsato, Riva degli Schiavoni sotto la neve
"No son no un scheletro,/ No aver paura,/ Mi no ressuscito/ Da sepoltura"
Camillo Nalin, La morte aparente


Poi vai a pescare per quattro soldi - anzi due, euro - La Pittura veneziana dell’Ottocento di Guido Perocco (Fratelli Fabbri Editore, Anno Domini 1967) e rimetti in sesto quanto visto fra musei e accademie.
Museo e accademia ossia la Venezia dell’epoca, dall’orizzonte rattrappito e rinchiuso. Come una povera grande rana di Galvani, mossa da una scossa elettrica durante una lezione di anatomia (o di prospettiva). C’è quella consapevole - e colpevole – accettazione di essere giunti troppo tardi e di non solo non potere, ma anche non dovere competere alla pari coi grandi antenati (consuetudine molto italiana).
Il posto fisso si paga con la nostalgia, il rimpianto, (nei casi migliori) l’ironia e altre piccole – talvolta deliziose – variazioni sul tema.
E se non altro c'è la Fenice ad aprire nuovi scenari accompagnando la grande lirica contemporanea con i suoi migliori scenografi (ad esempio, il Bagnara).

File:L'italiana in Algeri set design by Francesco Bagnara.jpg
Francesco Bagnara, Disegno per l'allestimento dell'Italiana in Algeri di Rossini
Commento musicale Aria "Pensa alla patria"

Quando finalmente soffia un’aria di rivolta Venezia è ormai parte del Regno d’Italia.

File:Ruined h.jpg
Domenico Bresolin, Casa Diroccata

C’è chi muore per questi ideali nel 1866, a Lissa, ed è già artista di spessore diverso: Ippolito Caffi.

File:Ippolito Caffi - Bombardment of Marghera on the Night of May 24, 1849 - WGA03741.jpg
Ippolito Caffi, Bombardamento di Marghera (24 Maggio 1849)
Oh Ippolito diletto/ ah in qual forma adempi a' tua promessa!...
L'intenso amor dell'arte, il grande affetto/ di patria a morte ti menò per essa
Sebastiano Barozzi, Cronaca del popolo durante la redenzione d'Italia

Italietta, certo, ma dietro tanta retorica si avverte un nuovo coraggio, una nuova innervatura realistica che riacquista forza anche in pittura, pilastro e migliore eredità del Risorgimento.
Come ho scoperto e amato tardi Ippolito Nievo così I miei cari di Giacomo Favretto. Che sono veramente i suoi cari, perché pochi quadri sono stati dipinti con tale amore.


Giacomo Favretto, I miei cari (il padre e la sorella del pittore)
Commento musicale Gian Francesco Malipiero, Pause nel silenzio, Primo Movimento

Il bianco dalle pagine alla fronte stempiata. Il gioco sottile dei rossi dalle maniche, alle labbra, alle gote della sorella. Quel caffè, l'ombrello, le sedie così vive da sembrare ospiti in attesa di un commento alla lettura, le vaghe immagini eroiche della stoffa del divano che svaniscono al cospetto della manica della giacca. Il muro e quello stipite, quegli sguardi bassi, assorti, la trasparenza scura del bicchiere di vetro come un presagio. Gli occhi socchiusi, chiusi, ma sognanti, perché l'attimo deve restare.

Bartolomeo Bezzi, Sulle rive dell'Adige, 1885, Mart
Giacomo Favretto, La scuola di pittura (foto di Matteo De Fina)

Questo è il privato. Ma anche la scuola. Non era scontato. Oggi, grazie al formidabile lavoro degli ultimi cinquant'anni, possiamo parlare di scuola e museo come luoghi innovativi, creativi e aperti all'esterno, ma all'epoca, salvo rare eccezioni, la scuola e il museo erano l'hortus conclusus di pochi privilegiati. Quindi bene venga anche il mistero buffo di un frate fra gli alunni, la modella (vestita) e gli splendidi legni grezzi del quadro (non a caso Favretto era figlio di un falegname).

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Luigi NonoRitrato della signora Pegolo
Commento musicale Marco Enrico Bossi, Canto della sera

Interno. La signora Pegolo intenta a leggere la trama di un rammendo non è ancora la Signorina Felicita di Gozzano perché è bella ed elegante in modo essenziale (ce lo conferma con uno sguardo il suo cagnolino). Il pittore ha quasi cancellato lo spartito (i pentagrammi sono finiti tutti sul suo vestito) e reso pianoforte, fiori e tappezzeria metafisica domestica.
C'è qualcosa che ha occhi alla sinistra della donna. Candela e candeliere sono già di Morandi.

File:Guglielmo Ciardi Lagune.jpg
"Come/ pensieri e attimi di vita/ ombra e vuoto/ pieno e luce
andiamo. Qualcuno/ è  seduto, alcuni/ in piedi. Linea/ Fermate Direzioni."

Esterno. Il materico trasognato diventa elemento dominante nei passaggi di stato da solido a liquido di certi paesaggi del Ciardi. La presenze che sembrano interrompere la simbiosi fra laguna e cielo hanno tutta l'apparenza di essere dipinte e della stessa natura delle bricole: indicano una via concreta e allo stesso tempo accennano oltre (è la natura di Venezia).

File:Dish with Fish Federico Zandomeneghi.jpg
Federico Zandomeneghi, Piatto con pesce

Volendo si potrebbe anche fuggire. Zandomeneghi lo fa (e da ex garibaldino il coraggio non gli mancava di certo). Nel 1874 parte improvvisamente per Parigi e non fa più ritorno. Diventa amico di Renoir e, soprattutto, di Degas. Troppo inquieto per la Serenissima e in fondo pesce fuor d'acqua anche nella Ville Lumière. Oggi le sue opere sono tanto quotate quanto furono svendute dopo la sua morte. Il suo sogno di tornare a Venezia come "artista arrivato", tanto più dopo il riconoscimento da parte di un critico della levatura di un Diego Martelli, non si realizzò mai. Non tornò neppure per l'esposizione che gli allestì la Biennale del 1914. Troppo tardi? Troppo presto? Comunque un'insuccesso.
Io lo amo anche per un grande quadro triste che in un certo senso prefigurava la sua fuga: il Bastimento allo scalo del 1869. Il fumo, il lavoro, la vela, l'uomo solitario al centro, quel cielo dove sembra puntare la nave.
Morì insieme a tutto quel mondo, nel 1917.

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https://www.deartibus.it/drupal/content/bastimento-allo-scalo-0
"Andaremo fora in mar./ Passaremo i porti e l’isole/ Che circonda la cità:
El sol more senza nuvole/ 
E la luna spuntarà."
Pietro Pagello, Sopra l'acqua indormenzada


Nata nel 1895, grazie soprattutto a quel politico d'eccezione che fu Riccardo Selvatico (un poeta!), la Biennale aveva compiuto il suo ventiduesimo anno in silenzio (la Grande Guerra, Caporetto). Ma il cambiamento portato era anch'esso epocale: "Ha origine l'arte moderna italiana. Queste esposizioni, che ebbero immediata risonanza mondiale e si succedettero puntualmente ogni due anni, aprirono all'arte italiana un nuovo spazio, in stretto raffronto con le correnti artistiche allora in voga." (Guido Perocco).

File:1905 Venice Biennale Poster.png
"E mi sul molo pensieroso intanto/ che vado tormentandome a dar viva
tuta la poesia de quel'incanto/ el biscio sento d’un vapor che ariva,
e sento l’onda che de tanto in tanto/ vien per burlarme a sciafisar la riva."

Riccardo Selvatico, Note d'Agosto


Un lieto fine, lieto inizio a cui ho avuto il piacere di partecipare, nel 2011, con Neoludica_Art is a Game, mostra che ho curato con Debora Ferrari.
Cercando tutti e due di "dar viva/ tuta la poesia de quel'incanto" in forme nuove.

mercoledì 1 agosto 2018

LA GRANDE FOTOGRAFIA DI ROBERTO MOLINARI IN MOSTRA A VARESE


CONTINUA FINO AL 12 AGOSTO

OBIETTIVO SOGGETTIVO
ARTE_FOTOGRAFICA DI ROBERTO MOLINARI


VARESE, SALA VERATTI Via Veratti, 20

Nuovi orari in Agosto: da Giovedì a Sabato Ore 15-18
Finissage Domenica 12 Agosto Ore 15 con Lettura Poetica di Luca Traini

Col Patrocinio del MiBAC Anno Europeo del Patrimonio Culturale2018 e in collaborazione con ALINARI Firenze, Comune Varese e Comune di Gemonio



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La raffinata visione di Roberto, discreto e silenzioso interprete della realtà, di cui ha sempre evitato di registrare passivamente il mero riflesso.


 
Inizio dell'esposizione e china su pietra di Roberto Molinari

Una mostra, un libro, una serie di conferenze, vogliono svelare al grande pubblico l'attività trentennale di un fotografo d'arteRoberto Molinari (Gemonio, VA, 1946-2017), che nella sua carriera ha seguito numerosi artisti nazionali e internazionali, nei propri atelier, alle mostre, in cantieri di lavoro sulle Alpi Apuane o nelle storiche fonderie lombarde. La fotografia come documento collettivo.




Chi visita la mostra può ripercorrere più di trent’anni di arte varesina e non solo attraverso le figure dei protagonisti.

Roberto Molinari (c), Paolo Borghi e Samuele Arcangioli

La sua fotografia possiamo ribattezzarla ‘photosophia’ perché la sua attenzione era all’anima e al senso delle cose, in relazione una con l’altra. Non si limitava a riprendere le opere d’arte destinate a essere scontornate su un catalogo, le faceva vibrare dello spazio circostante, della luce interiore, del significato per un preciso momento storico o un moto sentimentale. 


Roberto Molinari (c), Lo studio di Eugenio ed Eros Pellini

La sua è stata una fotografia essenziale, piena di verve, a volte drammatica, a volte gioiosa, sempre rispettosa di ciò che andava a immortalare per sempre, in connessione col senso della vita.


Roberto Molinari (c), Stella Ranza e Angelo Zilio

La sua ispirazione ci ha insegnato a vedere il mondo con la sua delicatezza poetica tanto da rendere icona ogni cosa che fotografava, come il grande lavoro per Lucio Fontana nella casa di Comabbio (2016) dove ha documentato, insieme ai nipoti del grande artista, in modo essenziale e poetico i suoi strumenti, come taglierino e colori, e i suoi indumenti di lavoro nell’ambiente di design domestico.

Roberto Molinari (c), Hsiao Chin

Mostra di ritratti e fotografie in studio e in pubblico con più di 30 artisti internazionali nell’arco di 30 anni di fotografia, bianco e nero, colore, cibachrome, foto digitale, video.


Roberto Molinari (c), Kengiro Azuma e Niccolò Mandelli Contegni

Opere fotografiche rielaborate a colori e collage da Roberto Molinari. Creazione del sito internet dell'Archivio Fotografico Molinari. Obiettivo Soggettivo sarà anche un libro in limited edition di TraRari TIPI edizioni.

Roberto Molinari (c),  Luca Lischetti e Nes Lerpa

Un grande fotografo, anche quando ci lascia, non chiude mai gli occhi perché resteremo sempre in quello che ha aperto per restituirci il mondo.
Roberto Molinari ci ha donato il terzo occhio a passo di danza, in pose da acrobata: improvvisamente era lì, poi sembrava scomparire – e ti era sempre accanto. Era quanto doveva ancora essere detto, la misura sottile della visione, lo sguardo.

Roberto Molinari (c), Albino Reggiori

Senso del progetto

“La visione è l’arte di vedere cose invisibili” e in questo modo Roberto Molinari ha dato al mondo dell’arte e agli artisti la sua personale poetica di ripresa attraverso la fotografia.


Roberto Molinari (c), Il poeta Silvio Raffo

Attivo da oltre trent’anni in territorio varesino e nazionale, Molinari era passato dalla passione per il disegno a china e matita, che coltivava con grande raffinatezza, a metà anni Ottanta, all’amore per la fotografia d’arte e di reportage poetico, lui stesso stampatore dei suoi indimenticabili bianchi e neri.

Roberto Molinari (c), Vincenzo Morlotti e Giorgio Robustelli

Veniva chiamato dagli artisti per la sua capacità poetica di documentare il lavoro dell’arte e il suo esito pubblico rispettando la personalità dell’autore, accentuandola naturalmente.

Roberto Molinari (c), Giorgio Vicentini

Elenco artisti (sintetico)

Abate, Ambrosini, Arcangioli, Azuma, Baj, Bodini, Borghi, Botero, Buda, Caminati, Casiraghy, Chisari, Cipolla, Costantini, D’Ambros, Dangelo, D’Oora, Fabbri, Al Fadhil Ferrario, Fontana, Gandini, Isella, Leoncillo, Lerpa, Lindner, Lischetti, Maineri, Mandelli, Marrocco, Milani, Monti, Morlotti, Pedretti, Pellini, Penna, Piccaia, Pizzolante, Quattrini, Raffo, Ranza, Ravedone, Reggiori, Robustelli, Robusti, Rossello, Salino, Savinio, Sangregorio, Scarabelli, Hsiao Chin, Sovana, Tavernari, Tapia Radic, Traini, Veronesi, Vicentini, Zilio.

Roberto Molinari (c), Anny Ferrario e Pina Traini

Tutti gli artisti diventano ‘opere’ esposte con fotografie stampate da Roberto Molinari e donate agli stessi e altre recuperate nel suo archivio.

Roberto Molinari (c), Floriano Bodini con la figlia Sara e Giancarlo Sangregorio

Dal 15 settembre al 6 ottobre la mostra sarà anche al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio con in più una sezione dedicata alle ambientazioni, dagli studi alle mostre ai luoghi di lavoro degli artisti.


Roberto Molinari (c), Sergio Tapia Radic

Al Museo Bodini si terranno anche incontri prestigiosi come quello con Alinari di Firenze sulla fotografia.

Raffaella Grandi (c), Obiettivo Soggetivo - Omaggio a Roberto Molinari
(parete di fondo della mostra)



Per approfondimenti

lucatraini.blogspot.com/2017/04/la-photosophia-di-roberto-molinari
lucatraini.blogspot.com/2016/07/nel-segno-di-lucio-fontana
repubblica/2016/07/26/conoscere-fontana-tra-la-mostra-in-comune-e-il-buen-retiro-sul-lagoMilano
ilgiornaledellefondazioni/casa-di-lucio-fontana-quasi-cinquantanni-dopo




Altre foto Dall'alto Luca Traini, Il grembiule di Lucio Fontana fotografato da Roberto Molinari e la Sibilla; Debora Ferrari, Ritratto di Roberto Molinari; Luca Traini, Inizio dell'esposizione e china su pietra di Roberto Molinari, L'inaugurazione.