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martedì 1 ottobre 2019

LA SPIA, IL POETA, IL PAPA Missione segreta in Scozia

 Commento musicale Johannes Ockeghem, Missa Au Travail Suis


La cancelleria inglese era al corrente di questa missione alla corte di Scozia, alleata della Francia, e subito aveva sguinzagliato i migliori agenti per bloccare un misterioso personaggio che si sapeva diretto verso i resti del Vallo di Adriano. Una spia. Un umanista. Un’agente doppiamente pericoloso.
In questi tristi tempi di Brexit torno al viaggio enigmatico del giovane Enea Silvio Piccolomini, in seguito papa Pio II (1458-64), in un’Europa divisa e lacerata dalle guerre: dice niente questo?
Nel 1435 era soltanto un diplomatico aspirante scrittore (suo il bestseller erotico del XV secolo: Storia di due amanti). Inviato oltremanica dal cardinale Albergati (ritratto in un capolavoro di Van Eyck), nemico numero uno degli inglesi per aver fatto riconciliare il Ducato di Borgogna con la Francia col primo Trattato di Arras dello stesso anno.
La vicenda è narrata con maestria nei suoi Commentari, 2500 pagine letteralmente da divorare per gli appassionati (naturalmente col sollievo finale di non essere vissuti in quell’epoca terribile: ne ho già parlato a proposito delle Memorie di Philippe de Commynes e nel mio Dispaccio Musicale su Guillaume de Machaut).
Enea sostiene che il suo incarico era solo un intervento per far riacquistare a un prelato senza nome il favore di re Giacomo… Difficile crederlo. E poi i viaggi in realtà sono due.


Commento musicale Antoine Busnois Anthoni usque limina

Il primo comincia subito male, “accolto come persona sospetta” a Calais e messo sotto custodia. “Ma gli venne in aiuto il cardinale di Winchester che, tornando allora da Arras, ordinò che Enea venisse liberato” (naturalmente i Commentari di un umanista non potevano essere che in terza persona come quelli di Giulio Cesare, tanto più per uno che era stato chiamato non a caso Enea Silvio e si credeva discendente della Gens Iulia per via di una delle solite genealogie leggendarie dell’epoca). Tuttavia, giunto alla corte di Enrico VI, non solo non gli viene rilasciato il salvacondotto per la Scozia, riceve anche l’ingiunzione a fare marcia indietro proprio perché segretario dell’Albergati (“verso il quale nutrivano una particolare inimicizia”). “Tutto ciò era assolutamente ignoto a Enea” (altra bugia). In ogni caso l’occhio attento della spia, dell’umanista e dell’uomo d’affari (i Piccolomini erano stati anche questo) riesce a osservare con ammirazione crescita economica, monumenti e miti di Londra e dintorni in grande ascesa: “Città popolosa e ricchissima; e la nobile cattedrale di San Paolo; e le stupende tombe dei re; e il fiume Tamigi, più veloce quando la marea lo rimonta che quando scorre verso il mare; e il ponte come una città; e il villaggio (di Strood, nel Kent) in cui si dice nascano uomini con la coda; e il monumento che tutti gli altri supera in fama, il dorato mausoleo di San Tommaso di Canterbury, tutto coperto di diamanti, perle e carbonchi”.


Commento musicale Guillaume Dufay, Ave Maris Stella

Il secondo viaggio, dal porto olandese oggi interrato di Sluis, rischia di finire anche peggio, con due tempeste che trascinano la nave fino in Norvegia. Approda sulle coste scozzesi dell’East Lothian dopo ben 12 giorni da incubo. Per sciogliere un voto fatto in mare cammina, inoltre, per diversi chilometri a piedi nudi - a fine autunno! - per ringraziare la Vergine nella chiesa di Whitekirk restando a lungo claudicante a causa dei piedi semicongelati. La missione alla corte di Giacomo I ha comunque successo. E anche il ritratto che fa della Scozia resta memorabile (a parte l’errore di scambiarla per un’isola): “E’ una terra fredda che produce poche messi e, in gran parte è priva di alberi. Nel suo sottosuolo si trova una pietra solforosa (la torba) che gli Scozzesi estraggono per farne fuoco. Le città non hanno mura. Le case in gran parte non sono costruite con calce; i tetti, nei villaggi, sono coperti di zolle erbose; le porte delle capanne sono chiuse da pelli bovine… Si cibano abbondantemente di carne e di pesce, e il pane lo considerano un lusso… Non hanno vino se non quello che viene importato… In Scozia si trovano più ostriche che in Inghilterra, e in esse assai più perle. Esporta nelle Fiandre cuoio, lana, pesce salato e perle. Non c’è nulla che gli Scozzesi stiano a sentire più volentieri delle ingiurie contro gli Inglesi… Gli Scozzesi che vivono nella foresta parlano una lingua diversa… Enea aveva sentito che là crescono degli alberi, sulla riva di un fiume, i cui frutti se cadono  a terra marciscono, se invece nell’acqua, si animano e si trasformano in uccelli. Cercò incuriosito tale prodigio, ma seppe che era tutto falso… Poté invece confermare che in occasione del solstizio invernale – Enea si trovò in Scozia proprio allora – il giorno non dura lassù più di quattro ore”.


Commento musicale John Dunstable, Quam pulchra es

Sensuale anche in vecchiaia (dopotutto veniva da quella Siena da lui definita “città di Venere”), il papa che fa scrivere le sue memorie sostituisce per un attimo Cesare con Ovidio e va col ricordo soprattutto alle Scozzesi: “Gli uomini sono bassi e audaci; le donne di carnagione chiara e belle e inclini all’amore. Baciare una donna è cosa di minor conto lassù che in Italia prenderle per mano”.
E saranno proprio due donne, questa volta inglesi, a offrirsi di salvarlo, una volta attraversata la frontiera, il fiume Tweed, travestito da mercante. Infatti, giunto in un grosso villaggio e ospitato a base di di galline e oche da un sacerdote che sembra uscito dai racconti di Chaucer, dopo aver stupito gli abitanti accorsi in massa che “mai avevano visto il vino e il pane bianco… Fu necessario distribuire tutto il pane e il vino fra quella gente” (eccolo qua in nuce il vicario di Cristo), viene a sapere che per la notte gli uomini si sarebbero ritirati in una torre lontana per ripararsi dalle scorrerie degli Scozzesi…
“Enea li implorò, ma non lo vollero, né vollero portare alcuna femmina, benché ci fossero in quel luogo numerose giovani e donne assai belle. Alle donne, secondo quella gente, i nemici non possono fare alcun male, ché lo stupro non lo considerano un male”. Il termine è pesante e ferisce la nostra sensibilità, ma dal successivo comportamento compassato delle contadine e da quanto detto prima delle Scozzesi sembra che in realtà si tratti più di libertà sessuale femminile, piuttosto diffusa nelle classi meno abbienti dell’epoca e comunque sempre poco comprensibile - e quasi sempre condannatissima come “pratica animalesca” - dai ceti privilegiati.
Fatto sta che “Enea rimase là solo, con due servi e una guida, fra cento femmine, che, fatto un gran cerchio intorno al fuoco, passavano la notte in veglia a mondar canapa e a scambiare lunghe chiacchiere. Trascorsa buona parte della notte, due giovanette condussero Enea, appesantito dal sonno, in una stanzetta con un pagliericcio, pronte a giacere con lui se richieste, perché tale è il costume del luogo”…
Cosa sarà successo? Il futuro papa, che racconta quando lo è già, non dice nulla. Anzi, proprio il fatto di aver resistito alle “tentazioni” lo avrebbe salvato dal pericolo: invece dei “ladroni” il trambusto avvertito nelle tenebre con “gran clamore di cani latranti e strepito d’oche” è quello provocato dall’arrivo di amici della gente del posto. Voto di castità quindi esaudito o solo stanchezza post coenam? Sarà andata così? Si sa che Enea non scrisse solo d’amore: ebbe anche figli illegittimi. D’altronde, nella Storia di due amanti, il suo Eurialo, di fronte a una Lucrezia in tunica leggera e aderente, non aveva potuto “resistere oltre all’eccitazione”…


Commento  musicale Gilles Binchois, Adieu, jusque je vous revoye

Il mattino dopo è di nuovo in viaggio e giunge a Newcastle-upon-Tyne, “città che dicono essere stata costruita da Cesare” (irreale: il "suo antenato” non superò mail il Kent). Ma “per la prima volta gli parve là di rivedere il mondo reale e la faccia abitata della terra… (I luoghi che aveva appena visitato) non hanno nulla di simile al mondo in cui abitiamo: sono terre selvagge, incolte e mai visitate neppure dal pallido sole invernale”. E dopo questo ritorno a una luminosità “naturale” un po’ di luce spirituale a Durham “per far visita al sepolcro del venerabile Beda” (e qualche notizia per la sua spedizione l’aveva presa certo dalla sua Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum). Quindi è la volta di York “dove sorge una cattedrale famosa in tutto il mondo per vastità e bellezza” (storica rivale di quella di Canterbury fin dall’XI secolo, come ho scritto in Letture a proposito di quanto narrato da Eadmero nell'Historia novorum in Anglia).
La cosa divertente - e inquietante – è che durante questo ritorno in incognito Enea viene accompagnato da un giurista inglese che sputa fuoco e fiamme sul Trattato di Arras e maledice continuamente il cardinale Albergati definendolo “un lupo travestito da agnello”: “Chi non si meraviglierebbe dei casi della fortuna? Enea fu accompagnato e protetto fino a Londra da uno che, se l’avesse conosciuto, l’avrebbe subito gettato in prigione”.
Quella Londra tanto ammirata da cui però nessuno straniero può uscire senza lasciapassare. E allora, finale dolceamaro, non resta che “corrompere le guardie del porto – cosa tutt’altro che difficile con tal sorta di gente – che niente ha più dolce dell’oro”. Il diplomatico travestito da mercante ha salvato la pelle all’umanista: potrà tornare a leggere con comodo la condanna dell’”esecranda fame dell’oro” del suo Virgilio.
Non prima di aver attraversato mezza Europa in otto righe come nulla fosse per raggiungere l’Albergati al Concilio di Basilea: strade e assise da brivido.
Si ammalerà gravemente soltanto due anni dopo a Milano. E anche da questi terribili “settantacinque giorni di febbre ardente” riuscirà a riprendersi. Per continuare i suoi intrighi e venire incoronato, prima ancora che pontefice, poeta il 27 luglio 1442 dall’imperatore Federico III. Ma più che il versificatore latino, il cantore di una nuova Cinzia dopo quella di Properzio, resta il grande prosatore che lascerà la poesia agli architetti della sua Pienza rapito dai ben più prosaici impegni di papa e soprattutto - e sempre - di politico.


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