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martedì 5 marzo 2019

ANTOLOGICA DI RENATO BONARDI artista e amico


 SABATO 9 MARZO ore 16 INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
PRESENTAZIONE DI DEBORA FERRARI

Una nuova mostra per lo spazio di Atelier Capricorno a Cocquio Trevisago (VA) ci introduce nell’arte di Renato Bonardi, artista dalle grandi capacità tecniche e poetiche che oltre ad aver realizzato in vita acquarelli e sculture, ha scritto testi e poesie con una visione particolare del tempo e dello spazio.
La mostra si propone di essere una antologica del suo lavoro, proprio perché Renato è sempre stato un amico dell’Atelier e delle artiste che lo dirigono -Anny Ferrario e Anna Genzi- e perché la sua arte tante volte si è incontrata sul territorio e fuori coi percorsi dei suoi colleghi, dall’attività alle Fornaci Ibis di Cunardo ai premi e alle esposizioni ad Albissola Marina, per dirne alcuni.


In mostra si trovano acquerelli, quadri, piatti in ceramica, sculture in ceramica e pietra, totem in ferro, sculture in ferro e altri materiali, “a rappresentare il cosmo ricco e fertile della sua arte e della sua capacità creativa di immaginare mondi, di evocarli come nuove forme astrali, con la forza di una rivelazione scientifica o la nomina di un nuovo pianeta nel Sistema Solare delle Arti -afferma Debora Ferrari nella presentazione”. Questa antologica all’Atelier Capricorno (ne aveva fatta una anche nel 2008, a 18 anni dalla sua prima mostra personale che era stata a Castronno e a 26 dalla sua prima esposizione collettiva) ci aiuta a ripercorrere le tappe fondamentali della sua visione materica, della sua capacità di inventare mondi, di farli nascere con precise regole e contesti per poter essere abitati da noi.
Atelier Capricorno, attivo dal 2003 a Cocquio Trevisago (prima aveva sede a Gemonio), è una fucina di arti e cultura, dove le socie fondatrici Eugenia Branca, Maria Casalis, Anny Ferrario, Anna Genzi, Laura Lozito, creano l’ambiente ideale per far nascere opere -anche le loro, proporre laboratori e corsi, ospitare presentazioni di libri, accogliere reading poetici.


RENATO BONARDI_L’ARTE DI DISEGNARE MONDI


“La strada che gli resta aperta è questa: si dedicherà d’ora in poi alla conoscenza di se stesso, esplorerà la propria geografia interiore, traccerà il diagramma dei moti del suo animo, ne ricaverà le formule e i teoremi, punterà il suo telescopio sulle orbite tracciate dal corso della sua vita anziché su quelle delle costellazioni.
«Non possiamo conoscere nulla d’esterno a noi scavalcando noi stessi -egli pensa ora- l’universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi».”
Italo Calvino, Palomar, 1983

 Ci sono artisti che rappresentano il mondo, altri che lo immaginano e ce lo propongono secondo nuove visioni, ardite regole, disegni terreni e celesti.
Renato Bonardi, amico di molti colleghi dentro e fuori il territorio di Varese, rientra nella seconda squadra, composta da tanti come lui, da secoli e anche contemporaneamente, amanti del sogno, della poesia, della necessità di lasciare opere con corpo e anima vicini all’artefice ma capaci di parlare al di là del tempo, valide sempre. E derivate da faticoso lavoro, interiore e di mani, per ammorbidire le materie e dar loro altra vita.
Questa antologica all’Atelier Capricorno (ne aveva fatta una anche nel 2008, a 18 anni dalla sua prima mostra personale che era stata a Castronno e a 26 dalla sua prima esposizione collettiva) ci aiuta a ripercorrere le tappe fondamentali della sua visione materica, della sua capacità di inventare mondi, di farli nascere con precise regole e contesti per poter essere abitati da noi.
Con sapienza Anna, Anny e Carla hanno selezionato le opere, in modo da offrire un palinsesto visivo delle caratteristiche creative di Renato: l’acquerello, la grafica pura, i quadri con la sua personale ‘encicplopedia’ del mondo e dell’arte, le sculture in ferro, le ceramiche plasmate in grès, in smalto o in refrattario con ossidi, queste ultime il più delle volte realizzate dagli amici Robustelli alle Ceramiche Ibis di Cunardo. Non per ultimi ma per importanza nella mostra sono presenti anche i libri fatti a mano, i taccuini di appunti visivi, di disegni e poesie solcate a matita, i libri di poesia stampati con PulcinoElefante o il Libro d’artista conservato anche alle biblioteche di Parigi e Nucéra di Nizza: sono il cuore pulsante della sua ispirazione, il segnale vitale della continua pulsione a creare che lo abitava fortemente perché come diceva lui “Lavoro per vivere, faccio arte per esistere”.


I taccuini e i libri rilegati da lui sono molto importanti per capire lo scambio osmotico con la cultura storica, con gli scrittori famosi come Italo Calvino e Cesare Pavese, tra i suoi preferiti (una sua scultura “L’acqua del Po” si trova dal 1994 al Centro Studi Cesare Pavese di S. Stefano Belbo – CN). Da Pavese trae lo stesso denso succo di spremitura del quotidiano, con sogni e sofferenze in alternanza, desideri e sacrifici, mentre da Calvino raccoglie il dato fantasioso e libero, rasente al surreale talvolta perché ogni cosa si può trasformare in arte se a dirla e a farla è un poeta, e Renato è stato un grande poeta, di parole e immagini. Nel suo percorso biografico (ha ricevuto anche numerosi premi e segnalazioni) ha partecipato agli eventi significativi delle terre della Ceramica, da Laveno e Cunardo ad Albissola Marina e Savona, nel suo esistere spirituale ha spaziato dai modi picassiani alla filosofia immaginaria del miniaturista Luigi Serafini (il Codex è illustrato con una lunga serie di metamorfosi grafiche come un’enciclopedia scritta in una grafia indecifrabile), fra l’altro uscito per Franco Maria Ricci nel 1981 con testo di Italo Calvino e sicuro
riferimento per Bonardi, che amava poi tanto l’Art Nouveau quanto il Nouveau Réalisme francese e italiano -alla Baj e Rotella per intenderci, fino anche alla Patafisica e alle introspezioni semantiche di Umberto Eco, ne è testimone la sua biblioteca. Quando si citano degli altri autori, non lo si fa per dire che l’artista si ispira a loro, quasi fosse un copiare, no, ma al contrario è un rafforzativo: significa che artisti che magari non si sono conosciuti attingono alle stesse energie e fanno voce poetica corale anche in punti diversi del tempo e dello spazio. Renato Bonardi è un artista di alta levatura, molto personale, forte e delicato allo stesso tempo perché la sua poesia, alla base della materia, è lieve e tenace, perché la sua materia lui la sa domare a parole e numeri come un filosofo matematico, perché tra un acquarello e un grès ci sarà sempre una lingua comune che prosegue un racconto da lui iniziato, coi suoi timbri e le sue sgorbie.
Dai burattini alle sculture in ferro la sua è arte coerente, tenuta da fili ora visibili ora impercettibili, capace di ironizzare sul quotidiano e per questo di prendere sul serio aspetti materiali e spirituali, dai Pinocchi agli Angeli, è così che una forza analitica e centrifuga si esprime; dalle grafiche ai quadri ai libri di pietra troviamo l’altro aspetto di sintesi, l’impronta della sua mano, la forza centripeta; in ogni scultura ceramica, dal piatto al monolite di lettere al bassorilievo, ecco la ‘summa’ nella plasmabilità di parola e immagine.
Nella storia dell’arte Renato si inserisce con personalità chiara e inconfondibile, figlio anche dell’Arte Concreta dei libri illeggibili di Munari e delle favole di Rodari, il tutto filtrato e metabolizzato da una mente laboriosa, quasi astrofisica nelle sue espressioni, incessante nel produrre idee e nel raccogliere ricordi di ogni giorno per trasformarle in leggi universali capaci di originare nuovi mondi. Renato è uno scienziato dell’arte. Ascolta il mondo, legge tantissimo, scrive sempre, raccoglie dati, sperimenta possibilità. Elabora la formula, la rende opera, imposta le coordinate cartesiane e soffia la vita nelle sue opere, in modo che noi possiamo respirarla e in ogni momento sentirci al centro dell’universo che non ha una sola natura, ma tante e tante facce quanto gli abitanti e gli artisti che ci si specchiano.
Amo particolarmente di Renato questi versi, in cui è possibile riconoscersi:

“Avevo scordato il futuro_nella tasca dell’ombra.
Avrei voluto riprendermelo_ma mi aveva già preceduto
Il passato”. (Analogia /4)

La sua arte di disegnare questi mondi è un’eredità in continua genesi, domani come ieri.



Nato in provincia di Varese, Renato Bonardi inizia la carriera artistica come grafico di trademark e grafico umorista, collaborando con quotidiani locali. Come illustratore collabora con le Edizioni Salviati di Milano e Loescher di Torino. Si dedica alla pittura e alla scultura, frequenta vari laboratori artistici anche all’estero, sviluppando la propria ricerca tematica attorno alla simbologia del tempo, dei numeri e delle lettere. Approfondisce l’immagine del libro-testo-scrittura-lettera, indagando sulla possibilità di una interpretazione figurativo-concettuale, utilizzando tra i materiali la pietra di Vicenza, il ferro, la ceramica, il bronzo. Un suo libro d’artista, Ed. La Diane Française, è presente alla Bibliotèque L. Nucera di Nizza e alla Bibliotèque National di Parigi.
Sito web: www.artbonardi.it

La mostra rimarrà aperta dal 9 al 18 marzo, lun-ven-sab-dom dalle 15:00 alle 18:30

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