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sabato 2 aprile 2016

BARBIE AL MUDEC



Io e Barbie siamo due alieni.Ci incontriamo che ho appena compiuto i 50 e lei ha solo qualche anno di più, 57.
Finalmente ci piacciamo.
Merito dell'esposizione piena di grazia (parliamo pur sempre di un'icona) al Mudec, museo che già dall'ingresso riempie di stupore: il soffitto è un lago di Alvar Aalto.


Della Wunderkammer e degli altri gioielli della parte antropologica - tutti nella giusta cornice storica, alla faccia di qualsiasi "primitivismo" (mio grande amore una splendida Testa Sapi dalla Sierra Leone del XIV secolo) - tratterò un'altra volta.
Ma Barbie potrebbe essere anche scesa dalla preziosa portantina per dama giapponese del periodo Edo.


Una serie di stazioni orbitali è nel primo spazio espositivo. Divise per decenni: la durata di un viaggio cosmico.


Le bambole riflettono come pianeti l'archetipo femminile dell'epoca. Tutto molto platonico, come la natura originaria del soggetto: il Sogno Bello della Ragazza Media, astratta come quella delle indagini statistiche (solo vagamente sfiorata dal Rapporto Kinsey). Dotata di anonimo ma affascinante buonsenso, tutto sommato progressivo se non progressista, come da tradizione politica della sua terra di origine, il Wisconsin.


Ma, come l'American Dream ha le sue ombre, così anche un'esposizione perfetta (specie se a cinque giorni dalla chiusura) può presentare qualcosa che sfugge. Il bello della diretta è anche una Barbie caduta da cavallo stile san Paolo (sulla via di Beverly Hills) o perinde ac cadaver come in certe immagini di Hollywood Babilonia.


Tuttavia quanto può esserci di macabro nella vita di una vera bambola non è mai una caduta di stile. Eccola subito di nuovo in piedi vestire panni di Tippi Hadren ne "Gli uccelli" di Hitckock: vera opera d'arte (niente paura per la mis en plis: la mostra continua in un'affascinante sala-coiffeur che sembra uscita da un  film di John Waters).


Debora (la mia guida, a cui questo testo è dedicato) adora la Barbie Hawaiana e, sempre su suo consiglio, resto colpito dalla grazia dei dettagli di quella del Ghana.


Insomma, Barbie, chi sei?
Se ti guardo leggermente spettinata, come dopo una notte d'amore, mi tornano in mente i versi di Pasolini per Marilyn Monroe:

"Il mondo te l'ha insegnata
Così la tua bellezza divenne sua.
...
Sparì come un pulviscolo d'oro".


Eppure sei viva, viva più che mai, anche quei versi sublimi ti toccano appena.
Resti fra di noi splendida e indifferente come una divinità di Epicuro, una tela di Andy Warhol.
Il segno dei tempi, solo una radiografia dei miei occhi di storico.
Sul tuo volto neanche una ruga.



P:S: I maschi ringraziano

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