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sabato 29 agosto 2015

ARTE E NATURA IN VALLE D'AOSTA


C’è una “memoria naturale” nell’uomo, una linfa rarefatta ma tenace che unisce i nostri ricordi alle radici fisiche e ancestrali della natura.  Si trova in uno stato di  sonno, come sospesa, ma quando l’amore e l’arte vi innestano la loro energia eccola trasformare la nostra realtà in un sogno a occhi aperti. Difendere questa realtà di meraviglia e armonia con l’ambiente in cui siamo immersi è un tema particolarmente sentito dagli artisti di una regione di rara bellezza come la Valle d’Aosta. In particolare da Luciano Finessi, Oreste Ferrando, Dolores Gérard, Roberto Priod e Patrizia Valcarenghi nella mostra L’ago nel pagliaio – Natura personale alla Maison Gérard Dayné di Cogne. Una vera e propria evocazione della “memoria naturale” attraverso un percorso multimediale di installazioni, pitture e fotografie  per essere coinvolti in un’esperienza emozionale e sensoriale: “I lavori degli Artisti possono diventare un veicolo, un tramite per risuonare in una dimensione intima, cogliendo il “limen”, spazio limite, in cui il manufatto ed il naturale si confrontano”.

La  mostra resterà aperta fino al 30 agosto. Parte dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di entrata alla mostra saranno devoluti alla STUPA onlus (www.stupa-onlus.org) per progetti in favore delle popolazioni del Nepal.

Opere che danno una forte emozione, ma non sono emotive. Quadri sensoriali, dove puoi vibrare di sensazioni ma leggerli con la mente. I paesaggi sensoriali di questa esposizione, di queste ‘nature personali’ vengono creati da una logica percettiva molto contemporanea, dettata se vogliamo dalla velocità delle nostre suggestioni visive quotidiane oppure dalla molteplicità di immagini che siamo abituati a ‘processare’ ogni giorno e che nella nostra memoria possono assumere una forma così assoluta da perdere i contorni. Forti sono i dati del ‘ritmo’, della tecnica e della resa di questi amici artisti. Il ritmo che sviluppa nella totalità collettiva è quasi da poema epico, ovvero nella grammatica delle composizioni accostate incontriamo tempi distesi e ben marcati che a volte si infittiscono, creando come delle ‘battaglie’ per intensità e forza. Altre volte i ritmi sono più ‘arcadici’: il verso cromatico si abbrevia, la forma si chiude, lo spazio si delimita, come in taluni componimenti agresti dell’antichità.
La ‘Natura personale’ è una condizione interiore_esteriore dell’artista che si pone come antenna ricetrasmittente degli archetipi cosmici e sociali.

TraRariTipi (Luca TRAiniDebora FerRARI)


Colgo l’occasione per proporre in questa pagina tre poesie di Debora Ferrari e un mio testo inedito sull’arte di Luciano Finessi.





(cartolina)

A verdi guglie i pini
Saettano il blu_sonoro
Di ghiacciaio.


(impianti di risalita)

Mattino e la voce del torrente
Risana i suoni, le risa
D’infanzia e il fruscio dei pini.
Salgo, immersa in nubi di memoria,
raccogliendo gocce di sole.



(preghiera)

le gemme trasformate si nutrono di fiati
apro le mani al tempo
annuso spore di fiori
contro il mezzogiorno il volto
delle ore mi guarda alzato.
Mi ammonisce la pazienza delle vette.



L’OCCHIO COME CELLULA


L’occhio per sua natura cerca l’orizzonte, ogni battito schiude confini che interrogano, devono alzarsi in volo le palpebre perché sia cristallino anche il cielo: l’occhio deve rinascere come una cellula per indagare nuovi punti di vista. Ecco l’iride crescere come un feto, le pupille giocare nel cielo riflesso nell’acqua come girini. C’è un senso di appartenenza comune che sfugge come il vento. Ci sono dettagli impalpabili di un’evidenza accecante.



ENNI (Eventi Naturali Non Identificati)
Lacrime ancora nel bulbo oculare di Luciano, Finessi Luciano, un tempo disegnatore preciso di resti archeologici, resti umani di una storia fatta propria dalla natura senza differenze evidenti, ctonie, dove la metamorfosi è norma di vita. La cornea diventerà baccello. Il seme, corpo vitreo. E questa incubazione riprodurrà anche gli odori, il profumo di una mente non più scissa, una camera di compensazione per quella nostalgia che già senti futuro di erba alto fusto rami foglie: l’intreccio di ombre la cui cifra è la luce.
Controluce di sguardi verso l’alto. Controcampo dove planare: la regia dovrà cercare l’occhio nella radura perché anche la radura è un occhio, rivolto al lato nascosto della natura. Il sole andrà cercato di slancio da questa retina finalmente innervata di linfa inebriata da ciò che sale, che cade. In un identico grido di gioia.

Foto della mostra e opere di Luciano Finessi

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