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venerdì 24 aprile 2015

UN'IMMAGINE SIMBOLO PER IL 25 APRILE


LEONCILLO
Ai Caduti di tutte le guerre (1955-58)
Albissola Marina


"Avevo pensato al bassorilievo dei Caduti come a un quadro vivente, ogni corpo con la sua posa diversa ‘composta’ con le altre. A poco a poco i fondi mi vennero avanti, i morti mi si affondarono fra i detriti, le oscurità, le fratture del terreno. Mi spiegai allora questo fatto come un approfondimento della ‘visione’. Infatti nelle tante fotografie che abbiamo visto della guerra i morti si stagliano con precisione ma si confondono con la terra e le cose circostanti, divengono fango, stracci essi stessi.
Oggi posso accorgermi di un’altra cosa. La stecca si affondava nella creta creando lacerazioni mie, le mani con la creta creavano grumi dove la superficie rabbrividiva come pelle mia. Ora posso accorgermi (...) che la morte l’avevo accolta e ridata, che in questo passaggio non c’era più bisogno dell’oggetto primitivo.
Ero io a produrre la morte che sentivo in me".

Leoncillo, Piccolo diario, luglio 1957


Arrivare ad Albissola e rendere omaggio a Leoncillo è per me tutt’uno, come per lui fu essere partigiano e scultore. Ceramica e cemento armato. Ceramica opaca per la morte concreta, dove è un pianto composto che plasma in vista di una rinascita. Ceramica lucida, rivolta al mare, in una madre dagli occhi lucidi, dai figli che accompagnano un volo di colombe.



"Finalmente la scultura si apre, vibra dell'aria che la trapassa e della luce che la investe, torna a essere corpo-materia, un po' meno votata alla superficie. Sono proprio i monumenti, fatti di spazi e addensamenti di forme e colori, a ricondurlo sulla strada della sua prima ricerca, in un corpo a corpo con la materia molto diretto e forte, quasi come se a compiere gli ampi gesti con le braccia per contenere e sviscerare le forme avesse fatto tornare alla sua mente un modo più diretto di creare. Nei monumenti l'articolazione plastica è sempre pensata come orchestrazione pittorica e vi si legge un aggancio alla tradizione scultorea italiana discendente da Rosso prima e da Boccioni poi, con il frastagliarsi dei volumi e una grande libertà costruttiva cui si aggiunge la novità di Leoncillo: il colore che ora penetra nell'interno della figura e la avvolge, dispiega in più direzioni la sua energia, la sua vitalità."

Debora Ferrari, Leoncillo - Opere 1938-1952, Skira Editore




Foto di Luca Traini

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