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lunedì 23 marzo 2015

I CORSARI DELL'ARTE



Una mostra di Corsari che parla di Passione, in senso metafisico e materico, alla Galleria Bludiprussia di Albissola Marina, diretta da Paola Grappiolo. “La  nostra piccola Atene delle Arti, Albissola -scrive la Grappiolo, non teme incursori, ma li accoglie in un caldo abbraccio perché si lascino andare, liberino le loro opere ceramiche e pittoriche allo sguardo degli appassionati. L'auspicio è che i ‘Corsari’ raccolgano l'atmosfera dei nostri luoghi magici e ricchi di testimonianze d'arte donandoci a loro volta spiriti umani, forme e volumi pensati e visti con i loro occhi ed espressione della loro passione”.
I corsari sono un gruppo di liberi artisti nati dall’amicizia tra Samuele ArcangioliVittorio D'AmbrosRiccardo RanzaStella Ranza e Angelo Zilio. Grazie ai diversi talenti presenti nel gruppo i corsari spaziano durante le loro incursioni nell’ambitodella pittura, della scultura, della ceramica e della fotografia.
Talvolta, quando la nave lascia la baia, in casi di conclamata sintonia possono venire imbarcati altri soggetti che faranno parte della ciurma per quell’incursione.

“Levigate o dipinte, scolpite o smaltate, riprese da un obiettivo o cresciute al tornio del vasaio, le opere portano l’impronta della mano del proprio artefice, nell’impronta il pensiero, nel pensiero la forma, nella forma il contenuto, nel contenuto il fine ultimo -scrive Debora Ferrari nella presentazione. Passione è un modo di esistere e di fare di questo gruppo di artisti legati da una profonda amicizia e da un amore per l’arte vicina all’esistenza quotidiana, i Corsari”. Questi artisti ci offrono vari spunti di riflessione sul tema andando oltre la materia e oltre se stessi, in gruppo. Cinque artisti, come le dita di una mano -aggiunge Luca Traini. “Corsari”. Corsari di dorsali oceaniche, perché amano fratture abissali”.

In mostra una ventina di opere e installazioni faranno dialogare il pubblico con sinestesie e riflessioni, estetiche e contenuti profondi. Altre sorprese attendono gli ospiti e sarà disponibile una piccola pubblicazione che porta il numero 26 per la collana Arcobaleno del Bludiprussia.

I Corsari
Angelo ZilioSamuele ArcangioliStella RanzaVittorio D'AmbrosRiccardo Ranza

PASSIONE | fra cielo, terra e mare
Samuele Arcangioli . Stella Ranza . Angelo Zilio
Dal 18 aprile al 3 maggio 2015, Bludiprussia, Albissola Marina
INAUGURAZIONE: sabato 18 aprile ore 17.30

Orari: feriali da mercoledì a sabato 16-19. Domenica su appuntamento.
Piazza Niccolò Poggi, Vico Chiuso 1. Ingresso libero.
Info: trararitipi@gmail.com, bludiprussia.albi@fastwebnet.it

domenica 22 marzo 2015

LODOVICO POGLIAGHI (1857-1950) E LE SUE ANTICHE CREATURE

Commento musicale  G. Martucci, Notturno (dir. Arturo Toscanini, 1938)


Passando gli anni divento meno aspro con gli artisti eclettici a cavallo fra Otto e Novecento.
Non dico di no a una visita alla Casa Museo Lodovico Pogliaghi in cima al Sacro Monte di Varese.


La dolcezza del tramonto lombardo fa quasi dimenticare il freddo che scende su questi ariosi contrafforti della Controriforma.
Doveva finire qui lo scultore della porta maggiore del Duomo di Milano, concepita durante le aperture di Leone XIII e collocata in piena repressione antimodernista sotto Pio X.


La villa, cioè, il museo (cosa che era già in vita l'artista) è un coacervo di stili che riassumono il lato ombroso della Belle Époque.
Nello spirito delle statue consunte del giardino d'ingresso.


Guardi l'esedra alla tua destra, reliquia di un gusto antiquario classicheggiante: Adriano, Erode Attico.


Più il consequenziale tocco arcaico dei Giano Bifronti quasi grezzi.


L'arte fa capolino qua e là come improvvisi baleni di lucciole.
Non stiamo per inabissarci nelle secche del baraccone del Vittoriale. Non c'è quel fetore poliedrico di rancido, muffa, unto, bava rappresa.
Qui abitava un sognatore raccolto in contemplazione sincretica, ma ordinata. Una tradizione figurativa sentita ancora come viva quando già morta e sepolta. E riportata in vita con quella specie di spiritismo scientifico tipico dell'epoca.
Teurgia di bronzo la porta del Duomo, di cui resta la monumentale anima di gesso nella parete di fondo del grande salone-studio.
Prima: una finestra di alabastro. Perché qui, tranne qualche finestra dai panorami struggenti, lo sguardo è introverso: il passato ha fatto sua questa casa, che non era né sarà mai contemporanea.


Sarcofagi egizi, vasi cinesi, greci, statue romane, frammenti, suture di un sogno.
Due tele del Magnasco da intravedere alla luce tremante delle candele, alcuni caravaggeschi. E tappeti, tappeti enormi, come puzzle intessuti del Grande Gioco euroasiatico.
Una testa di Dioniso e una di Mercurio reinnestate su copie romane acefale di originali greci.


Tutto l'insieme è di un'armonia commovente: la spinta al grandioso, esausta, si raccoglie in un intimo definitivo silenzio.
"Illuminato, immemore e fiorito come un quieto camposanto. Il tempo non s’era limitato a disfare antiche creature: vi aveva reso possibili, vi aveva creato raggruppamenti nuovi." (Proust, "Il tempo ritrovato").


Tocca uscire perché la visita (guidata bene) è finita e io invece vorrei restare qui la notte.
Sono tornato nella dimensione parallela del mondo concreto, quella che si tocca, come la pietra, ma senza scultore.
Lodovico Pogliaghi, scomparso fantasma in vita in un altro mondo. Anno Santo 1950.



Foto B/N Archivio storico Debora Ferrari Riproduzione riservata (c)
Foto a colori Luca Traini 2015(c)

domenica 8 marzo 2015

CONCEPTUAL ART AND CONCEPT ART. FROM WORD TO BITMAP.


Text in Italian, English and French


Se l’arte concettuale è fondata sul pensiero e sul progetto dell’opera prima ancora delle finalità visive e estetiche della stessa, la concept art riguarda il lavoro di concept artist o concept designer i cui prodotti si riferiscono anche a personaggi e oggetti relativi ai videogiochi, oltreché opere che potranno anche non essere mai realizzate. Nell’arte concettuale l’artista abolisce la rappresentazione della realtà sostituendola con il pensiero; nella concept art l’artista è considerato tanto più bravo e preparato quanto sa unire doti di disegno a una straordinaria capacità di interpretazione realistica. In entrambe i casi l’idea trascende la realizzazione pur partendo da presupposti ideali diversi e terminando in soluzioni creative di opposta valenza visivo-visionaria. La prima si spoglia di immagini per asserire l’importanza del progetto e dell’idea, la seconda si traveste di immagini con un’ingordigia quasi barocca per affermare il godimento della stessa nel suo passaggio effimero, virtuale, soggetto anche a una probabile non-vita materiale.
L’opera e le opere personali dei games designer e dei concept artist vivono soprattutto nella memoria dei loro hard-disk, si affacciano al mondo dai blog e dai siti individuali. Migliaia di ‘tavole’, di sketchs, di scenari, di visioni e characters, portano in sé l’immaginazione e la vitalità del proprio creatore e non per forza possono arrivare al fruitore di quest’arte, se non essendo parte del gameplay di un gioco.
Un altro aspetto diventa cruciale in questo contesto: l’interpretazione solida dell’opera virtuale e la sua trasposizione materico-materiale, perché dal suo mondo possa entrare in dialogo con un mondo attuale ancora non del tutto pronto a recepirne la presenza fluttuante, come anticipatoci fantascientificamente (ma in realtà la nostra casa ipertecnologicizzata del futuro lo prevede) dagli scenari di ‘Total recall’.
Nell’istante in cui l’opera del concept artist esce dallo schermo e si fa materia tangibile, passando dallo stato di materia traslucida a quello di materia opaca, occorre distinguere il lavoro personale, personal piece, da
commissioni legate alla produzione videoludica, da tutorial e demo. La selezione oltrepassa il momento lavorativo-produttivo per entrare nell’ambiente personale dell’autore e identificarne i processi ispirativi e creativi. In questo senso le opere vengono supportate da materiali tradizionali per essere lette anche da chi o non utilizza i mezzi tecnologici, o non è abituato a giocare; eccole tradotte su tela, su alluminio, su legno, su crystal, per accedere a un linguaggio vicino ai più e comunque soprattutto per sottrarle a un intrinseco aspetto effimero legato ai programmi e renderle leggibili secondo forme tradizionali. Non certo perché si vuole snaturare il medium originario, ma piuttosto per veicolarle attraverso una natura concepibile a tutti.
Insostituibile resta la dimensione di vita del programma e dello schermo per leggere sia l’abilità degli artisti sia l’applicazione tecnologica nell’era della sua manua(bi)lità artistica. Eppure, proprio perché intrise di una forte componente estetica, il fascino acquisito dalle opere è tale proprio perché fermate e congelate in una
dimensione di passaggio, consona ancora alla lettura tradizionale dell’arte, anzi propria della pittura.
Non da meno, nell’aspetto tecnologico del lavoro, è la parte relativa ai materiali: vengono prodotte carte fotografi che oggi garantite per 200 anni: quando il software che ha permesso la produzione delle opere sarà obsoleto questi quadri saranno leggibili ancora, tanto quanto oggi una lastra di Nadar.



If conceptual art is based on the thought and on the plan of the work even before its visual and aesthetic aims, concept art concerns the concept artist’s or the concept designer’s job, whose products refer also to characters and objects relative to videogames, even besides works that could never be realized. In conceptual art the artist abolishes the representation of reality while replacing it with the thought; in concept art the artist is considered a good and prepared one as much as he succeeds in joining together a gift for drawing and an extraordinary realistic interpretation capacity. In both cases the idea transcends the realization even starting from different ideal assumptions and ending in creative solutions of opposite visual-visionary valence. The first one strips itself of images in order to affirm the importance of the plan and of the idea, the second one disguises itself by making use of images with a baroque greediness in order to affirm its enjoyment in its ephemeral virtual landscape, subject to a probable not material life too.
Games designer’s and concept artist’s works and personal works live above all in the memory of their hard-disk, they face the world of blogs and of individual sites. Thousands of ‘tables’, sketchs, sceneries, visions and characters bring with them the imagination and the vitality of their own creator and they don’t arrive forcedly to the one who enjoys this art, but being part of the gameplay of a game.
Another aspect becomes crucial in this context: the solid interpretation of the virtual work and its material transposition, so that from its world it can converse with a current world not yet ready to receive its fluctuating presence, as science fiction anticipated (but in reality our technological house of the future foresees it) in ‘Total recall’ sceneries.
In the instant in which the concept artist’s work comes out of the screen and it becomes tangible material, changing from the state of translucent material to the opaque material one, the personal work -personal piece- must be distinguished from commissions bound to videogames production, from tutorial and demo. The selection operated goes beyond the working-productive moment in order to enter the personal environment of the author and to identify its inspiring and creative processes. In this sense the works are supported by traditional materials in order to be read even by either those who don’t make use of technological aids or those who are not used to play. Here they are, translated on picture, on aluminium, on wood, on crystal, in order to approach a language known by everyone and above all in order to subtract them from an intrinsic ephemeral aspect bound to programs and make them readable in the traditional forms.
The purpose is not to pervert the nature of the original medium, but to spread it through a nature conceivable for everyone. The life dimension of the program and of the screen remains irreplaceable in order to read both the artist’s ability and the technological application in the era of its artistic manual abilityAnyhow, right because they are soaked in a strong aesthetic component, the charm acquired by the works is so great because they are fixed and frozen in a passing dimension, in accordance with the traditional reading of art, or better still of painting.
The part relative to materials is as important as the other one, in the technological aspect of the work. Photographic papers guaranteed nowadays for 200 years are produced: when the software which let the works production will be obsolete these pictures will still be readable, as much as a Nadar slab today.



Si l’art conceptuel se fonde sur la pensée et sur le projet de l’oeuvre première qui précède les finalités visuelles et esthétiques dudit art, le concept art concerne le travail du concept artist ou concept designer dont la production se réfère aussi aux personnages et objets concernant les jeux vidéo, outre les oeuvres qui pourraient n’être jamais réalisées. Dans l’art conceptuel l’artiste abolit la représentation de la réalité en la substituant par la pensée. Dans le concept art, l’artiste le meilleur est celui qui sait enrichir ses qualités de dessin d’une extraordinaire capacité d’interprétation réaliste. Dans les deux cas l’idée transcende la réalisation bien que partant de présupposés idéaux différents et aboutissant à des solutions créatives de valeur visivo-visionnaire opposée. La première se dépouille d’images pour souligner l’importance du projet et de l’idée. La deuxième s’habille d’images avec une avidité presque baroque pour affirmer sa propre jouissance dans son passage éphémère, virtuel, exposé aussi à une non-vie matérielle.
L’oeuvre et les oeuvres personnelles des game designers et des concept artists existent surtout dans la mémoire de leur hard-disk, se montrent au monde sur des blogs et des sites individuels. Des milliers de tablettes, de sketchs, de décors, de visions et de characters, amènent avec eux l’imagination et la vitalité de leur propre créateur et n’arrivent pas obligatoirement au consommateur de cet art, si ce n’est en entrant à faire partie du gameplay d’un jeu.
Dans ce contexte un autre aspect devient crucial : la solide interprétation de l’oeuvre virtuelle et sa transposition matérico-matérielle de sorte que à partir de son monde il puisse dialoguer avec un monde actuel qui n’est pas tout à fait prêt à en integre la présence fl uctuante, ainsi qu’il a été anticipé de manière fantascientifi que – mais en réalité notre maison du futur hypertechnologique le prévoit – dans les décors de ‘Total recall’.
Au moment où l’oeuvre du concept artist sort de l’écran et devient matière tangible, en passant de l’état de matière translucide à celui de matière opaque, il devient nécessaire de distinguer le travail personnel, personal piece, des commandes liées à la production vidéo ludique, des tutoriaux et démos. La sélection effectuée va au-delà l’épisode de travail et de production pour pénétrer dans le milieu personnel de l’auteur et pour en identifier les processus d’inspiration et de création. Dans ce sens les oeuvres ont comme support des matériaux traditionnels afin d’être lues par ceux qui n’utilisent pas les outils technologiques, ou qui n’ont pas l’habitude de jouer. Les voici transposées sur toile, sur aluminium, sur bois, sur cristal afin d’accéder à un langage plus proche de la plupart des gens et surtout afin de les soustraire à un aspect intrinsèque éphémère lié aux programmes et de les render lisibles selon les formes traditionnelles. Cela ne signifie pas qu’on veut dénaturer le médium originaire, mais plutôt qu’on souhaite véhiculer ces oeuvres à travers une nature compréhensible pour tout le monde.
La dimension vitale du programme et de l’écran demeure irremplaçable pour lire l’habileté des artistes et l’application technologique à l’ère de sa manua(bi)lité artistique. Toutefois, justement parce qu’imbibées d’une forte composante esthétique, ces oeuvres ont acquis un tel charme, car arrêtées et congelées dans une dimension transitoire, en harmonie avec la lecture traditionnelle de l’art, et plus exactement de la peinture.
Il n’en est pas moins, du côté technologique du travail, de la partie concernant les matériaux. On introduit des papiers photographiques qui ont aujourd’hui une durée de vie garantie 200 ans. Quand le software qui a produit ces oeuvres sera obsolète, ces tableaux seront encore lisibles, ainsi que l’est aujourd’hui une plaque de Nadar.